l'intervista
"Parisi è inadeguato", ci dice Saraceno, la nuova consigliera di Orlando
Parla la professoressa voluta dal ministro del Lavoro a presiedere il Comitato di valutazione sul reddito di cittadinanza. "Spesso si è preferito la scenografia alla sostanza. E non si può guidare l'Anpal importando piattaforma da altri paesi, e passando parte dell'anno in Mississippi"
I dettagli della notizia, dice, “li ho appresi dai giornali”, e dunque ci sta che le sue analisi al momento siano solo preliminari. “Anche perché non si può non tenere conto di un anno di pandemia che ha stravolto il mercato del lavoro”, dice la professoressa Chiara Saraceno, sociologa che il ministro del Lavoro Andrea Orlando ha voluto come presidente del costituendo Comitato scientifico per la valutazione del reddito di cittadinanza. “Del resto uno dei problemi principali – prosegue – è stato, fin dall’inizio, quello di ottenere dati chiari e affidabili: per capire, ad esempio, quanti contratti di lavoro sono stati attivati grazie ai famosi navigator”.
Perché in fondo il problema è tutto là, nella famigerata fase due del reddito. “Sulla parte di sostegno al reddito non ci sono grosse polemiche da fare”. E’ quando si viene al fronte delle politiche attive, che iniziano i problemi. “Vedremo i dettagli, prima di fornire soluzioni. Ma certo alcune considerazioni le si possono già fare. Si può dire ad esempio che l’essersi affidati alle Agenzie per il lavoro come snodo centrale del progetto, senza peraltro prima provvedere a una loro riforma, è stato un errore. Il vecchio Reddito di inclusione, che pure soffriva di una grave mancanza di finanziamenti, più coerentemente si appoggiava sui servizi sociali dei comuni. Ma d’altronde, troppo spesso mi è parso che ci fosse più attenzione agli aspetti scenografici, che non alla sostanza delle cose: l’aver ‘abolito la povertà’, le piattaforma digitale d’importazione, per non parlare del presidente dell’Anpal”.
Si riferisce a quel Mimmo Parisi che l’allora ministro Luigi Di Maio volle fortissimamente alla guida dell’Agenzia per le politiche attive. E’ lui “il padre dei navigator”. “Non mi è mai sembrato la persona adeguata, francamente. Intanto perché il presidente di un’Agenzia così importante non può adottare un metodo e degli strumenti operativi su un terreno così particolare come il mercato del lavoro importandoli dal Mississippi, dove insegnava e viveva. Né può pensare di svolgere il suo ruolo continuando a passare gran parte dell’anno negli Stati Uniti. La competenza non è mai un qualcosa di astratto, va calata nel concreto della quotidianità. E insomma, aver affidato a lui la direzione dell’Anpal la trovo una scelta lievemente azzardata, ecco”.