I veri furbetti dei vaccini
Per inquadrare il vero disastro della campagna vaccinale, bisogna farsi un giro in Puglia e capire che danno possono fare i governatori che offrono i vaccini non ai più fragili ma a chi vogliono loro
"Il piano vaccini in vigore è l’ultimo approvato, il 10 marzo, dalla conferenza stato regioni”, ha detto mercoledì mattina il ministro Speranza in audizione alla Camera, rispondendo a una domanda dell’onorevole di Fratelli d’Italia Marcello Gemmato. Il piano di Speranza è quello che regolamenta, o almeno dovrebbe, le direttive generali sulla campagna vaccinale e i destinatari della stessa. Quello che sia il ministro sia il commissario Arcuri avevano sempre detto che “è stato approvato dal Parlamento e solo in quella sede può essere modificato”. Una risposta comoda per allontanare tutte le richieste, alcune anche legittime, fatte da parte di sindacati o corporazioni che volevano essere inserite prioritariamente nelle categorie da vaccinare. Ma la priorità europea è sempre stata prima abbassare decessi e affollamento ospedaliero, e quindi vaccinare innanzitutto anziani e soggetti fragili con comorbilità.
Poi però è arrivato AstraZeneca, che in un primo momento aveva il limite di età dei 55 anni, e quindi per non far scadere le dosi in frigorifero si è pensato di utilizzarle sui lavoratori dei servizi essenziali, partendo da personale scolastico e forze dell’ordine. Così senza passare dal Parlamento il piano vaccini l’8 febbraio è stato aggiornato, attraverso un’ordinanza del ministro Speranza. Ma essendo solo un “atto non regolamentare”, e quindi contenendo solo “linee guida e raccomandazioni”, le regioni si sono sentite libere di inserire come categorie essenziali chi ritenevano. Anche se il decreto ministeriale specifica che il coordinamento nazionale deve verificare la conformità dei piani regionali con quello nazionale, questa verifica non è mai stata fatta. Così la Toscana ha inserito il personale giudiziario, la Puglia i dipendenti regionali, la Campania i giornalisti. Mentre il Lazio da oltre un mese procede esclusivamente per coorti di età dai più anziani a scalare, e la Valle d’Aosta secondo un algoritmo che calcola le priorità in base al rischio specifico. Poi però Aifa ha tolto il limite di età di AstraZeneca rendendolo compatibile fino agli 80 anni, e quindi a quel punto il criterio della “categoria per non farlo scadere in frigorifero” è venuto meno. Anche perché i decessi continuano ad aumentare e gli ospedali a riempirsi, e sappiamo che sono anziani e vulnerabili i più a rischio.
Secondo uno studio di Matteo Villa per Ispi, l’Italia ha vaccinato solo il 6 per cento della popolazione over 80 contro il 28 per cento di Francia e Germania, mentre se avessimo concentrato i vaccini nella fascia di popolazione più a rischio oggi conteremmo già un abbattimento della letalità del 48 per cento, un calo dei decessi del 25, e 2.200 morti di meno nell’ultimo mese. Il nuovo piano del 10 marzo dunque dovrebbe andare in questa direzione, come confermato dal ministro Speranza, eppure non è ancora così. Perché quel piano al momento è stato solo mostrato in Conferenza stato regioni che ne ha preso atto, ma non è stato approvato né con un decreto ministeriale tantomeno, come dicevano, dal Parlamento. Tecnicamente è un piano carbonaro, che non ha alcun valore. Tant’è che le regioni lo stanno ignorando, continuando con i loro calendari: corporazioni, ordini, e lobby in base alla priorità di potere sindacale.
Facciamo l’esempio della Puglia. Nonostante il nuovo piano le abbia depennate, continuano le vaccinazioni a magistrati e cancellieri in tutte le Asl pugliesi perché, dice il direttore generale dell’Asl di Brindisi, “noi agiamo in base alla circolare della Regione Puglia che non è mai stata soppressa, il piano nazionale la integra soltanto senza sopprimerla”. A lui fanno eco i colleghi delle altre cinque province. Del resto che la linea sia questa è confermato proprio dall’ultima circolare dell’assessore Lopalco con cui fa terminare la somministrazione di AstraZeneca agli insegnanti il 14 marzo, ma inizia la prenotazione degli under 80 dal 29 marzo. Con 15 giorni di buco, per vaccinare non si sa chi. Da dichiarazioni dell’assessore dovrebbero far parte dei servizi essenziali da vaccinare lettori dei contatori idrici e operai Enel, oltre a giornalisti. Il professor Pierluigi Lopalco, assessore alla Salute della Regione Puglia, proprio a tale riguardo nei giorni scorsi è stato chiamato in procura. Un lungo colloquio col pm che ha aperto un fascicolo d’indagine per la gestione della campagna vaccinale in Puglia.
L’inchiesta della procura di Bari è stata aperta dopo una segnalazione eccellente. A denunciare le notizie di reato infatti non è stato un semplice cittadino, ma addirittura il segretario regionale del Partito democratico, il deputato Marco Lacarra. “In Puglia vaccini a persone che non hanno alcun titolo e che riescono a farselo somministrare sfruttando conoscenze e favori, mentre persone con patologie gravi, malati oncologici, tanti anziani con seri problemi aspettano il loro turno: la magistratura intervenga, con pene ESEMPLARI per i furbi e radiazione per i sanitari complici”. Una sorta di autodenuncia del Partito democratico che è maggioranza di governo con Emiliano. Delle parole del segretario Lacarra colpisce la richiesta alla magistratura di “punire in maniera ESEMPLARE” (lo ha scritto proprio con le maiuscole) i fantomatici furbetti di cui il segretario ha avuto notizia. La frase conferma che l’alleanza con Salvini, ormai in corso anche in Puglia, li ha portati direttamente dal giustizialismo grillino al cappio leghista. Ma accanto al segretario anche il consigliere regionale del Pd Fabiano Amati: “Mi stanno negando l’accesso agli elenchi dei vaccinati, violando le mie prerogative, e ciò mi autorizza a pensare che si vogliano occultare gli eventuali abusi”. Avendo una professione da pm (in aspettativa) da tutelare, Emiliano, anziché difendersi, rincara la dose: “Li prenderemo e gliela faremo pagare”. Sapendo già che non esiste nessun furbetto: sono tutti regolarmente autorizzati da un allargamento fuori misura delle categorie prioritarie da parte della regione, che se a gennaio dichiarava di avere 70 mila sanitari, a oggi ne registra vaccinati 178 mila. Infatti l’onorevole Marcello Gemmato (per una volta Fdl meno manettara del Pd) smascherando il gioco di ruolo ha invece chiesto la pubblicazione del piano vaccini regionale, con l’elenco di tutte le categorie autorizzate. Dalle circolari ad esempio risultano inseriti tra i sanitari anche tecnici, amministrativi, e volontari. Del resto, chi li conosce sa bene che Lacarra, come tutti i dem pugliesi, e non solo i dem, non ha alcuna autonomia né politica né pratica, ma parla e agisce per conto di Michele Emiliano. Se oggi tuona contro i furbetti del vaccino invocando la magistratura (vecchio vizio), il motivo è un altro: come fu in Veneto tra Zaia e Crisanti, anche Emiliano ora vuole fare fuori Lopalco, ma il professore resiste.
L’idillio tra i due, nato un anno fa quando Emiliano lo chiamò come responsabile per la task force anti Covid, poi consolidato con la candidatura e la nomina assessorile, è ormai ai minimi termini. Da mesi non si fanno vedere più insieme, e il prof. ha tolto persino il totem con il logo “regione Puglia” che sin dalla prima ondata gli faceva da fondale durante i frequenti collegamenti televisivi. Il motivo ovviamente è politico e gestionale: il professore si è troppo esposto “scientificamente” per giustificare le scelte politiche del presidente. Al punto da rischiare di perdere la credibilità e l’autorevolezza guadagnata in una carriera fin qui stimata. Tutto è iniziato la scorsa estate quando, in campagna elettorale, Lopalco ha inventato la strategia di combattere “la tamponite, l’epidemia del tampone”: si sono sempre tenuti bassi i test, con il tracciamento mai partito, per propagandare la narrazione della Puglia Covid free, le discoteche aperte il 15 giugno un mese prima del resto d’Italia, i bonus per i matrimoni, le sagre e le feste patronali. E mentre tutti gli altri facevano tamponi anche all’aeroporto, lui metteva in isolamento “i pugliesi che sono andati a fare le vacanze all’estero”, continuando a invitare i turisti a venire in Puglia. Arrivata l’ondata a ottobre, ha dato la colpa alle elezioni, che lui avrebbe voluto a giugno. In quel momento la Puglia si è trovata impreparata: non c’erano posti letto, personale, ma soprattutto non c’era una strategia. La prima cosa che ha fatto è stata mettere gli studenti in Dad, dalle elementari. Oggi si crea un polverone per le scuole chiuse in Lombardia, ma molti non sanno che in Puglia i bambini sono in Dad già dalla primaria ininterrottamente da ottobre. E i genitori che chiedono di portarli a scuola perché lavorano (non è mai stato dato bonus congedo) vengono accusati di non volere bene ai propri figli. Né Lacarra nè Decaro si sono mai lamentati con il presidente, anzi sempre in difesa delle scelte di Emiliano, nonostante la chiusura delle scuole senza fare test di massa come nelle altre regioni. E in quelle scuole dove invece sono stati i sindaci a organizzare gli screening, come nella provincia di Brindisi, i positivi a scuola sono stati uno su 5 mila tamponi.
Poi sono arrivati i vaccini, la materia su cui il prof. Lopalco ha costruito la sua fama, e la situazione è precipitata. Per Emiliano, che già in passato aveva solleticato le istante dei no vax, è stato subito complicato esporsi per la campagna, ma i guai sono aumentati con la classifica delle priorità. Sin dalla fase uno ha esteso le maglie dei “sanitari”: medici in pensione, privati, 5 mila studenti, amministrativi, e persino costruttori di ospedali ancora alle battute di cemento. Tutti vaccinati. Per Lopalco anche i sindaci erano autorizzati nella prima fase in quanto “ufficiali sanitari”. Mentre in altre regioni come la Sicilia per lo stesso motivo sono cadute giunte comunali. Eppure Arcuri aveva sempre detto che l’obiettivo di inoculare prima i sanitari era solo quello di rendere Covid free gli ospedali. Ma appunto senza prendere i dovuti provvedimenti. Il bubbone è scoppiato con la fase due, ovvero con l’inserimento delle categorie essenziali. Lopalco in un post su Facebook ha scritto che “il piano nazionale prevede di vaccinare dopo il personale scolastico (scuole chiuse due giorni dopo il vaccino per evitare reazioni), quello dei tribunali e dell’informazione”. Ma questo non è vero, nel piano nazionale queste categorie non sono citate. Anche perché aver vaccinato gli insegnanti pare non sia servito a nulla, dato che le scuole sono ancora chiuse e ora i sindacati hanno già trovato la scusa che per l’immunità serve la seconda dose, che per AstraZeneca arriverà non prima di tre mesi: il passaporto vaccinale per le vacanze. In tutto questo gli over 80 che hanno chiesto il vaccino a domicilio da due mesi attendono il loro turno, ma ancora non sono stati inseriti nel piano. A tutti i prenotati era stato fissato un appuntamento ma quel giorno non si è presentato nessuno: “Era solo una data fittizia” ha dichiarato Lopalco dopo aver chiamato “dummies” e “imbecilli” i pugliesi disperati che gli chiedevano spiegazioni su Facebook. L’assessore ha deciso che ad andare da loro saranno i medici di medicina generale con Moderna, ma ancora non hanno iniziato e la data slitta ogni giorno. Così 80 mila pugliesi over 80 che non possono deambulare non hanno ancora neppure una data per il vaccino. Infatti gli insegnanti vaccinati superano gli over 80. Fino a quando il professore potrà reggere questa situazione, mettendo in gioco la credibilità di una lunga carriera per giustificare le scelte politiche di Emiliano?
L’ultima gaffe riguarda proprio la qualità dei vaccini: in un video Lopalco afferma: “Non serve per l’immunità di gregge perché in minimissima parte difende dalla circolazione del virus, se vacciniamo i giovanotti che prendono l’aperitivo a Milano sprechiamo una dose perché non difende dall’infezione”, venendo smentito su Twitter dal collega Burioni che commenta: “Io non sono passato alla politica”. Chissà quanto potrà resistere a fare l’assessore il professor Lopalco, che nel frattempo si è fatto trasferire dall’Università di Pisa a quella di Lecce. Emiliano invece resta sempre al suo posto. In attesa che il governo decida di mettere il piano vaccini in mano più che a un generale, al Parlamento.