tra le carte del mef

Così Draghi e Franco ripensano il decreto Sostegno

Valerio Valentini

Le perdite (almeno il 33 per cento) verranno calcolate sulla base del fatturato annuale (2020 su 2019). Previsti cinque scaglioni: da 100 mila euro fino a 10 milioni. Venerdì il provvedimento va in Cdm: il cantiere aperto al Mef, le decisioni difficili per Orlando. I motivi di un ritardo. E c'è l'incognita del nuovo scostamento

Forse a guardarla con gli occhi di Roberto Gualtieri, la novità non sarebbe tale da giustificare il ritardo. “Perché in effetti già con Roberto avevamo convenuto questa modifica”, ha spiegato Stefano Patuanelli confrontandosi coi colleghi ministri, che in maniera più o meno trafelata s’interrogavano sulle responsabilità dell’impantanarsi del provvedimento tanto atteso (ultima versione, aggiornata a poche ore fa: si stanno attendendo gli ultimi aggiornamenti dal dicastero del Lavoro). Come che sia, la modifica già abbozzata verrà adottata davvero: e così nel decreto Sostegno i ristori verranno concessi sulla base delle perdite di fatturato calcolato sull’intero anno 2020.

 

Svolta necessaria, d’altronde. “Da tempo chiedevamo a Gualtieri che si cambiasse schema”, ci dice Gianni Dal Moro, deputato del Pd che col suo ministro, nel  governo che fu, aveva baccagliato non poco sul tema. Perché all’epoca tutto era stato fatto in fretta: era l’inizio di aprile, l’Italia in lockdown, bisognava fare subito. E si decise di concedere i ristori sulla base delle perdite che le aziende accusavano in quello stesso mese rispetto all’aprile del 2019. Parametro poi sempre mantenuto  come riferimento quando, nei cari “Ristori” successivi, ci si si affidò alla babele dei codici Ateco.

 

Ora si cambia. Il calcolo verrà dunque fatto sul calo di fatturato accusato nell’intero 2020 rispetto al 2019: se le perdite saranno di almeno il 33 per cento, si avrà accesso ai ristori in misura proporzionale ai ricavi totali dell’impresa. Si ristorerà il 30 per cento delle perdite per chi nel 2019 ha fatturato fino a 100 mila euro; il 25 per cento fino a 400 mila euro; il 20 per cento fino a un milione e il 15 per cento fino a 5 milioni. E dovrebbe aggiungersi, stando alle ultime tabelle elaborate dal Mef, anche un quinto scaglione: quello di chi, fatturando tra i 5 e 10 milioni, potrà ottenere un ristoro del 10 per cento delle perdite. Per ora, dunque, il cambio di paradigma a cui Mario Draghi aveva alluso sta tutto qui: in un criterio di certo più selettivo rispetto a quello che si basava sul solo mese di aprile. Tra i settori che risulteranno meno danneggiati dalla pandemia, col nuovo parametro, ci sono quelli legati alle attività agricole. Tutti ben oltre il 30 per cento di perdite annue, invece, sono i comparti dell’abbigliamento e della ristorazione,  cultura e  trasporto aereo, fino ai picchi nel ramo dei tour operator e delle scommesse (con ammanchi tra il 75 e l’80 per cento).

 

“La scelta di quali attività proteggere e quali accompagnare nel cambiamento è il difficile compito che la politica economica dovrà affrontare nei prossimi mesi”, aveva detto il premier nel suo discorso al Senato. Ma le scadenze incombenti, col decreto che dovrebbe essere licenziato dal Cdm venerdì, suggeriscono di rimandare, per ora, grossi stravolgimenti: lo stesso Andrea Orlando, alle prese col rifinanziamento del Reddito di cittadinanza e d’emergenza, e col blocco dei licenziamenti da rinnovare, sta avendo non pochi problemi a definire una modulazione graduale delle misure, che assorbiranno peraltro grossa parte del provvedimento. E del resto i 32 miliardi frutto dello scostamento  di metà gennaio rischiano già di essere superati dalle urgenze della terza ondata, tanto più che 5 miliardi sono stati drenati dal piano vaccinale. Anche per questo a Palazzo Chigi preparano già un nuovo scostamento da almeno 20 miliardi: risorse che, nelle speranze dei tecnici, potrebbero anche confluire nello stesso decreto “Sostegni”, magari nella forma di un emendamento da scrivere dopo l’autorizzazione del Parlamento al nuovo indebitamento.

  • Valerio Valentini
  • Nato a L'Aquila, nel 1991. Cresciuto a Collemare, lassù sull'Appennino. Maturità classica, laurea in Lettere moderne all'Università di Trento. Al Foglio dal 2017. Ho scritto un libro, "Gli 80 di Camporammaglia", edito da Laterza, con cui ho vinto il premio Campiello Opera Prima nel 2018. Mi piacciono i bei libri e il bel cinema. E il ciclismo, tutto, anche quello brutto.