► LA DIRETTA
Draghi: "Serve processo giusto e regionevole, in linea con Ue". E parla anche di carcere e sovraffollamento
Il premier in Aula, oggi il voto di fiducia. Appunti dalla Camera
Le dichiarazioni dei partiti, il voto dei deputati e la replica del presidente del Consiglio. La diretta della giornata
- Alle 9 l'arrivo di Mario Draghi
- A seguire la discussione generale
- Alle 18 la replica del presidente e le dichiarazioni di voto
- Il voto di fiducia inizierà alle 20
Draghi e la giustizia
Gesticola, è più sicuro. Dice perfino: “Siamo l’Italia”. Alle 18 Mario Draghi ha preso la parola alla Camera. Ha chiesto scusa in anticipo e spiegato che se non rispondeva a tutte le note dei deputati era solo perché molti temi erano già stati sollevati e affrontati ieri in Senato. Ha parlato di sport, olimpiadi, carceri, ancora di turismo, made in Italy, ma soprattutto di giustizia. Ha ricevuto infatti l’applauso più fragoroso quando ha spiegato che “serve un processo giusto e di durata ragionevole in media con i tempi Ue”. Erano temi sicuramente radicali. In alcune biografie su Draghi si è anche parlato di una sua simpatia verso il partito Radicale e verso Marco Pannella. Il tema del Covid nelle carceri sovraffollate, tema che è stato affrontato da Draghi, è una scelta che non si vuole dire inedita ma che racconta molto alcune sue sensibilità. Draghi è tornato sulla giustizia civile. Ha ricordato ancora che vanno accelerati i tempi di decisione anche nella pubblica amministrazione. Ha sicuramente fatto piacere al centrodestra il suo impegno contro la “concorrenza sleale”. E poi la difesa della corruzione “che deprime l’economia”, internazionalizzazione delle Pmi. Ha ricordato anche l’importanza dell’Anac che era stata l’agenzia voluta dal governo Renzi e lasciata dal magistrato simbolo Raffaele Cantone. Era meno emozionato. E’ passato un giorno dal suo esordio
Gli esodati per Conte
Meritano una riflessione tutti gli esodati per Conte. Sembrano i calciatori svincolati, quelli che potrebbero o finire nel dimenticatoio o avere una nuova carriera. Manlio Di Stefano che è quasi sicuro di tornare dal suo Luigi (Di Maio) è angosciato. Vede complotti. È malinconico. Sta ragionando sul crepuscolo delle cose, sulla finitudine. Se continua così inizierà a leggere i testi del filosofo Emanuele Severino. Paola De Micheli che è stata la signora dei Trasporti, oggi è vestita di nero. E chiacchiera tanto. Tantissimo. Da ministra parlava poco. Scalfarotto non sta fermo, si muove e salta. Sta in piedi. Torna a posto ma si rialza. La cronaca scompare perché tutti pensano ai posti di sotto-governo ancora da assegnare. Le parole, i discorsi si perdono e non perché la cronaca sia meno importante ma perché la scelta di Draghi di accorciare il dibattito (il testo è uguale a quello del Senato e non c’è stato bisogno di recitarlo nuovamente) rende interessante tutto ciò che si muove intorno.
L'intervento di Stumpo e la sobrietà di Draghi
Nico Stumpo che è il vice Speranza, Leu, fa l’elogio della sobrietà di Draghi, e dunque di Speranza. C’è da scommettere che “sobrietà” diventerà il disco per la primavera, disco di platino. Il tormentone. Con Draghi adesso è gara a chi apre lo sportello dell’automobile alle signore a chi dice “prego, dopo di lei. Ma mi perdoni. Ma scherza, sono io che ho sbagliato”. C’è un libro che i giornalisti di costume dovrebbero mettere in cantiere. Draghi e il galateo. È ovvio che si stanno trattenendo tutti. Ieri sera Salvini stava quasi esplodendo nel suo vestito. Era come il frac di Calogero Sedara de “Il gattopardo”. Quando il principe Don Fabrizio lo vide arrivare, apprezzò il tentativo. Sorrise ma subito pensò che non lo sapesse indossare. Ma non si vuole dire nulla di sgradevole contro il leader della Lega. Anzi, si può solo sperare che “la pozione Draghi” non esaurisca il suo effetto. Tra le restrizioni della pandemia, la fila da rispettare, la distanza, e oggi Draghi, è il master educazione civica.
L'intervento di Durigon e la corrente leghista dei "barbari miti"
A proposito di trasfigurazione. Claudio Durigon, della Lega, per come ha parlato meriterebbe non un sottosegretariato. Di più ! Viceministro come minimo. Sembrava Pietro Ichino, Giorgio Ruffolo, Mario Deaglio. Era pronto per una cattedra alla Bocconi! Parlava di numeri, ammortizzatori, mercato del lavoro, formazione professionale. E infatti Draghi non si è perso una parola del suo intervento. Lo scrutava con interesse, lo laureava con la sua attenzione. Ed è la conferma che la Lega ha degli economisti di rispetto. Lui e Garavaglia sono degli esempi. E non i pittoreschi Claudio Borghi e Alberto Bagnai. Nasce con Draghi la corrente leghista dei “barbari miti”. Avanti così!
I viaggi di Riccardo. Tabacci vale più di tutti
Riccardo Fraccaro, adesso che è tornato deputato semplice dopo esser stato l’ombra di Giuseppe Conte, racconta ai compagni come è stato bello. I viaggi di Riccardo. Roberto Giachetti di Italia viva dice “sarò lapidario” e premette che la sua “agenda, caro presidente, sarà la nostra agenda”. Parla come se stesse recitando un’elegia. Si vede che è di tradizione radicale. “L’hanno paragonata a Ronaldo e Baggio ma conoscendo la sua fede io vorrei ...”. Lo voleva forse paragonare a Totti ma non si è capito. I cronisti ancora si interrogano : “Ma che voleva dire?”. E introduce addirittura Ignazio Silone e Marco Pannella: “Ci sono momenti in cui occorre scegliere se non si vuole essere scelti dalle cose e dagli altri”. E poi gli chiede di riportare la cultura giuridica di Cesare Beccaria e per favore: Ci liberi dalla presenza ossessiva dei tecnici. Chiuda in una stanza e non lo faccia parlare”. Tabacci che chiama Draghi “l’umbro” sta limando il suo discorso. Dovreste vederlo. Studia, annota. Tutte le minchionerie su uno uno vale uno. Tabacci vale più di tutti .
Gli appunti di Draghi e il buon umore di Boschi
Giovanni Donzelli che è davvero uno dei più acuti di Fdi spiega con parole sobrie che “non servono marinai che si spostano da una parte all’altra”. Rimprovera a Draghi non aver citato la Costituzione. Draghi prende appunti e la prossima volta bisognerà venire con un binocolo da loggionisti per capire cosa scrive. È quella la sua vera scatola magica. Donzelli chiede che si cacci Arcuri. Tutti i ministri messaggiano. Garavaglia deve ascoltare Raffaele Volpi. Vuole ricordargli, oggi che è lontano, che un tempo erano vicini. Maria Elena Boschi ha finalmente abbandonato il colore nero. Oggi ha una giacca azzurra ed è di buon umore. Chiacchiera con Walter Verini del Pd e con Lele Fiano. C’è anche Pierluigi Bersani che da giorni ripete e non si capacita. “Il M5S ha rifiutato solo me”. E pensare che ero l’unico che li aveva accolti. Che congiurati!
Lamorgese e Di Maio accanto a Draghi. Tra Lega e M5s il vento è cambiato
Questa volta accanto a Draghi c’è la ministra Luciana Lamorgese e Luigi Di Maio che parla con Dario Franceschini. Sono loro due, i veterani, i vecchi zii. Federico D’Inca che è uno dritto ha capito che il vento è cambiato. Prima di entrare in aula parlava con il deputato leghista Tonelli. E si davano pacche sulle spalle come vecchi compagni. Ci sono tanti banchi vuoti e si è già detto che si sta perché si deve ma non perché si vuole.
La frana del M5s e la Lega irregimentata. 63 gli iscritti a parlare
Al Senato sono andati a dormire a mezzanotte e alla Camera hanno dovuto presentarsi di mattina presto. Non è ancora cominciata la seduta e si ragiona sulla frana del M5S. Non è vero che i problemi potrebbero venire dalla Lega. In quel partito sono irregimentati da Giancarlo Giorgetti, l’uomo che che dice sempre si. Ma nel M5S chi fa rispettare il modello Francoforte? Sergio Battelli, che è stato pure tesoriere e che sa alzarsi presto, dice al Foglio che ormai il problema è l’associazione Rousseau: “È antagonista del M5S. Ma è mai possibile che Casaleggio faccia un post e che Beppe Grillo smentisca Casaleggio? Siamo un partito bipolare”. E non si riferiva al “bipolarismo” del politologo, anima antica, Giovanni Sartori. È un grosso guaio questo movimento che poi sarebbe l’azionista di maggioranza del professore. Ieri, Ettore Licheri, capogruppo M5s del Senato, ha fatto un intervento alla Turigliatto: “Le romperemo le scatole, caro presidente”. Draghi che era affaticato dopo tutta una giornata di chiacchiere, sembrava volesse dire: “Chissà cosa sarà”. Sono 63 gli iscritti a parlare alla Camera. Sarà un’altra giornata di “parlerie” come le definiva lo scrittore Alberto Arbasino.
L'editoriale dell'elefantino