saverio ma giusto
Anestetico Pd
La solita crisi del partito che intorpidisce. Al risveglio, Amadeus e Fiorello segretari
Secondo stime recenti, metà degli italiani dorme male: insonnia, irrequietezza notturna, scarsa qualità del sonno. Mi chiedo se e quanto le recenti sorti del Partito democratico, con l’ennesimo leader defenestrato (in questo caso però si è buttato fuori da solo e con tanto di rincorsa), abbiano ulteriormente disturbato il riposo degli italiani, aggiungendo alla già lunghissima lista di preoccupazioni e ansie per il futuro anche quella per il Nazareno; o se al contrario un Pd in crisi, cioè l’opposto di un colpo di scena bensì un “eterno ritorno” che in piena pandemia ha il dolcissimo sapore di normalità, non ci abbia tutti intorpiditi (per non dire annoiati) al punto da farci addormentare di botto, sopraffatti da una letargia profonda più forte di qualunque disturbo del sonno.
In effetti, la reazione della sardina Mattia Santori all’annuncio di dimissioni da parte di Nicola Zingaretti è stata quella di accamparsi in tenda, da solo; e in tenda, da soli, si dorme. Forse ancora una volta Zingaretti si è sacrificato per il bene del paese, e ha aperto all’ennesima crisi di leadership e di identità nel Pd per causarne il relativo dibattito, garanzia di soporifero sconforto. L’effetto anestetico che ne consegue infatti, somministrato dai media come una grande flebo che passa da Barbara D’Urso e arriva fino a Lilli Gruber, ci provoca una stanchezza che induce al letargo come se non più della criogenesi. E cosa c’è di meglio dell’ibernazione collettiva per fermare le varianti del virus in attesa di una campagna di vaccinazione realmente di massa?
Il sospetto è che questa crisi del Pd sia pilotata dal Cts, che ormai ha finito le sfumature di rosso e di arancione e ha i soldi per permettersi il lockdown solo nei weekend, e quindi stia tentando la carta di mandarci tutti in letargo almeno per qualche settimana. E il Pd e le sue vicende, l’esatto contrario di “avvincente”, servono a questo: sedare l’eventuale rabbia sociale per le nuove restrizioni con l’apatia, la noia, lo sbadiglio convulso e infine la narcolessia.
Poi però, finita l’emergenza sanitaria, scongelati e risvegliati, toccherà in effetti trovargli un leader a questo Partito democratico, qualcuno che dica a chi sta votando Pd cosa sta votando, così, tanto per sapere cosa rispondere a chi glielo dovesse chiedere.
Ancora non si è capito se Amadeus e Fiorello faranno il terzo Sanremo; in caso contrario, sarebbero perfetti per il dopo Zingaretti: abituati alle critiche e alle polemiche, sull’assenza di pubblico all’Ariston hanno dimostrato il senso di responsabilità che si chiede a un grande partito, sono riusciti a tenere insieme una grande comunità che va dai Maneskin a Orietta Berti, e hanno comunque portato a casa il Festival in tempo di pandemia (a livello di complessità la gestione del Pd è appena una tacca sopra).
Altrimenti, la segreteria del Pd la si potrebbe mettere in palio con la lotteria degli scontrini: il partito, da sempre per la lotta all’evasione, potrebbe riconoscersi di più in un leader estratto a sorte fra chi onestamente paga senza furberie piuttosto che fra uno scelto con lo strumento delle primarie da un popolo con le idee sempre più confuse. Certo, c’è una probabilità su 53 milioni di vincere: ma proprio per questo, chi la spunta potrebbe avere la fortuna necessaria per farcela anche alle elezioni.
Ma la vera soluzione sarebbe affidare il Pd a un’intelligenza artificiale: un algoritmo, capace di calcolare i gusti delle correnti e le preferenze degli elettori, per poi imporre a tutti la stessa, infallibile linea. Possiamo fidarci dei robot? E’ giunto il momento di scoprirlo.
L'editoriale dell'elefantino