recovery in vista

Così Giovannini prepara il tavolo per superare il Codice degli appalti

Il doppio binario del Mit: modifiche sartoriali per evitare intoppi sui progetti del Recovery, e intanto proporre al Parlamento riforme più strutturali sul tema degli appalti. Le scadenze europee e la tabella di marcia di Garofoli

Valerio Valentini

Scambio di dossier tra Mef e Palazzo Chigi: un mese all'alba per il Recovery. Il ministro dei Trasporti inaugura le riunioni con Corte dei conti, Anac e Consiglio di stato. Salvini alza il tiro: "Azzerare il Codice". Ma Orlando avverte i suoi: sarà come con le cartelle esattoriali 

I destinatari del malloppo dicono che sia stata più l’ansia di liberarsi di una rogna, che non lo spirito di condivisione, a motivare il gesto. E in effetti, nel fascicolo che i tecnici del Mef hanno consegnato a Palazzo Chigi, nei giorni scorsi, c’è più che altro un lungo elenco di buone intenzioni. “Ma qui servono norme e articoli di legge”, si dicono nello staff di Mario Draghi, dove sanno bene che il provvedimento in questione, quello che riguarda la semplificazione normativa, è una delle pietre angolari nella complessa costruzione del Recovery.

 

E forse è anche per questo che già una decina di giorni fa Carlo Deodato, il capo del Dagl, aveva sollecitato le strutture tecniche dei ministeri a fornire  delle proposte in materia. Poi, però, tutto è rimasto a mezz’aria. E certo, le emergenze sempre incombenti, il caos permanente intorno al piano vaccinale, hanno sconvolto non poco l’agenda del governo. Ma siccome all’alba del 30 aprile, quando a Bruxelles bisognerà mandare la versione definitiva del Recovery, manca poco più di un mese, ecco che Roberto Garofoli, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, nelle scorse ore ha ridefinito la tabella di marcia del governo. Decidendo che, dopo il varo del nuovo decreto “Covid” che, accantonando lo strumento del dpcm, dovrà disporre le nuove restrizioni in vigore dal 7 aprile in poi, si partirà il tavolo del “Semplificazioni”.

 

Per la gioia di Enrico Giovannini, che tra i molti impazienti è quello che freme di piùEt pour cause, visto che l’impantanamento burocratico quasi sempre paralizza cantieri e progetti su cui sovrintende il suo ministero dei Trasporti. Per questo non ha perso tempo, Giovannini, e già sul finire della scorsa settimana, d’intesa col titolare della Pubblica amministrazione Renato Brunetta, ha riunito due rappresentanti della Corte dei Conti, del Consiglio di Stato e dell’Anac. Quelli, cioè, che dovranno sovrintendere allo sfoltimento delle norme che riguardano gli appalti. “Perché se in media, per un’opera stradale, per il solo rilascio delle autorizzazioni impieghiamo 44 mesi, i soldi del Recovery, che vanno spesi entro il 2026 e rispettando scadenze precise, rischiamo di non vederli neppure arrivare”, ha ammonito il ministro.

 

Solo che, essendo anche politicamente delicata, la questione si preannuncia scivolosa. Perché Matteo Salvini sa che quello dell’anticorruzione è un nervo scoperto, a sinistra. E non a caso Andrea Orlando ha già detto ai colleghi ministri del Pd di tenersi pronti, perché si preannuncia lo stesso canovaccio della baruffa intorno alla rottamazione delle cartelle inesigibili. E se Giancarlo Giorgetti prova a indicare un punto di mediazione (“Siamo europeisti? E allora applichiamo la normativa europea sugli appalti”), il segretario della Lega alza il tiro e ripete che il “Codice degli appalti va azzerato”, facendo così sobbalzare sulla sedia lo stesso Draghi. Pd e Leu propendono invece per una riforma organica, che superi il ricorso alle deroghe e a strutture commissariali con poteri sostitutivi troppo invadenti. Ed è da qui, pare, che passa la soluzione su cui Giovannini, col suo tavolo di lavoro, sta ragionando. Si tratterà, in sostanza, di prevedere, attraverso un decreto da varare nel giro di un mese, una semplificazione delle norme “sartoriali”, che riguardi i progetti inclusi nel Pnrr; e, parallelamente, proporre al Parlamento un testo che preveda di estendere, in tutto o in parte, quelle stesse semplificazioni alla normativa ordinaria, in una riforma più strutturale. “Dobbiamo sfruttare il Recovery come buona occasione di superare i nostri vizi”, ripete il ministro ai suoi collaboratori. E a qualcuno, dicono, appare fin troppo ottimista.

  • Valerio Valentini
  • Nato a L'Aquila, nel 1991. Cresciuto a Collemare, lassù sull'Appennino. Maturità classica, laurea in Lettere moderne all'Università di Trento. Al Foglio dal 2017. Ho scritto un libro, "Gli 80 di Camporammaglia", edito da Laterza, con cui ho vinto il premio Campiello Opera Prima nel 2018. Mi piacciono i bei libri e il bel cinema. E il ciclismo, tutto, anche quello brutto.