Foto Roberto Monaldo / LaPresse

Democratici che?

Paolo Cirino Pomicino

No, caro Letta, con la libertà dei parlamentari non si scherza. Ripensaci

Quando si tocca il regolamento del parlamento bisogna andare con i piedi di piombo perché si interviene sull’organo massimo della nostra democrazia. Abbiamo dovuto aspettare Joe Biden per sentire che il palazzo del Parlamento non è una casa in cui risiedono cittadini privilegiati ma è la sede dei rappresentanti del popolo le cui funzioni hanno prerogative particolari. I parlamentari passano ma le prerogative devono restare. Dal 1993 un grumo di interessi politici ed economici hanno cominciato a martellare il parlamento della Repubblica forse senza ancora neanche avere la consapevolezza degli effetti che si producevano sulla democrazia italiana. Si cominciò con la modifica dell’articolo 68 della Costituzione che dava alla funzione legislativa una immunità penale rimovibile solo dallo stesso Parlamento e la magistratura inquirente è diventata subito un potere improprio e, paradossi della storia, mantiene essa sola una impunità totale per ogni atto che compie. Poi si è passati agli stipendi e ai cosiddetti vitalizi che consentivano ai rappresentanti di ogni classe sociale di poter rappresentare il popolo. Da domani in Parlamento andranno prevalentemente ricchi, pensionati e disoccupati.

 

Adesso si vuole intaccare la libertà del parlamentare sotto il nobile ombrello della indignazione verso il trasformismo parlamentare. Dispiace molto che quest’ultimo attacco arrivi da un autorevole democristiano di lungo corso come Enrico Letta già presidente dei giovani popolari europei per un quadriennio nei primi anni novanta e poi vicepresidente del partito popolare italiano nel biennio 1996-98. Non potendo mettere un vincolo di mandato come volevano i cinque stelle perché impedito dalla nostra santa Costituzione si riduce l’esercizio di quella libertà impoverendola ed isolandola. La proposta, infatti, dice che quando un parlamentare lascia il proprio partito non va nel gruppo misto con il suo bagaglio finanziario di 56 mila euro che gestisce il gruppo di appartenenza ma se non passa in un altro partito rimane solo ed isolato e senza i mezzi per poter svolgere la propria funzione di legislatore.

 

Stiamo scherzando col fuoco perché si comincia a ridurre nei fatti la libertà di un parlamentare e la storia ci insegna che quando questo accade non si sa poi dove si va a finire. Il trasformismo, inesistente nella prima repubblica, lo si combatte con partiti con identità talmente precise da innescare quel senso di appartenenza nei suoi militanti e negli elettori. E’ questo il vero antidoto al cambio di casacca. Si guardi al trasformismo dello Stato liberale prefascista. Scomparve con l’arrivo sulla scena dei partiti di massa con identità diverse e percepibili e con il sistema proporzionale. E’ ricomparso con la seconda repubblica nella quale sono sparite le identità ed è ritornato il maggioritario con un crescente affanno della nostra democrazia con governi che somigliano molto all’indimenticabile governo Facta. E meno male che la proposta la fa il Partito democratico!

 

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