Svolta da seguire di Draghi: usare i condoni per denunciare le inefficienze dello stato
Il senso dell’intervento sulle vecchie cartelle esattoriali (che riguarda i cittadini con un reddito lordo nel 2019 sotto i 30 mila euro l’anno)
Una delle risposte più interessanti offerte ieri da Mario Draghi in conferenza stampa è quella che riguarda il senso del nuovo condono voluto da un governo italiano. Il pensiero di Draghi è che relativamente all’intervento sulle vecchie cartelle esattoriali – intervento che riguarda i cittadini con un reddito lordo nel 2019 sotto i 30 mila euro l’anno, cioè con un tetto di circa 19.000 euro netti per multe di oltre dieci anni fa che per i motivi più diversi non sono state pagate e che sono cresciute, per un totale di potenziali beneficiari pari a 16 milioni di cartelle su un totale di 136 milioni di cartelle – occorre dire la verità: un condono non è necessariamente un regalo ai furbetti ma può essere un modo per provare a far funzionare lo stato. E per farlo, sostiene Draghi, occorre provare a cambiare paradigma e parlare non tanto della furbizia degli italiani quanto del fallimento dello stato. Un fallimento da affrontare trasformando un peccato evidente (il condono) in un’occasione per ripartire. Come? Per esempio, dice Draghi, introducendo procedure che accelerino la riscossione e concentrando gli sforzi sui veri evasori, che non sono certo coloro che hanno magari ereditato da parenti deceduti piccole multe diventate grandi. Lo stato si mette a nudo, con il condono, ma lo stato decide anche di non farsi prendere per i fondelli. “Quello che abbiamo attuato – ha detto ieri il premier in conferenza stampa – è il condono di multe di oltre 10 anni fa. Lo stralcio delle cartelle prevede un importo contenuto di 5.000 euro che corrisponde ad un netto di circa 2.500 euro tra interessi e sanzioni varie. Ci vuole una piccola riforma di riscossione e scarico delle cartelle, il fatto di accedere a un condono non risolve il problema il vero sollievo viene da una riforma del meccanismo”.
Ciò che manca nel messaggio lanciato ieri da Draghi è un passaggio che forse prima o poi andrebbe esplicitato: ricordare, come suggerisce da anni il Foglio, che l’agenzia delle entrate ha il dovere di ricordare quali sono i nomi dei cittadini cui queste cartelle sono state condonate per evitare che la risposta a un’emergenza possa trasformarsi in una pericolosa routine. Lo stato si mette a nudo, ma non per farsi fregare: solo per provare a migliorare.