L'intervista
Parla Ricolfi: "Nel Pd ci sono i signori della guerra come in Libia. Serve una regina Elisabetta"
Il congresso, la contrioversiua sui salotti, la scelta di Zingaretti
"Zingaretti ha fatto bene a dimettersi. Lo avrebbero cucinato come un pollo. La sinistra è ipocrita. Meglio andare dalla D'Urso. Il Pd sceglierà una reggente donna per continuare a litigare fra uomini. Una soluzione è una monarca non deponibile"
Roma. “Non ci sto e me ne vado”. Caro professore Luca Ricolfi, quella di Nicola Zingaretti è la solita frase del “sinistrato”? “No, è una mossa intelligente. Il pollo-segretario, sapendo che le correnti lo cuoceranno a fuoco lento per mesi, per poi mangiarselo in un sol boccone alla prima occasione congressuale, ha deciso di spiazzare tutti abbandonando il pollaio”. Dice al Foglio che il segretario ha fatto benissimo, che il Pd è come la Libia “dove spadroneggiano i signori della guerra”, che è preferibile “l’odontotecnico” che va da Barbara D’Urso rispetto al filosofo di sinistra che va dalla Gruber e che a questo partito serve una regina Elisabetta. Quella che segue è una conversazione con il sociologo Ricolfi, presidente della Fondazione Hume. E’ di sinistra ma piace alla destra (perché racconta i guasti della sinistra). Fa bene alla sinistra perché spiega quello che non capisce della destra.
Partiamo dalle dimissioni. Zingaretti ripete che sono irrevocabili. Era chiamato “saponetta”. Diventerà cattivo pure lui? Ricolfi: “La cifra del politico di sinistra non è la cattiveria, ma l’ipocrisia. Richiede una buona dose di presunzione e di sofisticazione mentale, due tratti che a Zingaretti difettano. Non credo che un habitus di sinistra si possa acquisire in pochi mesi, specie se non si è studiato”. Torniamo popolari. Domenica sera, da segretario dimissionario, Zingaretti si è presentato dalla D’Urso che è la signora Felicita delle casalinghe. Ha detto che si sentiva a suo agio e che la sinistra “ha la puzza sotto il naso”. Non si è ancora aperto il congresso ma si è riaperta la solita controversia sul salotto. Chiamiamo un arredatore? Ricolfi: “Non so che cosa serva al Pd, perché non so se il Pd serva a qualcosa. La sinistra italiana è da salotto almeno da trent’ anni, e non c’è dubbio che abbia la puzza sotto il naso. Augusto Del Noce lo aveva previsto diversi decenni fa che il Pci sarebbe evoluto in “partito radicale di massa”. C’è una differenza importante, tuttavia: il radicalismo di Pannella e Bonino non si è mai trasformato in macchina di potere”.
Zingaretti “dursizzato” è quanto di più sinistro abbia fatto la sinistra? Ricolfi: “Io trovo perfetta, perché naturale, la scelta di andare in un programma di tipo popolare: l’odontotecnico Zingaretti va dalla D’Urso, i pensatori alla Cacciari o alla Veltroni andrebbero dalla Gruber o dalla Berlinguer”. Professore, l’uscita di scena di Zingaretti è un’astuzia di Bettini? Lascia da bastonato perché sa che il bastonato piace sempre? Ricolfi: “Non so se Bettini c’entri, tendo a pensare che abbia fatto tutto da solo. E’ vero che Zingaretti, che si dimette dicendo che si vergogna dei giochi di potere dei suoi, fa simpatia, ma penso che non avesse scelta. E che ormai non esiste alcuna possibilità che il Pd torni ad essere un partito popolare, come lo era il Pci”. Da segretario non ha esibito libri (è stato rimproverato anche per questo) e spiegato che “ai salotti preferisce il divano di casa sua”. Zingaretti è l’anti-segretario? Ricolfi: “Forse sì, ma l’ha fatto capire solo con le dimissioni. Un po’ tardi…”.
A sinistra ogni critica si risolve con le dimissioni del leader. Hanno “i nervi fragili” o “non bastano nervi” per guidare questo partito? Ricolfi: “Questo partito ha costretto alle dimissioni anche leader come Veltroni e Renzi. La realtà è che nessun leader, per quanto forte e autorevole, può controllare i signori della guerra che spadroneggiano nel Pd. E’ come in Libia, dove nessun potere centrale è in grado di sottomettere le tribù”. Sceglieranno un reggente, come lo ha scelto il M5s. Lo storico Piero Melograni scriveva il “Saggio sui potenti”. Servirà scrivere un saggio sui reggenti? Ricolfi: “Non so, ma non lo comprerebbe nessuno. Il reggente è una figura patetica, un re travicello cui ci si affida prima di dare il via alle ostilità”.
Prima di Zingaretti si cercava un papa straniero. Stefano Bonaccini non ha (?) intenzione di candidarsi alla segreteria. Si parla del “gruppo dei cinquantenni”. Quale figura è destinata a emergere? Ricolfi: “Penso che Bonaccini ci proverà e che, quando solidarizza con Zingaretti, parli con lingua biforcuta. Quanto alla figura che emergerà non ne ho la minima idea, forse alla fine sceglieranno una donna per poter continuare a litigare tra maschi, salvo liquidarla al momento buono”. A ogni dimissione, di sinistra, segue “io mi vergogno”, un po’ come la coppia regale Meghan e Harry. Al Pd serve una regina Elisabetta? Proviamo con la monarchia? Ricolfi: “E’ un’ottima idea, un leader “non deponibile” è l’ultima carta che rimane al Pd per fermare le lotte fratricide. Il guaio è che non se ne vedono in giro. Salvo Scalfari e il Papa: ma Scalfari ha 97 anni, e Bergoglio ha ben altre ambizioni”.