Giovane Roma

Il candidato sindaco ventenne che "parla con tutti" (e con Bettini)

Ambiente, lavoro, diritti: esportare in altre città "fronte trasversale" che imponga la tematica giovanile

Marianna Rizzini

"Le primarie del centrosinistra si devono fare, unica eccezione: se si converge su Nicola Zingaretti", dice Lobuono

“Eccome se sono in campo”. Così risponde Federico Lobuono a chi gli chieda se ha mai pensato di ritirarsi dalla contesa, lui ventenne candidato indipendente a sindaco della capitale, alla testa della “Giovane Roma”, ma anche ventenne che si confronta politicamente, tra gli altri (“io parlo con tutti”, dice) con Goffredo Bettini, guru di Nicola Zingaretti, inventore di schemi vincenti sulla città e mentore di leader pd, ieri descritto sul Corriere della Sera come colui cui si rivolge quotidianamente per lumi Giuseppe Conte. Non ha pensato “neanche un minuto” di rinunciare, Lobuono, nelle sacche di quella che, al momento, ancora appare come una non-campagna elettorale, con le primarie del centrosinistra non pervenute, i nomi di prima linea chiusi nei cassetti e il sindaco Virginia Raggi in cerca di bis, ma senza l’appoggio di tutto il M5s. “Le primarie del centrosinistra si devono fare”, dice Lobuono. “Unico caso in cui si potrebbero evitare: se, dopo aver sentito le varie anime della coalizione, ci si accorda sul nome di Nicola Zingaretti. Solo lui infatti potrebbe, scendendo in campo, ottenere l’effetto di far rientrare la candidatura di Carlo Calenda e contemporaneamente intercettare molti consensi a Cinque stelle”.

L’idea è in linea con quella che i vertici zingarettiani del Pd, quando Zingaretti era segretario, hanno sostenuto: allargare l’alleanza M5s-Pd anche sul piano locale, ove possibile, nomi permettendo. Ed è naturale che la stessa oltrepassi gli steccati dell’età, visto che il giovane Lobuono dialoga con tutti e tanto più con l’area bettinian-zingarettiana, essendo comunque, pur indipendente, “un ragazzo di centrosinistra”. E però intanto il candidato gira in monopattino per Roma per la sua, di campagna elettorale: quartiere per quartiere, on-line quando la zona è rossa, animato dalla prospettiva a breve termine “di giocare per vincere, e cioè per mandare uno dei nostri in Consiglio comunale” e da quella a lungo termine di “esportare in altre città” lo schema di una forza politica che mette “al centro la tematica giovanile”, ma senza lagne (no ai sussidi, sì al lavoro), in nome della competenza (“vogliamo essere aiutati da chi ne sa più di noi, manager ed esperti”, diceva Lobuono qualche mese fa, al lancio della candidatura).

 

Facendo un passo indietro: il giovane candidato, pugliese trapiantato a Roma, tre anni fa, sedicenne, all’interno del Pd, ha fondato l’associazione “Pischelli in cammino”. Poi si è iscritto a Italia Viva, ha iniziato a parlare in tv (varie apparizioni a “Non è L’arena”, su la7), ha continuato a studiare e a lavorare, fino ad arrivare alla decisione di mettersi in proprio, al grido di “i giovani non devono aspettare che qualcuno li chiami”. E adesso gli fa rabbia “che nella partita di Roma, così importante, ancora non si conoscano i nomi dei due candidati di punta del centrosinistra e del centrodestra, per non dire appunto della questione primarie”. L’obiettivo numero uno è “creare un fronte generazionale trasversale, dialogando con varie forze politiche, per poi presentarsi a elezioni, come è stato fatto in altri paesi”. Ma lo spazio c’è? “Il governo Draghi sta trasformando i partiti, come si è visto con il Pd e con i Cinque Stelle. E anche la Lega ha virato in direzione più europeista. Penso ora ci sia spazio per i nostri temi chiavi: ambiente, diritto allo studio, lavoro. Per questo vogliamo replicare la nostra iniziativa su Roma in altre città”. Tanto più che si vota anche a Milano, Bologna, Napoli. Sul voto ai sedicenni (di cui parla Enrico Letta) Lobuono sarebbe anche a favore, “però intanto dobbiamo portare a votare i diciotto-ventenni, quelli che potrebbero votare ma non vanno alle urne”.

  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.