Il personaggio
I dubbi di Conte sul M5s e una sicurezza sul passato: Renzi non si è mosso da solo
L'ex premier ancora combattuto sulla possibilità di guidare i grillini: non si fida dei big. Ma a marzo tornerà comunque in pista
Sul passato l'ex inquilino di Palazzo Chigi riflette con i suoi: "Renzi non fece tutto da solo, sbagliai a non capirlo". E Draghi? Da mesi incontrava politici
Ha una certezza: “Non tornerò a fare l’avvocato, potrei incappare in qualche legge di cui mi sono occupato”. E un dubbio: “Mi conviene entrare nel M5s o cercare la via di un nuovo partito?”. Giuseppe Conte su questo punto, nonostante i tappeti rossi stesi da Grillo, ancora oscilla. E nelle riunioni ristrette - spesso a casa della compagna Olivia in mancanza di una sede neutra - rivede le ombre di chi, nel M5s, alla fine lo ha mollato per primo. “Non posso nemmeno passare da traditore e svuotare il Movimento, ma di sicuro sono loro ad aver bisogno di me”, riflette in questi giorni.
Conte non si fida fino in fondo di diversi big grillini e reputa che anche con lui alla guida ci sarebbero alcune figure pronte a ostacolarlo dietro le quinte.
Ma sa benissimo che non può stare fermo. Ieri, grazie alla lectio magistralis all’università di Firenze, ha riattivato come si deve la sua pagina Facebook (portaerei social da 3,7 milioni di follower).
“Entro marzo rompo gli indugi”, risponde a chi gli chiede quando farà il fatidico passo. Prima però vuole analizzare - “lucidamente e coscientemente” - la fattibilità del suo ingresso nel M5s. E non certo come presidente, ipotesi del primo momento. L’incontro di Bibbona con Grillo e gli altri potrebbe servire a questo. E a fare in modo che il mondo Rousseau non lo segua in questa nuova avventura. “I rapporti del presidente con Casaleggio? Pari allo zero, quasi come quelli con Renzi”, scherza chi ancora condivide le riflessioni mattutine del fu avvocato del popolo. Il quale è convinto che se dovesse scendere in campo, e lo farà, ci sarà anche un pezzo di mondo imprenditoriale italiano pronto a sostenerlo. Per non parlare del deep state. “Ho ricevuto e ricevo ancora tante telefonate: non me lo aspettavo”, dice l’ex premier nelle riunioni con i fedelissimi in cui si fa la lista degli amici e dei nemici.
Ieri Conte ha parlato per oltre cinquanta minuti. E ha detto molto tra “cronaca e storia” del suo ultimo tornante a Palazzo Chigi come presidente del Consiglio. Ha anche lanciato là due ossi politici “sull’europeismo che non è una moda” e sulla sua battaglia contro il Mes.
Ciò che non ha detto, invece, è come ha vissuto la crisi che lo ha spinto fuori da Palazzo Chigi. In questi giorni ammette di aver capito - “quando ormai era troppo tardi” - che Renzi non era l’unico a manovrargli contro. E che anche il Pd, specie al Senato, ha giocato un ruolo nefasto: “Bloccando l’arrivo dei delusi di Iv, almeno quattro, ma anche nel non reclutare i costruttori”.
Poi c’è una data su cui rimugina: il 28 gennaio, quando in una notte il senatore di Forza Italia Luigi Vitali fece la spola con Palazzo Chigi per ritornare poi da Berlusconi. “Ricevette di notte la visita della senatrice Minuto e anche di Salvini che lo convinsero a ripensarci dicendogli che tanto la mia esperienza sarebbe finita entro pochi giorni”. Quanto a Draghi, il suo successore, Conte non nutre sentimenti di astio, anche per rispetto istituzionale. Tuttavia chi parla ancora tutti i giorni con il Prof. riporta così il suo pensiero: “Di sicuro Draghi da mesi faceva incontri politici riservati, e non solo con Renzi. Insomma, non è uscito fuori dal nulla”. Acqua passata? Chi gli vuole bene dice di sì. Adesso c’è il futuro. E un progetto: fare il giro d’Italia, appena la pandemia lo permetterà, per incontrare più persone possibili. Magari da capo del M5s, magari no.