L'ultima udienza del caso Gregoretti fa intravedere la luce in fondo al tunnel al leader della Lega: "Le scelte politiche non possono essere sindacate dalla magistratura", dichiara il suo legale. Mentre lui rilancia (con frecciatina a Lamorgese): "Torneremo al Viminale"
La parolina magica al processo a Matteo Salvini sul caso della nave Gregoretti è "continuità". Miracoli del nuovo clima politico. Perché è politico l'ombrello sotto cui il leader della Lega può ripararsi dalle accuse di sequestro di persona e abuso in atti di ufficio per la vicenda dei migranti a cui fu impedito di sbarcare in Sicilia. Non è poco, visto che rischia una condanna pesante. Continuità fra il governo Conte, con Matteo Salvini ministro dell'Interno, e il Conte II con Luciana Lamorgese al Viminale. Ed è quest'ultima a parlare di "continuità di azione tra i casi Diciotti, Gregoretti e Ocean Viking" (la prima nave di una Ong con a bordo dei migranti a chiedere di sbarcare dopo l'insediamento del Conte II), durante la sua deposizione all'udienza preliminare di Catania.
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