“La forza gentile” di Fratelli d'Italia. A che gioco gioca Giorgia Meloni
L’opposizione “patriottica” che sembra quasi un appoggio esterno. Parlano Rampelli, La Russa, Crosetto e Donzelli. Come essere contro ma anche no
A che gioco sta giocando, davvero, Giorgia Meloni? Se lo domandano osservatori, avversari e alleati, vedendo la leader di Fratelli d’Italia delineare i confini della cosiddetta “opposizione costruttiva” (“patriottica!”, corregge il vicepresidente del Senato Ignazio Larussa a chi chieda lumi). E insomma patriottico vuol dire dire “no” al governo Draghi, ma ritirando intanto gli emendamenti al Milleproroghe, eccezion fatta per quelli per cui si ritiene “indispensabile la discussione”. Pare quasi appoggio esterno. E significa far pervenire una garbata nota: “Verificheremo l’atteggiamento della maggioranza con serenità e senza pregiudizi. E speriamo di avere analogo riscontro”. Il tono fa la musica, ma lo fanno anche le circostanze, per esempio il momento non semplice per i Cinque Stelle, in prospettiva ancor più complicato, se non anche la posizione in cui si è messo Matteo Salvini (conoscendo Salvini, e Meloni lo conosce, quello che sembra oggi potrebbe non essere quello che sarà domani). E allora la partita che pareva limitata al “siamo contro” diventa un potenziale balletto di accumulo credibilità.
Dice Rampelli, pilastro romano di FdI e vicepresidente della Camera: “Abbiamo intenzione di fare un’opposizione sentinella, al servizio dell’Italia. Ogni volta che troveremo provvedimenti in sintonia con le nostre convinzioni non avremo difficoltà a sostenerli. Ma se saranno in contrapposizione con gli impegni presi con i cittadini terremo la schiena dritta. Saremo una forza gentile”. E però la forza gentile deve differenziarsi, pena l’appiattimento. “Ci saremo per esempio se il governo riuscirà a evitare la svendita di Alitalia”, dice Rampelli, “e ci saremo se metteremo in sicurezza la nostra rete siderurgica, a cominciare dall’Ilva. Contrasteremo il governo se favorirà le multinazionali straniere, specie quelle franco tedesche. Ma saremo di nuovo presenti se si aggredirà l’imposizione fiscale e si uscirà da questo vulnus dell’oppressione delle aziende, per far ripartire l’economia”.
Poi c’è il reddito di cittadinanza. “Se ci sarà una conferma saremo contrari e lo diremo: per noi l’assistenza ai più fragili è obbligo ma l’assistenzialismo è patologia”. E se Rampelli si spinge volentieri oltreconfine (l’Europa? Se il governo non si azzerbinerà ci saremo”), in casa, dove Fdi, fuori dal governo, è alleata di Salvini, parla di un dialogo che non fa sconti agli errori altrui: “Vedi il silenzio di Lega e Forza Italia sull’abolizione dell’Imu”.
E Giovanni Donzelli, deputato e responsabile Organizzazione di FdI, non ha paura delle definizioni: “Possiamo sembrare banali, ma siamo qui per mantenere quello che abbiamo promesso. Il nostro faro è il programma, lo porteremo avanti con atti e proposte nostre, e con quelle degli altri se se sono in linea. Viceversa proveremo a emendare”. E la base? “Devi convincere la base quando fai qualcosa di diverso da quello per cui sei stato eletto. Capisco i Cinque Stelle, il loro travaglio, ma sei tu fai quello che hai detto non hai di questi problemi”.
Il fondatore di FdI Guido Crosetto spiega come si fa a mantenersi all’opposizione ma non troppo: “Si fa come con il Milleproroghe, da un lato, ma non si arretra certo sulla prescrizione, dall’altro. Per il resto si osserva bene l’agenda del manovratore, e si interviene, in caso. Per esempio sull’uso dello strumento dei Dpcm: mi auguro ci sia discontinuità democratica”. La Russa ricorda invece che anche ai tempi del governo gialloverde gli osservatori domandavano “ma come fate?”: “Siamo stati fieri avversari sul reddito di cittadinanza, ma alleati sui decreti sicurezza. E decisivi quando i Cinque stelle sono stati dissidenti. Faremo un’opposizione modulata, senza preclusione. Non vogliamo per forza andare al governo”. Chissà se questo porterà voti. “Ci siamo posti anche questo problema. Ma è una scommessa che intendiamo accettare, sempre meglio che perdere la coerenza”.
L'editoriale del direttore
La guerra mondiale non è “a pezzi”. Essere uniti contro chi minaccia con la forza le democrazie
La soluzione possibile