l'intervista
Il Pd e le capogruppo. Finocchiaro: "Idea sensata. È tempo di una segretaria donna"
L'ex ministro ci spiega perché appoggia la proposta di Enrico Letta. "Si sceglierà chi è più adatto a ricoprire quel ruolo, non si abbassano i requisiti. Quote rosa? Non serviranno per sempre"
Dopo la segreteria, è il turno dei vertici dei gruppi parlamentari. Enrico Letta vuole due donne come capigruppo del Pd alla Camera e al Senato. E per realizzare la svolta che ha in mente non sembra prestare troppa attenzione ai retroscena, che già fanno dire ad alcuni fonti interne ai dem come le dichiarazioni del nuovo segretario ingenerino "sconcerto e malumore". "Non ho letto posizioni espresse dagli attuali capigruppo a riguardo. Per altro sanno bene che la loro verifica è routinaria, quando si arriva a metà legislatura. Non vedo la straordinarietà dell'accadimento", spiega al Foglio Anna Finocchiaro. Ex ministra delle Pari Opportunità e dei Rapporti con il Parlamento, che quel ruolo (capogruppo al Senato) l'ha ricoperto per sette anni: due dei quali in un governo, il Prodi II, che si reggeva con lo scotch per tre voti di scarto. Per dire dell'importanza dell'incarico.
Le piace l'idea di due donne a guida dei gruppi di Camera e Senato? "La proposta di Enrico Letta mi sembra molto sensata e molto sensate mi sembrano le argomentazioni. Il ragionamento è: 'abbiamo da recuperare perché gli incarichi monocratici sono in maggioranza attribuiti a uomini'. Ci sono donne molte brave, persone serie. E quindi è il caso che anche nella rappresentanza dei gruppi parlamentari questa esistenza di dirigenti donne emerga. Mi pare un discorso di una linearità e sensatezza che è difficile opporvisi”. Sarebbe un modo per accelerare quel processo che chissà, un domani, conduca verso una segreteria al femminile. "Starebbe nell'ordine naturale delle cose. Vorrei che sfumasse definitivamente questa eccezionalità del fatto che una donna italiana che si appassioni alla politica, che abbia esperienza delle istituzioni, non possa essere segretario di un partito, piuttosto che presidente del Consiglio o presidente della Repubblica. C'è un tale vistoso scollamento rispetto a quanto accade nella realtà, in cui le donne affermano la propria presenza, intelligenza e capacità in tutti i settori!”.
Però ammetterà che con la nascita del governo Draghi non ci avete fatto una bella figura. Sembrate, come Pd, incapaci di progredire verso una discussione che tenga insieme i risultati raggiunti in questi anni con la tendenza a non sommergere il dibattito nelle mille anime interne. "E' vero, ma stiamo attenti a non dimenticare che abbiamo avuto fior di ministri donne, che hanno segnato la vita politica e istituzionale di questo paese. Dovremmo ricordarcelo invece di ricominciare la discussione ogni volta come se fosse la prima volta in cui si affronta. Con il rischio di essere sopraffatti dal reale. Dopo di che, penso che il Pd abbia un'esigenza in più, rispetto agli altri, di stare dentro le cose. Perché un partito progressista se vuole stare dentro alla sua stessa definizione, dentro il suo profilo identitario, non può che rappresentare una punta nella costruzione di classi dirigenti del paese indifferenti al genere". Cosa pensa quando vede che persino la Lega candida delle governatrici donne, che il M5s nel corso della legislatura ha avuto più ministre? "Che per noi deve essere uno stimolo in più, per azzerare un po' di discussioni inutili".
Nel caso specifico, consulti la lista delle papabili capigruppo (si va da Debora Serracchiani a Valeria Fedeli, Caterina Bini, Anna Ascani) e difatti non è che sembrino mancare le competenze, l'esperienza. "Alle donne non si chiede qualche requisito in meno, sia chiaro. Semmai, in più. Dovranno avere quelli che si richiedono a un capogruppo, soprattutto in una fase così delicata e difficile per il paese. Non vorrei che si pensasse che lo si fa purché sia donna. Ma perché, al contrario, ci sono donne che rispondono pienamente a quei requisiti: che sia una persona in grado di studiare gli argomenti all'ordine del giorno, sapendo di cosa si sta parlando. Conosca le questioni politiche che gravano su quell'oggetto. Che abbia autorevolezza, esperienza d'aula, Che abbia un rapporto stretto con il partito ma sia capace di garantire l'autonomia del gruppi parlamentari. Che abbia chiaro il ruolo e la funzione del Parlamento. Che sia in grado di governare il gruppo non solo autoritariamente ma anche con meccanismi di conoscenza degli esponenti del gruppo. Questo si chiede a un capogruppo. Ci sono donne di prima qualità che lo possono fare benissimo. Non è una questione di quote".
A proposito delle quote rosa, pensa siano di una qualche utilità? "Sono un meccanismo transitorio, che serve a sbloccare il sistema che è ordinato sulla primazia maschile. Servono a spaccare il meccanismo, a rompere il giocattolo, ma non possono valere per l'eternità". L'hanno convinta le argomentazioni addotte dal nuovo segretario Letta, che nel discorso di insediamento ha parlato di rappresentanza e uguaglianza di genere, si è rivolto alle nuove generazioni come priorità della propria azione riformatrice? "Dire giovani e donne significa disegnare un partito che abbia delle caratteristiche, di aderenza alla realtà, che è profondamente mutata e che è destinata nel futuro a mutare. Mi pare giusto che ci sia questo investimento sulle giovani generazioni, che hanno anche una capacità di azione diversa rispetto al futuro. Parità di genere non è soltanto un attributo per dire 'questo è un partito che privilegia le donne'. Rende conto di una società nella quale il protagonismo femminile è montante. E un partito cosa deve fare se non essere il luogo della trasmissione tra il paese reale e le istituzioni, di una visione del paese, delle sue aspettative e necessità? Anche il governo Draghi mi sembra abbia impostato correttamente la propria azione a riguardo".
Lo confessi, teme che il correntismo esasperato alla fine finisca per sommergere la discussione odierna? "Mi auguro vigorosamente di no". Irene Tinagli potrebbe essere un buon segretario? "Penso che possano essere leader tutti coloro che si impegnano, mostrano capacità politica, rispetto delle istituzioni, aderenza alla realtà, hanno competenze. Non è più il tempo delle distinzioni. In altri paesi tutto ciò è già realtà".