La sospensione AstraZeneca
La bellezza del rischio (che nei vaccini non c'è)
La dose AstraZeneca al posto della banana di Warhol
Cosa è più rischioso? Non vaccinarsi o il contagio? Un testo ne parla e forse dovrebbe scatenare filosofi, scrittori. Cosa è questa paura dell'iniezione per chi ascoltava Heroin di Lou Reed?
L’elogio del rischio (che non c’è perché è tutto da dimostrare). La vita spericolata ma la paura adesso di un’iniezione. Nella sospensione del vaccino AstraZeneca, preventivo, forse eccessivo, c’è la parola rischio come fantasma, l’idea che il vaccino sia più insicuro del covid che invece è un “rischio sicuro”. Due articoli, di oggi sul Foglio. La rubrica di Saverio Raimondo, e una recensione nella sezione Una Fogliata di libri curata da Matteo Matzuzzi. Il testo si chiama appunto l’Elogio del rischio. L’autrice, e lo racconta Maurizio Shoepflin, è morta annegata.
Aveva provato a salvare due bambini. Cosa è più rischioso: la dosa AstraZeneca o è più alto il rischio di contagio? E cosa è questa paura dell’iniezione? E’ più stupefacente la fiala o i dischi di Lou Reed “because a mainer to my vein/Leads to a center in my head (perché un ago nella mia vena porta al centro del mio cervello)?
L’ex direttore di Ema, Guido Rasi, spiegava, sempre oggi sul Foglio, che è il solito dilemma: meglio l’albero che cade o la foresta che si incendia? Come sarebbe dunque stimolante che a spaccarsi il cappello arrivassero filosofi e scienziati, a parlare di rischio, azzardo. In questo momento rifiutare il vaccino non è rischioso ma solo da incoscienti. Ribaltate. Oggi al posto della banana, Andy Warhol, nel disco dei Velvet Underground, disegnerebbe una dose AstraZeneca.