Bezzini, l'assessore inamovibile
Il responsabile della Sanità Toscana è accusato per i ritardi nelle vaccinazioni degli over 80. Le opposizioni chiedono la cacciata. Ma per Giani il suo assessore è insostituibile: si intreccia con le suppletive a Siena
Le vicende politiche della Toscana da qualche giorno non fanno che gravitare attorno a un grande interrogativo: che fine farà l'assessore alla Sanità della giunta Giani, Simone Bezzini? Perché se è vero che la vicenda delle vaccinazioni a rilento ai toscani over 80 sembra aver perso l'eco nazionale, da due settimane a questa parte non ci sono stati particolari progressi. Con l'effetto di porre il responsabile delle politiche sanitarie sotto una luce sempre più opaca.
Ieri Bezzini, che in queste settimane non ha mai rilasciato dichiarazioni alla stampa (anche a una richiesta del Foglio ha risposto "no grazie"), convocato d'urgenza dal Consiglio regionale, ha parlato di fronte alla commissione Sanità. E se lui stesso ha finito con l'ammettere che sulla campagna vaccinale destinata agli anziani sono emerse delle "criticità", non ha mancato di addossare gran parte delle responsabilità allo stato centrale. "Non c'è nemmeno una programmazione esatta delle consegne di dosi di aprile e maggio, nessuno ce l'ha fornita", s'è giustificato. La linea difensiva, quando si fa notare che in Toscana è stato vaccinato un numero spropositato di categorie altre (circa 234mila dosi sono state riservate agli "operatori sanitari", quando il numero del personale sanitario nelle strutture pubbliche e private è di circa 72mila unità, e avrebbe dovuto impegnare 144mila dosi) è che alla gran parte di loro, come avvocati e magistrati, sono state somministrate dosi di AstraZeneca, che non possono andare agli over 65. Ma il numero delle dosi del vaccino anglo-svedese ha comunque rappresentato circa un quinto delle forniture totali (166.626 su 664.332), tali da non giustificare una sproporzione nell'andamento attuale delle vaccinazioni.
Ragion per cui, sempre in Consiglio regionale, le opposizioni si sono scagliate contro Bezzini. La Lega ha presentato una mozione di sfiducia che sarà discussa nel Consiglio straordinario del prossimo 7 aprile. Fratelli d'Italia invece, attraverso il capogruppo Francesco Torselli, ha chiesto di istituire una commissione d'indagine per "avere chiarezza" in merito. E se le rivendicazioni delle opposizioni rientrano in un legittimo gioco politico, di tutt'altra natura sono le crepe che si indovinano all'interno della stessa maggioranza. Il primo ad ammettere i ritardi era stato il presidente del Consiglio regionale Antonio Mazzeo, del Pd. Seguito a ruota da una serie di amministratori locali come la sindaca di Empoli Brenda Barnini (sempre del Pd) che in un'intervista al Corriere Fiorentino aveva parlato di "errori conclamati".
Il presidente Giani ha cercato di addossare la responsabilità dei ritardi alla lentezza con cui si è arrivati a un accordo con i medici di base. Che però si erano detti disponibili a effettuare le vaccinazioni sin dalla fine di novembre. Poi ha dovuto subire il contraccolpo dell'ingresso della sua regione in zona rossa dopo essersi lasciato scappare un "ce l'abbiamo fatta a rimanere in zona arancione". In un punto stampa organizzato lo scorso weekend si è mostrato particolarmente nervoso: a una domanda su perché fossero stati vaccinati gli avvocati si è alzato e ha abbandonato la conferenza.
Ma perché non sostituire Bezzini? Il presidente insediato a settembre non lo vuole neppure prendere in considerazione, un passo indietro del suo assessore. Tant'è che una delle prime mosse è stata affiancare all'attuale direttore del dipartimento della Sanità Carlo Rinaldo Tomassini (ereditato dalla giunta Rossi) il capo della protezione civile della Toscana, Giovanni Massini, in un moto di decisionismo alla Draghi. Bezzini, infatti, che ha iniziato a far politica agli inizi degli anni 90, e che dal 2009 al 2014 è stato il presidente della provincia di Siena, alle ultime elezioni regionali ha raccolto 14mila preferenze, il primo nella circoscrizione senese. Quello stesso luogo attorno a cui si agitano molte delle diatribe del Pd toscano, che non ha ancora un candidato per il seggio alle elezioni suppletive alla Camera dell'autunno (dopo che si erano fatti i nomi dello stesso Bezzini, di Giuseppe Conte e ultimamente del neosegretario Enrico Letta). Solo un caso?