Così il Lazio lavora per costruire una parità retributiva di genere
Alla Pisana arriverà in tempi strettissimi una proposta di legge per promuovere l'occupazione femminile e l'equità salariale: è il primo testo sul tema discusso da una Regione e anche il primo presentato dalla nuova maggioranza Pd-M5s
È stata una giornata importante per il complesso rapporto tra il Pd e le questioni di genere, tema nelle ultime settimane diventato quanto mai scottante, con le proteste delle donne del partito per la poca rappresentanza femminile nel nuovo governo. Così questa mattina mentre il neosegretario del Pd Enrico Letta lavorava senza sosta per riuscire a mettere due donne alla guida dei gruppi parlamentari dem, nella Regione governata dall’ex segretario, Nicola Zingaretti, si compiva il primo passo per l’approvazione di una legge sulla parità retributiva di genere, avallata questa mattina all’unanimità dalla commissione Lavoro. E che – è la promessa fatta dal vicegovernatore Daniele Leodori nel corso di una conferenza stampa per presentare il provvedimento – arriverà in tempi strettissimi al voto del consiglio regionale (“Ottima proposta, sarà un’altra buona pratica di una regione che cambia”, ha commentato invece via Facebook Zingaretti).
“È il primo testo del genere per una Regione in Italia”, esultavano donne (e uomini) del Pd laziale e di quello romano questo pomeriggio. La legge ha anche un secondo primato: è il primo testo presentato dalla nuova maggioranza Pd-M5s. A tesserne le lodi questa mattina insieme alla prima firmataria e consigliera Pd Eleonora Mattia, e alla sottosegretaria al Mef ed ex assessore al Bilancio Alessandra Sartore c’era un’altra donna, la neoassessore alla Transizione ecologica del M5s Roberta Lombardi che ha iniziato il suo intervento scherzando e ringraziando la Mattia: “La tua generosa introduzione è la dimostrazione di perché dovrebbero comandare le donne…” Poi seria ha proseguito: “Questa legge dà un incentivo economico concreto volto a creare un cambiamento culturale e sociale”. Quale in concreto?
Il testo, 22 articoli, prevede in totale 7,6 milioni di euro per finanziare diversi incentivi all’occupazione femminile, anche se il vero cuore del provvedimento è contenuto all’interno dell’articolo 3 che istituisce anche per le aziende sotto i 100 dipendenti il “Registro regionale delle imprese virtuose”. Per iscriversi le aziende dovranno garantire l’equità salariale tra uomini e donne. Solo le imprese iscritte a questo registro potranno ricevere contributi e finanziamenti regionali. Inoltre l’iscrizione cosituirà un fattore premiale per gli appalti banditi dalla Regione e dagli enti strumentali collegati. La legge dispone inoltre l’introduzione, nei bandi e negli avvisi pubblici, di clausole che prevedano misure sanzionatorie - come la revoca o l’esclusione da qualunque beneficio - nei confronti delle imprese che siano state condannate per dimissioni o licenziamento illegittimi, in violazione della normativa in materia di tutela della maternità e della paternità o per molestia sui luoghi di lavoro.
Il resto dell’articolato è rappresentato da diversi incentivi. Quelli per l’inserimento lavorativo femminile e la formazione. Ci sarà 1,5 milioni per il microcredito alle piccole imprese che assumeranno donne a tempo indeterminato e decideranno di formarle (prevista in questo caso la contribuzione fino al 100 per cento del costo della formazione). Mentre particolari riconoscimenti sono previsti per le imprese che assumono con contratto di lavoro a tempo indeterminate donne vittime di violenza e donne con disabilità. Ci saranno poi 2,5 milioni per favorire l’imprenditoria femminile. Quasi tre milioni di euro serviranno invece al tentativo di conciliare i tempi vita-lavoro invece la legge prevede l’istituzione di un buono per l’acquisto di servizi di baby-sitting e d’indennizzo del caregiver di persone non autosufficienti. I buoni saranno riconosciuti ai nuclei familiari con reddito Isee non superiore a 20mila euro.
Tornata apposta in Regione per presentare la legge la sottosegretaria al Mef Alessandra Sartore ha lodato il provvedimento: “Questa è una bellissima legge. Dispiace dirlo ma ancora oggi abbiamo bisogno di una premialità di parità, siamo ancora nella situazione in cui dobbiamo individuare strumenti che in qualche modo facciano sì che ci siano premialità particolari per evitare discriminazioni". E i dati regionali sull’occupazione femminile, in linea con quelli nazionali, sembrano darle ragione. Lavora solo una donna su due (il tasso d’occupazione è al 52 per cento), durante la pandemia il 70 per cento dei posti di lavoro persi erano occupati da donne. Anche per quanto riguarda le libere professioni il gap è notevole. Il dato assoluto è apparentemente buono: su 185mila professionisti, il 41 per cento sono donne, ma quando si vanno a vedere i redditi medi si scopre che in media una professionista consegue un reddito che sfiora il 60% di quello di un professionista di sesso maschile.
Tra le cose più grottesche previste dal provvedimento, invece, l’introduzione della giornata regionale dedicata alla sensibilizzazione sulla discrimazione retributiva di genere: sarà il 7 giugno, durante la giornata verranno premiate con 60mila euro le aziende che applicano le migliori politiche di genere.