La filologa della Giustizia

Agenda Cartabia. La squadra, le idee, le riforme della ministra della Giustizia

I nomi nuovi: Franca Mangano come capo ufficio legislativo. I docenti Gatta, Danovi

Carmelo Caruso

Ha in mente un "ufficio del processo", tirocinanti e studiosi per aiutare i giudici. Fa asse con Colao. Si occupa dei concorsi di avvocati e magistrati e di rimediare ai guasti e alla lentezza del processo civile. I primi giorni a Via Arenula della ex presidente della Consulta

Roma. Non vuole cancellare tutto ma risalire all’errore per correggerlo. E’ la filologa della giustizia. C’è un verbo caro alla ministra, Marta Cartabia. E’ il verbo “emendare”. Significa la riscrittura come metodo di lavoro. Ripartire dal buono che si ha per arrivare dove si vuole. Ha iniziato ad allargare la sua squadra ma ha chiesto ad alcune figure di rimanere. E’ pronta a chiedere al Csm il “fuori ruolo” per Franca Mangano, presidente della sezione Famiglia e Minori della Corte d’appello di Roma e indicarla come futuro capo dell’ufficio legislativo. Da ministra lavorerà cosi:  discontinuità e conservazione.


 Non promette risultati immediati, ma lavoro paziente e lento, ascolta piccoli gruppi di studio che si concentrano in maniera speciale sui temi assegnati e che la aiutano a fare sintesi. Da quando si è insediata a  Via Arenula, l’ex presidente della Corte costituzionale, si è dovuta misurare con le emergenze e il calendario. Le vaccinazioni in carcere da accelerare sono un’urgenza ma non la sola urgenza.

 

Sul suo tavolo ha trovato aperto il dossier sul concorso degli avvocati da sbloccare, il concorso per nuovi magistrati, a maggio, da preparare. Si è pubblicamente impegnata “perché si possano svolgere le prove concorsuali per il personale dell’amministrazione penitenziaria”. C’è una collaborazione che si sta intensificando con il ministro dell’Innovazione, Vittorio Colao. Serve a colmare un gap tecnologico che il sistema giudiziario si trascina. L’intenzione è quella di lavorare sul deposito telematico degli atti, favorire un nuovo corso per comunicazioni e notifiche. Ma al ministero della Giustizia si vigila con attenzione anche alle legittime richieste della magistratura onoraria.

 

La ministra sa che “è un’emergenza destinata ad aggravarsi”. E’ per tutte queste ragioni che ai piccoli tavoli di lavoro, partecipano rappresentanti delle varie categorie coinvolte. Nella “casa della giustizia”, che ha in mente la ministra, si dovrebbe introdurre un “ufficio del processo”.  Il giudice rimane ovviamente solo nel formulare il giudizio ma  essere supportato da un piccolo gruppo di tirocinanti, studiosi. Lo affiancherebbero sia in una gestione quasi manageriale sia nel lavoro di preparazione della “decisione”.

 

Sulle riforme, l’idea della Cartabia è invece questa: gli articolati di quelle già incardinate in Parlamento sono il punto di partenza per le successive modifiche. Non si smontano. Per aggiungere competenze ha reclutato Gian Luigi Gatta, professore di Diritto penale all’Università di Milano, Filippo Danovi, docente di Diritto processuale civile all’università Bicocca. Questa è discontinuità. Restano Concetta Lo Curto e il capo di gabinetto di Alfonso Bonafede, Raffaele Piccirillo che sono invece la continuità. Come ha segnalato Draghi, per agganciare il treno del Recovery, si deve operare sul procedimento civile.

 

La ministra ha individuato nelle pendenze tributarie arretrate (in Cassazione) il lato debole. Agirà per andare incontro alle richieste dell’Europa. E’ chiaro che sulla riforma della prescrizione la sua visione è diversa rispetto a quella che ha diviso e generato tensioni politiche. Andrà inserita in un progetto complessivo di riforma del processo penale. C’è una dimensione internazionale di questa ministra che l’Italia ancora poco conosce. In questi giorni ha registrato un videomessaggio per il XIV Congresso della Nazione Unite sulla prevenzione del crimine previsto dal 7 al 9 marzo. Una cosa certa è che non seguiranno annunci. Non è più il ministero della “rivoluzione” ma della riflessione.

 

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  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio