Il racconto
"Mattarella, tocca a lei". Ecco la "livella" dei vaccini
Da una parte lo Spallanzani con le cronaca del presidente della Repubblica alle prese con Moderna, dall'altra il governo e la terza ondata. Salvini dice di no a nuovi lockdown
Il capo dello Stato in fila dello Spallanzani per la dose di Moderna: doveva essere un blitz. Intanto il Cts dice a Draghi di rilanciare le zone rosse nel fine settimana
Gli hanno detto: a lei la prima dose del vaccino Moderna toccherà martedì 9 marzo alle 12. E lui arriva quattro minuti prima. Non si sa mai. Eccolo: varca l’ingresso dell’Istituto Spallanzani. Prima il triage (moduli da riempire). Prego, ci segua. Lascia il cappotto. Entra in un’altra stanza. E’ seduto su una poltroncina blu. Al suo fianco: Silvano, ex vetraio di 87 anni da Pomezia. Poi: Carla, insegnante di lettere in pensione, e Antonio, una vita in Alitalia. Lui si chiama Sergio: è il presidente della Repubblica.
Il capo dello stato sbriga la pratica in ventisei minuti. Doveva essere un blitz. Massima discrezione. Tutto ancora più normale e orizzontale. La “livella” dei vaccini. Poi una vocina lunedì sera ha spifferato tutto alle agenzie di stampa: “Sai domani chi viene allo Spallanzani?”. Il Colle si è irritato. Motivi di sicurezza, certo. Il circo mediatico è ben assembrato dietro al cancello. Ma anche effetto sorpresa svanito. Pazienza, ormai. Meglio rientrare dentro, fuori pioviggina.
Viene scattata una foto con il cellulare e data in pasto ai social: boom. Mattarella, che aveva già annunciato di voler aspettare il proprio turno durante il discorso di Capodanno, si toglie la giacca, il gilet, la cravatta e mezza camicia, solo una manica. Per tenere libero il braccio dove andrà la siringa. Sotto ha una maglietta bianca della salute. Tocca a lui. Attende quindici minuti che il vaccino non faccia brutti scherzi. Intorno, i suoi colleghi strizzano gli occhi. Paura. Capelli bianchi punteggiano la sala. Sono i bambini nati durante la guerra. Il presidente si riveste. Non ha voluto la foto “del mentre”. Ne ha preferita una “in attesa”.
Ancora più normale. In fila. Uno di noi. Una lezione ai furbetti di ogni ordine e categoria professionale che smaniano per ricevere questo elisir. “Anzi, questa liberazione”, come dicono i vicini di vaccino del capo dello stato, vittime dei cronisti alla ricerca delle voci dei testimoni oculari e inoculati.
Gratta gratta c’è una punta di antipolitica? “No, abbiamo rispettato il protocollo del ministero: non sono previste corsie preferenziali per le alte cariche dello stato. E quindi ci siamo attenuti al protocollo”, riflettono nelle stanze del Quirinale. Soddisfatti comunque per l’operazione. La foto di Mattarella fa impazzire il web, come si suol dire. Il nonno d’Italia, fratelli d’Italia, stringiamoci a coorte, era dai Mondiali che non ci sentivamo così uniti, empatici. La retorica c’è. Ma l’immagine si fa leggere da sola.
Tutto finito. I vertici dello Spallanzani regalano al presidente della Repubblica una spilletta ricordo. Si intravedono anche il governatore Nicola Zingaretti, ormai vaccinato (ma contro il Pd) e il suo assessore alla Sanità Alessio D’Amato. La guardia giurata all’ingresso cortesemente avvisa un signore che “non è ancora il turno dei settantenni”. Il presidente della Repubblica parlotta e si complimenta con Francesco Vaia, direttore sanitario dell’istituto, e Giuseppe Ippolito, direttore scientifico.
Quest’ultimo in serata quasi implora: “Non citatemi, abbiamo fatto il nostro mestiere, senza clamore”. Chi esce con il vaccino in circolo è felice. Tutti questi ottantenni lo sono. Hanno passato un anno di solitudine. Hanno visto morire coetanei. Hanno avuto paura. Intanto però il quadretto va in frantumi. Siamo alla terza ondata del virus, l’ultima, se le vaccinazioni d’ora in poi andranno spedite come un razzo. Il Comitato tecnico scientifico dice al premier Mario Draghi che occorre un altro giro di vite. Una stretta delle misure, già a partire dal prossimo weekend: zone rosse più rigide, modello Codogno, movimenti limitati anche in zona gialla, chiusure nei fine settimana, come avvenuto durante le vacanze di Natale. Esclusa per ora l’idea di un lockdown generalizzato. Ma c’è l’ipotesi che scatti l’allarme davanti a 250 contagiati per 100mila abitanti e la zona diventa subito rossa. Il primo dpcm di Draghi potrebbe dunque essere già inasprito. Oggi una cabina di regia con i partiti. Il premier è “per scelte rapide”. Matteo Salvini è contro un “lockdown generalizzato”. Idem le regioni di centrodestra. Roberto Speranza e il M5S spingono: “Massima precauzione”. Sergio Mattarella farà il secondo richiamo del vaccino tra ventinove giorni, appena dopo Pasqua.