localizzami il vaccino
Cap, sms e altri ferri vecchi di Aria che affossano la Lombardia
Il disastro informatico della società voluta dal leghista Caparini nasce da lontano e da cattive scelte politiche
Con ventuno mesi di ritardo, ieri il presidente della Lombardia Attilio Fontana ha azzerato il cda di Aria, l’Azienda regionale per l’innovazione e gli acquisti, responsabile tecnica del disastro delle prenotazioni dei vaccini e oggetto di pesanti critiche da parte di Guido Bertolaso e di Letizia Moratti. I bug di Aria sono così tanti da poterne fare un desolante romanzo e in gran parte derivano da disfunzioni informatiche e persino di geolocalizzazione. Non fosse che poi c’è la politica. Si va dagli sms di convocazione mai spediti o giunti addirittura il giorno dopo, o le convocazioni in più rispetto alla disponibilità in loco (si infuriò Bertolaso), al sistema di prenotazione andato presto in tilt. In più ci sono gli errori di localizzazione (persone inviate in centri distanti molte decine di km) dovuti a un sistema di geolocalizzazione disfunzionale su cui Aria (erede della fallimentare Lombardia Informatica) ha deciso di lavorare, che non considera le percorrenze reali (in una regione con tantissimi comuni e geograficamente diseguale) e basato su Cap non aggiornati. E’ così che molte persone, spesso anziani, sono state assegnate a centri vaccinali fuori zona o provincia.
Oppure le difficoltà di prenotare dal portale regionale per le categorie non prioritarie. Ventuno mesi di ritardo: dal luglio 2019 in cui Aria nasce dall’accorpamento di tre diverse agenzie regionali: Lombardia Informatica, Infrastrutture Lombarde e Arca, la centrale acquisti. Operazione gestita dall’assessore al Bilancio Davide Caparini, leghista potente e di lungo corso, oggi ovviamente nella bufera. L’idea era produrre un risparmio (Aria ha 600 dipendenti) e rendere più efficienti i servizi. Operazione strategicamente sbagliata: che le tre agenzie fossero da anni inefficienti e non più funzionali (Lombardia Informatica soprattutto), molto indietro nell’èra del digitale, era noto a tutti. In più, una serie di pasticci e di guai giudiziari ne ha bloccato vertici e operatività anche in questo anno pandemico (la campagna vaccinale influenzale flop, la vicenda dei camici che ha coinvolto Fontana).
La “riforma” di Caparini è abortita. Una rottamazione mascherata che la Giunta lombarda non ha voluto ammettere nemmeno in piena emergenza. Così, a questa scelta strategica sbagliata, e che non ha messo mano a una riforma complessiva dell’hardware lombardo nemmeno dal punto di vista informatico (ci sono difficoltà di comunicazione anche con le Ats) si è aggiunta la decisione politica sbagliata (più che altro di orgoglio e puntiglio) di varare un piano vaccinale in cui “l’intero processo di adesione, prenotazione e convocazione” viene affidato a Aria e di appoggiarsi in toto al Sistema informativo anagrafe vaccinale regionale. Un’agenzia che non sarebbe stata in grado. Tralasciando la propaganda live della sinistra, che li accusa di responsabilità diretta nel disastro, va detto che Bertolaso e Moratti sono stati chiamati da poco come “tecnici” proprio per rimediare agli errori. Ieri Moratti (in accordo con Guido Guidesi nuovo assessore all’Economia e nuovo uomo forte della Lega in Giunta) ha avuto lo scalpo di Aria, se ne va un altro pezzo della gestione Covid di Fontana. Entrata in carica a metà gennaio, si può non farle una colpa di aver firmato il 24 febbraio il Piano regionale basato su Aria. Ma gli altri sapevano. Ieri Matteo Salvini ha avallato l’operazione con il suo più tradizionale scaricabarile, “chi sbaglia paga”.
Altro che rottamare le cartelle esattoriali, il capo della Lega sta provando a rottamare in corsa quel che non va della “sua” giunta. Prima Gallera e il direttore della Sanità (poi cambiato di nuovo da Moratti) e ora Aria. Ma il problema che inceppa il motore della Lombaria, come per la Sanità, sta più a monte, in anni di incuria per le agenzie tecniche e le catene operative, oggetto nel corso degli anni di assegnazioni politiche. Scegliendo Aria, la Lombardia aveva provato a coprire una sua struttura, che è anche un centro di costi notevole. La mossa di Fontana, difensiva, sembra però più che altro di facciata. La mossa per uscire dal caos è stata fatta due settimane fa: togliere la gestione della campagna vaccinale ad Aria e affidarla a Poste, come del resto avevano fatto molte regioni. Tra l’altro, ci sarebbero dubbi che l’attuale direttore generale, Lorenzo Gubian, possa essere messo alla guida della società, essendone dipendente. Ma l’operatività di Poste non sarà entro marzo, come pure è stato annunciato, ma almeno da metà aprile. Nel frattempo, la guerra politica nel centrodestra che rende ancora più grotteschi i bug di Aria.