Come riaprire in fretta le aule
Miozzo dal Cts al Miur, per lavorare sulla "salvezza della scuola"
Il medico lascia una prima linea per collocarsi su un altro fronte, con un obiettivo: riportare il prima possibile e con la maggior sicurezza possibile gli studenti in presenza
Due indizi fanno una prova, nel senso che – primo indizio – ci si era abituati a sentir ripetere questo concetto dal medico e (già) dirigente della Protezione Civile Agostino Miozzo, ex coordinatore ora dimissionario del Comitato tecnico scientifico: “Durante una pandemia non esiste un luogo a rischio zero, ma la scuola è un luogo sicuro”. O almeno un luogo dove il rischio è accettabile, e quindi, era il corollario: riaprite le aule (o non chiudetele, se non per estrema necessità). Lo aveva scritto anche a questo giornale, Miozzo, nel dicembre scorso, e l’allora ministro dell’Istruzione Lucia Azzolina aveva condiviso sulla sua pagina Facebook quell’intervento, dicendosi d’accordo.
Secondo indizio: Miozzo, dopo la lettera di dimissioni formalizzata a seguito della decisione presa con Palazzo Chigi e con il Ministero della Salute, andrà ad affiancare, al ministero dell’Istruzione, il neoministro Patrizio Bianchi, con il compito di lavorare sui dati provenienti dai territori e riguardanti i monitoraggi periodici della situazione pandemica: aiuterà a mettere insieme le informazioni per comporre un quadro organico e poter lavorare su quello che, per Miozzo, è a questo punto l’obiettivo: riportare il prima possibile e con la maggior sicurezza possibile gli studenti in presenza (questa primavera e, in prospettiva, alla ripresa autunnale, nel caso in cui a settembre non ci si possa dire del tutto fuori dalla crisi pandemica). E che la scuola fosse la prima preoccupazione di Miozzo lo si era capito dal lessico, quando l’ex coordinatore aveva definito la Dad un “dramma” per milioni di ragazzi e un “orrendo acronimo che ci dice che si può continuare a studiare lontano dal luogo dove, da sempre, si formano le menti dei nostri giovani, cioè la scuola”. E aveva sottolineato, Miozzo, la “frustrazione perché nonostante tutti gli sforzi che molti hanno fatto in questi mesi, confrontati con il tremendo tsunami del Coronavirus che ha travolto l’intero pianeta, non si è riusciti a trovare risposte concrete alle necessità dei nostri studenti”.
Ora il medico lascia una prima linea per collocarsi su un altro fronte, quello dei numeri da cui dovrà estrarre qualche certezza o almeno qualche indicazione per il futuro (la situazione attuale è intanto stata esaminata nel corso di alcune riunioni tra Miozzo, Bianchi e alcuni assessori regionali, nelle ultime settimane). E se da un lato le dimissioni di Miozzo si inseriscono nel quadro, come scrive lui stesso nella lettera pubblicata dal Corriere, della “decisa accelerazione e riorganizzazione della campagna vaccinale imposta dal nuovo commissario per la gestione dell’emergenza, il generale Francesco Paolo Figliuolo, supportato dal Capo dipartimento della Protezione Civile, Curcio, che ha, finalmente, riportato il sistema nazionale di Protezione civile alle sue originali competenze”, dall’altro l’ex coordinatore dichiara di considerare il suo il incarico “compiuto”, visto il contemporaneo ripensamento del ruolo e della composizione del Cts. L’intero organismo, infatti, prossimo a una riorganizzazione generale, dovrà operare in stretto contatto con la Protezione Civile e avere un’unica voce (si pensa quella del probabile prossimo coordinatore, Fabio Ciciliano, attuale segretario). E Miozzo, nel nuovo incarico, dovrà, in base ai dati, dare un parere anche sulla collaterale organizzazione dei trasporti, per evitare che nei prossimi mesi la scuola, “settore strategico del paese”, come ha più volte sottolineato, debba pagare un prezzo troppo alto e per fare in modo che studenti e personale docente possano tornare alla normalità.