Riccardo Nencini (foto Fabio Cimaglia / LaPresse) 

Governo Draghi, la fine è l'inizio. La risposta di Nencini a Bettini

Riccardo Nencini*

Non è il commissariamento della politica, è il trionfo della politica. Due verità balzano agli occhi: l’approdo netto alla sponda europea, il rimescolamento del quadro politico

È troppo presto per trarre conclusioni sugli effetti del mandato conferito al professor Draghi, tuttavia due verità balzano agli occhi: l’approdo netto alla sponda europea, il rimescolamento del quadro politico. Seconda Repubblica in frantumi, populismo non sepolto ma almeno isolato, una maggioranza larghissima per fronteggiare l’emergenza. Non è il commissariamento della politica, è il trionfo della politica.

  
Azzardo una previsione. A differenza delle elezioni del 2018, quando i tre partiti antisistema (Lega, Fratelli d’Italia, Cinque Stelle) lambirono il tetto del 60 per cento dei consensi, ora potrebbero germinare le condizioni perché nel prossimo turno elettorale si confrontino blocchi più coesi, un polo conservatore ed un polo riformista ben inseriti nelle grandi famiglie politiche europee. Fine di un linguaggio da circo, fine dei toni da puritanesimo ipocrita, fine della delegittimazione dell’avversario, della sua riduzione a nemico. Insomma, il ritorno alla civiltà politica. Se la destra radicale si costituzionalizza e i grillini perdono la loro spinta vitale spaccati come sono in due ali – di governo e di opposizione radicale – l’immobilismo, peggio: il frontismo a sinistra è la risposta sbagliata a intercettare l’Italia post crisi. Cito alla lettera Goffredo Bettini: "L’alleanza che ha sorretto il Governo Conte II non muore affatto nelle sue ragioni e nelle sue potenzialità politiche. Anche perché definisce il solo campo esistente competitivo a quello della destra". Non è così, quella è la fotografia del passato. Capirei, senza condividere, si trattasse di tattica parlamentare, ma qui c’è di più, molto di più. Il tentativo, ripetuto per l’ennesima volta, di ritenere il Pd il perno esclusivo di tutto ciò che si muove nel riformismo italiano, proprio il vizio ereditato dal PCI togliattiano, autodefinitosi il "partito" esclusivo della sinistra. Fosse così, addio alle partite Iva, alla piccola impresa, al mondo delle professioni falcidiato dalla crisi, addio ai ventenni e alle periferie. Il sistema tolemaico quando Copernico ha scoperto che la terra è nulla più di un pianeta.

   
Non basta inveire, bisogna fare, costruire una rete liberal-democratica, laica e socialista che nell’Europa ha sempre creduto, che ha condiviso prima di tutti la sfida di Draghi, che non è afflitta da massimalismo, figlia com’è di culture che attraverso pratiche riformiste hanno rovesciato la storia.

    
Si obietterà: ma la legge elettorale? Importante, senza dubbio, ma se non costruisci adesso una speranza la legge elettorale lascia il tempo che trova.
  
*Sen. Riccardo Nencini,  presidente PSI

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