Strano paese
C’è un pm in Calabria che non essendo diventato ministro ha ripiegato sul negazionismo
Strano paese. Una ditta farmaceutica produce e immagazzina dosi di vaccino. Vaccino sì, ma sono dosi, c’intendiamo. Custodite come un tesoro segreto. Roba forte, roba chimica. Forse è meth. Forse l’amministratore delegato della ditta, naturalmente sotto infidagine (oops, errore di battitura venuto bene), è El Chapo. Il tutto ad Anagni, dove il Nogaret e uno Sciarra Colonna prepararono la cattività avignonese del papato con uno “schiaffo” restato leggendario, un’anticipazione di “Breaking Bad”.
Ristretto e vessato, Bonifacio VIII, nel Dantedì, ha guardato la televisione e ha visto un bacio gay molto casto approntato per Rai1 dalla cattolicissima Vides nel biopic sul Vinci, che per l’occasione leonardesca si è visto appioppare anche una fidanzatina. Il Papa si è stupito: ma fanno solo questo? Possibile che le coppie eterosessuali si denudino e scopino alla grande, e fra maschi ci si riduca a uno spettacolo tanto pudico? Difetto di realismo, eccesso di pudore: proprio lo strano paese.
C’è un magistrato in Calabria, uno che indaga e arresta, benemerito, ma non sempre trova conferme alle infidagini, e allora si prende un po’ di tempo per scrivere una prefazione a un tipo di nome Bacco, coautore di un testo in cui si dice molto autorevolmente che l’epidemia è una panzana, i vaccini acqua di fogna, la vita un complottone di ebrei cattivi con il naso adunco, e così via. Nel Foglio Luciano Capone spiffera tutto, materiali alla mano. Lo storico ufficiale sostiene che la prefazione non fu mai scritta e se scritta fu scritta ma non da lui, dal magistrato della Repubblica, da un altro. Speriamo. Fatto è che il prefatore, cocco del giornalismo nazionale, rischiava di diventare ministro della Giustizia, se non ci fosse stato il presidente pro tempore a impedirglielo, e questo è il paese in cui Giovanni Falcone scrisse con Marcelle Padovani “Cose di cosa nostra”, un saggio magisteriale tra Sciascia e Pirandello sulle verità di mafia. Strano paese, appunto.
A Milano e altrove le donne single superano di numero, pare, le maritate. Sono spesso emancipate e progressiste, credono in una ex presidente della Camera che i diritti e la buona condotta li ha a cuore. Un fastidioso pettegolezzo le raggiunge, le single: dall’assistente parlamentare la loro icona si faceva prenotare il parrucchiere, e altri dettagli morbosetti sui rapporti di lavoro. Un giornale molto autorevolmente la intervista a discarico, cosa in sé sacrosanta, e titola: “La mia assistente mi prenotava il parrucchiere perché sono una donna sola”. Il pensiero corre alla necessità di padiglioni con il call center per le prenotazioni dagli estetisti, almeno in questo strano paese che siamo. Altro che primule.
Tutto si mescola. Vale sempre il sarcasmo, valgono l’ironia e il cazzeggio. Non siamo più liberi e informali, diventiamo schiavi della strampaleria. Mettetela come volete, ma passiamo di stranezza in stranezza. Se continua così, nel Dantedì, finiremo come i pisani, vituperio delle genti. Ma quel magistrato che concorre, concorso esterno, nella diffusione e lettura dei Protocolli dei Savi di Covid, quell’incredibile ex forse ministro Nicola Gratteri, se la caverà? Certo che se la caverà, la sua garanzia è per un’opinione, per quanto strampalata, e noi alla libertà teniamo molto. Purché non sia decretata dal tribunale del Riesame.