Il profilo
Chi è Angelo Giorgianni, il magistrato no vax che piace a Gratteri
Il "Di pietro del Sud. Il pm di "fiale pulite"
Magistrato a Messina, il salto in politica con Dini fino a sottosegretario (con dimissioni). Il passaggio con Mastella: "Ma che gli è preso? Non lo riconosco". Chi è l'autore del libro negazionista che ha incantato Gratteri? Breve biografia
Roma. Il best seller che ha prodotto rischia di essere la sua opera più sobria. E’ stato, ed è, magistrato, la variante siciliana del giudice “vi faccio vedere io” (nella sua città, Messina, lo chiamano il “Di Pietro del Sud”). Elzevirista (ultima sua proposta è lo scioglimento dell’Ordine dei medici “che ha disatteso gravemente al proprio ruolo”). Politico (chi mi candida?) addirittura sottosegretario (si è dovuto dimettere). Nel 2010, viene indicato dal ministero della Giustizia come vicepresidente dell’Oiv. Cosa sarebbe? E’ l’organo indipendente che “monitora il funzionamento del sistema della valutazione e della trasparenza, integrità dei controlli interni”. Avete capito: integrità. Si chiama Angelo Giorgianni ed è il “Fruttero” negazionista, uno degli autori del libro “Strage di Stato. Le verità nascoste del Covid 19”, il premio Strega dei nuovi “spostati italiani”, i tontoloni che ritengono i “vaccini acqua di fogna”.
E’ il testo che si è meritato la prefazione di Nicola Gratteri. L’altro coautore (il “Lucentini”) è Pasquale Bacco che si è esibito a La Zanzara confermando che il prefatore era “informato sui fatti”. Non si creda sia un episodio. Entrambi, Giorgianni & Bacco hanno avuto il privilegio di essere ascoltati alla Camera il 28 luglio del 2020 dove hanno straparlato di dittatura sanitaria e concluso che “siamo vicini all’immunità di gregge e la seconda ondata è impossibile”. Si sa come è andata.
Ma chi è Giorgianni? Ha fatto parte del pool di Messina dove si è distinto per le sue inchieste a 18 carati. Non è un modo di dire. Avevano tutte l’oro come complemento di specificazione: “foto d’oro”, “appalti d’oro”, “parcelle d’oro”, “autostrade d’oro”, “quadri d’oro”. L’enfasi, lo strascico e i personaggi coinvolti fecero parlare di “Tangentopoli siciliana”. E’ finita come doveva finire. Tante assoluzioni. La condanna più eclatante è quella di Giuseppe Astone, ex sottosegretario alle Poste: a 88 anni gli hanno tolto il vitalizio. La parola anche in quel caso fu “sistema”. Sistematicamente l’epilogo è uno: la candidatura in politica.
Giorgianni nel 1996 salta in parlamento, al Senato. Il suo è un piccolo grande capitolo del romanzo italiano: toga e seggio. Querela i giornalisti colpevoli di scrivere che vuole candidarsi. E’ la querela per retroscena, una nuova tipologia di reato evidentemente introdotto dal suo codice. Prova a sinistra e al centro. Si dice che bussi al Pds, al Ccd. Si racconta che ci abbia provato con Massimo D’Alema, ma anche in quella occasione il “baffo” indirizzò bene l’ex segretario. Niente candidatura rossa.
Giorgianni viene alla fine inserito nelle liste di Rinnovamento Italiano di Lamberto Dini, eletto nella circoscrizione di Fano. Confidano che abbia una casa alle Eolie notevole (siamo in zona querela). Diventa sottosegretario agli Interni del primo governo Prodi, ma è costretto a dimettersi. Questa è la parte seconda: il contrappasso. Un imprenditore lo tira in mezzo. Parla di una “cena in barca al largo di Lipari con il compagno ministro”. E’ Dini a quel punto a chiedergli un atto di responsabilità. Giorgianni si rifiuta. Inizia dire “che ci penserà” ma che contro di lui è in atto “un attacco politico”. Si dimetterà e trasloca nell’Udeur di Clemente Mastella che per fortuna invecchia benissimo e che a leggere le tesi di Giorgianni dice oggi: “Ma che gli è preso? Lo stavo per chiamare per dirgli che così si genera sfiducia nella gente. Non scherziamo”.
Basti sapere che per indurlo alle dimissioni, Prodi era pronto a revocargli l’incarico come fece Ciampi con un altro grande eroe del nostro tempo. Era il generale arancione e no vax Antonio Pappalardo. E’ la conferma che, a volte, le biografie e le minchionerie si intrecciano.