Non bastava la figuraccia per la gestione fallimentare del bonus da 600 euro alle Partite iva: quello che ad aprile dello scorso anno mandò in tilt il sito dell'Inps, esponendo i dati sensibili di migliaia di persone alla navigazione casuale sulla piattaforma. E che l'istituto di previdenza diretto da Pasquale Tridico giustificò con una mai provata intrusione di un gruppo di hacker. E neppure bastavano le polemiche per l'erogazione, sempre del bonus 600 euro, a parlamentari, consiglieri comunali e regionali, che al presidente dell'Inps fece dire, sulla difensiva: “Non sono stato io a rivelarlo, ma una gola profonda”. L'ultimo capitolo delle disfatte dell'istituto di previdenza al cui vertice siede l'economista di riferimento del Movimento 5 stelle è la multa da 300 mila che l'Autorità Garante della Privacy gli ha inflitto oggi. Proprio per la gestione opaca nel rintracciare chi avesse davvero i requisiti per accedere a quel bonus, e correre ai ripari dopo che lo scandalo era montato, nell'agosto scorso, a ridosso del referendum sul taglio dei parlamentari che proprio sulle pulsioni anti-politiche aveva fatto leva.
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