La falsa questione morale contro Renzi

Giuliano Ferrara

Il punto è che con Bin Salman il Royal baby ha commesso un errore politico (più grave di un delitto, diceva Talleyrand). La moralità non c’entra

Renzi con Bin Salman ha fatto qualcosa di più e di peggio di una gaffe, un errore politico. Non avrebbe dovuto fare quell’intervista sul Rinascimento saudita con Lucrezio Bin Borja, assassino di un giornalista d’opposizione con sega elettrica incorporata. Non in quel modo, non con quelle parole, non con quella faccia tra l’impudente e l’imbarazzato, non in quel momento. Sarà rimproverato finché campa per un gesto troppo disinvolto e immoralistico, se lo dico io credetemi, difficile scampare a un errore politico in un ambiente di finti moralisti.

 

Però la moralità di Renzi non c’entra. Un ex presidente del Consiglio gira il mondo, viaggia, fa cose, per dirla con Moretti. Dovunque vada incontra il male, di male in peggio, salvo che in Europa e in America, e non dappertutto. 


Ma deve andare, deve fare conferenze e interviste, deve farsi regolarmente pagare, deve risultare importante, deve esporsi, ci mancherebbe. Lo ha fatto Sarkozy, lo ha fatto Schroeder, lo fanno tutti, anche a Riad, non solo a Mosca e a Pechino, e i sauditi sono in certo senso un pilastro delle politiche occidentali, oggi i migliori alleati di Israele in funzione antiatomica, nel senso del nucleare iraniano, sono addirittura dietro quelli che enfaticamente si chiamano gli “accordi di Abramo”, un tentativo di pacificazione del medio oriente. In tanti hanno rapporti forzati e necessari, per esempio, con i russi di Putin, e tra il veleno a Londra e la sega elettrica in un consolato a Istanbul la differenza è solo nella tecnica horror, ma gli esiti sono gli stessi. Non vorrei ora parlare della Cina, campione del multilateralismo e dell’economia globalizzata, ma a partito unico e con un potente e ramificato apparato repressivo, tra fucilazioni e torture.

 

Le smart cities, i musei copiati dal Louvre, i fiumi di petrodollari investiti nella kultura e nella tecnologia con un’idea desertica ma feconda del futuro, tutto questo è una realtà. E il Rinascimento fu fatto di realtà assimilabili agli orrori del presente, oltre al resto, veleni e pugnali dietro le tende, assassinii e esecuzioni sommarie, la Magnificenza ha sempre avuto il risvolto di una estrema crudeltà, lo sappiamo. Certe storiacce le rifiutiamo, ci repellono, ma sono anch’esse a rifiutarci, a non farsi leggere per come appaiono, la storia è scespiriana, è il rumoroso racconto di un idiota sanguinario. Kashoggi era pare un bravo tipo, scriveva contro un potere autocratico sul Washington Post, meritava di vivere e sopravvivere alla dinastia che combatteva, certo, questo è sicuro, ma qualcuno lo ha abbandonato nelle mani dei suoi nemici, e la sua storia personale è finita in modo tremendo, meritava protezione ma ha avuto una sega elettrica azionata dal principe pazzo. Se lo dice la Cia, che col principe pazzo avrà collaborato cento volte, le potete credere.

 

Quelli che sollevano contro Renzi la questione morale sono in prevalenza tipi con il culo al caldo, che non muovono un dito per nessuna ragione al mondo, salvo che come leoni da tastiera, come si dice, che fanno giustizia con i loro sentimenti, mentre dovrebbero servirsene per altri scopi, dei sentimenti, dico. Il problema è che Renzi avrebbe dovuto scrivere un libro vero e impegnativo, stare al riparo da sé stesso per un bel po’, esercitare un’influenza discreta da elder statesman ancora molto giovane. Invece ha lavorato con attivismo eccessivo, per buone ragioni, ha contribuito a darci il Bisconte, dopo il ridicolo suicidio del Truce, poi si è imbrigliato non del tutto per sua colpa in una lite in famiglia, e sono le più sanguinose, che ha prodotto il governo sognato da Giorgetti, semmai, non certo da Renzi, che ora conta come il due di picche. Vanta crediti, il Royal baby, ma non è vantando che si fa politica. Però lasciate stare la morale. Talleyrand lo aveva detto da esperto, ci sono atti che sono peggio di un delitto, anche se non fanno di alcuno un criminale: sono appunto gli errori politici.

 

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  • Giuliano Ferrara Fondatore
  • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.