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Le risposte che servono sulle riaperture. Così la politica legge la protesta dei ristoratori
Il punto sui ristori, le ragioni delle categorie, la condanna della violenza. Parlano Tajani, Stefàno, Romani, Comincini e Lollobrigida
Ieri, martedì 6 aprile, ristoratori, ambulanti e altri commercianti hanno protestato davanti al Parlamento per le restrizioni cui sono costretti dalla pandemia. Ci sono stati anche momenti di tensione con la polizia. Per Antonio Tajani, vicepresidente di Forza Italia, per rispondere agli operatori in difficoltà "serve un'azione forte dal punto di vista economico e fiscale”. “Stiamo affrontando una pandemia devastante in tutto il mondo", dice. "Ci sono stati ritardi sulle vaccinazioni da parte del governo Conte. Chiediamo di tornare alle zone gialle dove possibile, abbiamo chiesto di verificare, nei prossimi giorni, dove si può compiere un passo in avanti.
“Credo che le ragioni della protesta siano da comprendere", aggiunge Dario Stefàno (Pd). "Anche nei provvedimenti che stiamo elaborando. La manifestazione è comprensibile, la violenza no: è un peccato che i soliti abbiano usato strumentalmente quell'occasione per annebbiare anche ragioni vere, che ci sono. Le forze estreme speculano sulle ragioni di quelle categorie. Il governo deve provare a fare di più e rendere più veloci i provvedimenti. Il tempo è una variabile fondamentale. So che lo diciamo da mesi ma siamo nella morsa di una pandemia che non ci immaginavamo così forte e così lunga”.
Paolo Romani (Cambiamo) sostiene che si sia "giunti a questo punto non dando certezze sulla ripresa". "È il momento - dice - che la politica italiana usi degli algoritmi che altri paesi già usano, che si faccia una pianificazione in modo che la gente sappia quando si aprirà. Non si possono riaprire le saracinesche da un giorno all'altro. Potrebbero servire altri venti, quaranta giorni: oggi c'è un problema di contagi che finché non si completa il piano vaccinale purtroppo non si può sottovalutare. Gli italiani stanno dimostrando con fatica molta pazienza. D'altra parte c'è il meccanismo dei ristori che non sta funzionando: l'ultimo decreto Sostegni è tale che una piccola azienda che fattura 120mila euro all'anno e ne perde 60mila ha un ristoro di 2.500 euro. Non c'è proporzione tra la perdita di attività e il ristoro che viene fatto".
“Lo stato ha fatto tanto fino a oggi. Lo dico guardando la mole di risorse stanziate", dice il senatore dem Eugenio Comincini. "Sono consapevole che nonostante questo non si riesce ad arrivare a tutti e nella modalità che ciascuno si aspetterebbe. Le situazioni sono diversificate. Ma è lo stesso comprensibile che ci sono settori che faticano più di altri. La situazione che stiamo vivendo è quella che vive nel mondo chi ha subito restrizioni. Dev'essere uno stimolo per lo stato a dare risposte, non solo in termini economici ma anche di una diversa operatività e possibilità di tornare ad operare. È importante che il Cts e il governo entrino nel merito delle diverse situazioni per dare risposte adeguate. Molte categorie chiedono non ristori ma tornare a lavorare. Ieri abbiamo visto scene problematiche, forse anche istigate da soggetti infiltrati nella manifestazione, ma non si può non riconoscere la sofferenza di queste categorie”.
Ieri in piazza con centinaia di commercianti c'erano anche rappresentanti di Fratelli d'Italia. Il deputato meloniano Francesco Lollobrigida dice che, “accanto alla condanna esplicita della violenza, c'è la presa d'atto dell'esasperazione degli operatori che vedono andare in fumo ciò che hanno costruito nella vita. Il governo Conte ha agito male e il governo Draghi sta agendo alla stessa maniera. Noi chiediamo riaperture sicure e immediate. I nostri alleati di centrodestra li giudichiamo sui fatti: portiamo avanti molte iniziative in Parlamento e siamo pronti a sostenere quelle azioni che si allineano coi nostri programmi e con l'interesse dell'intera nazione”.