Utopia del golfo

Le isole della "salute" di Vincenzo De Luca. L'acchiappaturista

L'ultima del governatore campano. Fare delle isolette covid free come la Grecia

Francesco Palmieri

A Capri, Ischia, Procida vaccinazione di massa di tutti gli abitanti per salvare il turismo. Un modo per renderle appetibili agli stranieri? A Napoli cresce la curiosità di capire quale sarà la regola anche rispetto al turismo di prossimità

Assai più incongruente della letteratura, la storia volle che a metà settembre 1943 gli ufficiali della Marina britannica si affacciassero dal Salto di Tiberio per osservare, con un cannocchiale già usato dai turisti, i fumi che si levavano su Napoli ancora occupata dalle truppe germaniche. E che dalla città, su barche e barchette, centinaia di fuggitivi si dirigessero verso Marina Grande per riparare a Capri, valicando in poche miglia marine il confine tra guerra e pace, tra gli editti del colonnello tedesco Walter Scholl e il libero ascolto della BBC. Più incongruente della storia, o incongruente quanto quella, sembra l’intenzione del governatore campano Vincenzo De Luca di vaccinare subito in massa tutti gli abitanti delle isole del Golfo, Capri, Ischia e Procida, per renderle ‘Covid-free’ mentre ancora su Napoli – e sul resto della Campania – il virus occupante si comporta più o meno con la spietatezza dell’Oberst Scholl. L’obiettivo di De Luca – tra i primissimi vaccinati della regione, il 27 dicembre – è il salvataggio del turismo per la prossima estate, sull’esempio della Grecia che programma di immunizzare entro questo mese le isole egee.


È sensato dare la priorità ai 40 mila ischitani vaccinabili, a 10 mila capresi e 8 mila procidani mentre sulla terraferma i campani “fragili” stanno ancora aspettando la seconda dose? Ha senso che le isole beneficino di una prelazione sanitaria rispetto a Sorrento e Positano, a Paestum e ai Campi Flegrei? Senza contare la stessa Napoli, dove la pandemia ha spianato l’economia turistica prosperosa negli ultimi anni come forse mai. Se la motivazione ‘Covid-free’ orientasse davvero le prenotazioni turistiche, vorrebbe dire che chi arriva dall’Italia settentrionale o dall’estero dovrebbe scappare direttamente dalla stazione Centrale o dall’aeroporto di Capodichino verso gli imbarchi di aliscafi e vaporetti senza fermarsi neppure a prendere un caffè o a scattare un selfie a Napoli, dove “le tenebre, giunte dal Mediterraneo, avvolgono la città odiata dal procuratore”. Anzi dal governatore, simile al Pilato nella Gerusalemme di Il maestro e Margherita immaginata da Bulgakov.

 

A proposito di russi, poiché Capri rievoca le ombre di Gor’kij e Lenin, De Luca è in ambasce per l’accordo sullo Sputnik V: l’incognita grava sull’esito del contratto con cui la Regione Campania ha prenotato tre milioni e mezzo di dosi del vaccino (500 mila subito, il resto nei mesi successivi) senza che l’Agenzia del farmaco si sia ancora pronunciata sul suo impiego. De Luca ne lamenta la lentezza, perché – ripete – “siamo in guerra”. Il suo è un messaggio obliquo al premier Draghi, simile a quello di un orchestrale che non gradendo l’andamento della sinfonia contende al direttore la scansione del metronomo.

 

Intanto, nella città gravata dalle tenebre del Mediterraneo, cresce la curiosità di capire – se i residenti delle isole saranno immunizzati – quale sarà la regola anche rispetto al turismo di prossimità. Ossia di coloro che con le barchette fuggivano un tempo dalle maschinenpistole di Scholl verso Capri, e che col tempo si sono fatti la seconda casa per esempio a Ischia, dove i Comuni sono sei. Chissà a quali condizioni riceveranno il pass per tornare a bagnarsi al lido Ricciulillo o al Dai Tu’, esercizi storici già sopravvissuti a una stagione di Covid. Chissà se a Procida, prossima Capitale italiana della Cultura, l’immunizzazione asseconderà l’ambizione del ruolo. E se a Capri, dove diceva Arbasino “ci sono già passati tutti, e hanno già fatto tutte le foto”, torneranno persino i russi. Lusingati dalla voglia di Sputnik del governatore.     
   Francesco Palmieri

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