Fabiano Amati (foto dal profilo Facebook)

"La Puglia occulta i dati sui vaccini", ci dice il consigliere Amati

Luca Roberto

In regione i sacerdoti e i dipendenti comunali vengono vaccinati prima degli ultraottantenni. "Arbitrarietà inaccettabile e gestione da commedia. Non si può far dire ai numeri ciò che non dicono". Parla l'esponente del Pd pugliese

Com'è possibile che in Puglia, in spregio a qualsiasi ossequio al piano vaccinale del generale Figliuolo, si stia procedendo indefessi alla vaccinazione di sacerdoti, dipendenti comunali (ultimo caso oggi a Martina Franca) e delle società pubbliche regionali? Qual è il criterio che ha permesso alla regione terz'ultima per numero di dosi somministrate (la campagna per vaccinare gli under 80 partirà solo il 12 aprile) di eludere la priorità di mettere in sicurezza i più fragili? "Non c'è scritto da nessuna parte che queste categorie dovevano godere di un accesso prioritario", dice al Foglio il consigliere regionale del Pd Fabiano Amati. Che da qualche settimana denuncia le lentezze e l'arbitrarietà della campagna vaccinale che pian piano sta derubricando la Puglia a trafiletto esotico in cui si denunciano sempre nuove stramberie giornaliere. "Inizialmente il problema è stato l'eccesso di burocrazia, che ha causato una lentezza delle somministrazioni nei centri vaccinali. Poi ovviamente ha influito la questione dei furbetti, con le somministrazioni che sono avvenute nella più completa e inaccettabile discrezionalità sin dall'inizio, quando le dosi Pfizer, destinate agli operatori sanitari e al personale scolastico, con l'allargamento delle maglie interpretative sono state sottratte agli anziani. Ma con il subentro del piano Figliuolo la divisione per categorie, che ricorda l'Italia delle corporazioni, sarebbe dovuta cessare. E invece adesso spuntano i sacerdoti...In cui, devo dire, ravviso un malinteso dottrinale in materia di misericordia". 

Amati, che ha contestato i numeri sulle dosi AstraZeneca in possesso della Regione ma non ancora utilizzate (l'assessorato alla Sanità dava conto di 39mila dosi ma in realtà sono 80mila), spiega di aver chiesto all'amministrazione regionale l'elenco dei vaccinati, l'unico documento, in assenza di un un piano di vaccinazione regionale reso pubblico, da cui si potrebbero evincere quali categorie sono state privilegiate nella profilassi. E qui inizia quella che lo sfidante di Emiliano alle primarie del Pd per la scelta del candidato governatore definisce "una commedia di Eduardo De Filippo". "Quando ho cercato di avere accesso a questi dati, mi è stato risposto che era in violazione della legge sulla privacy. Ma la vaccinazione è un trattamento sanitario a valore collettivo, non individuale", prosegue Amati. "Faccio reclamo e il Consiglio regionale lo accoglie. Nell'ultimo sollecito per avere i dati il dirigente me lo riscontra con una lettera indirizzata alla segreteria generale della Giunta. In cui in sostanza si dice: 'sto per fornire la documentazione richiesta. Se avete qualcosa da contestare, fatelo subito'. Una formula semi nuziale: chi sa dica ora o taccia per sempre. Il che è un segno inquietante dell'interferenza e di quanto gli organismi di gestione si facciano condizionare dagli organi di indirizzo politico. Tutto questo fa subodorare un'ipotesi di occultamento. Peraltro a un certo punto ricevo una lettera in cui mi si comunica la disponibilità a fornire i dati, però nascondendo l'identità e i dati anagrafici: ecco l'elemento di commedia. Voglia sperare sia sciatteria e non altro". 

Alla luce di questo racconto così composito, si può dire che Emiliano abbia voluto accontentare un certo tipo di clientele? "Voglio sperare di no, ma secondo me la questione è molto più banale: non si è avuto il controllo di questa dinamica. La campagna di vaccinazione ci è sfuggita di mano, con una sorta di federalismo territoriale in cui ognuno fa quel che vuole", risponde Amati. "La vaccinazione di soggetti che non avevano il requisito escludo che sia una decisione della Giunta. Penso che sia dovuta alla mancanza di indicazioni chiare, che ha portato nelle singole Asl a interpretare con formule di comodo. La vicenda dei sacerdoti di Taranto è emblematica: il vescovo sostiene che la loro vaccinazione l'abbia autorizzata il Prefetto. Che poi però ha smentito. Sembra di essere tornati nell'Italia degli anni 50, con il farmacista, il medico condotto e il prete. Al di la della regola ci sono queste quattro personalità morali e professionali delle città che decidono si possa fare quello che oggettivamente non si potrebbe".

 

La Puglia peraltro continua ad avere un tasso di mortalità (2,47) e di incidenza (negli ultimi giorni 598 positivi ogni 100mila abitanti) tra i più alti d'Italia, non ha puntato sullo screening attraverso i tamponi rapidi (ne fa in media la metà rispetto al calcolo nazionale), e le scuole che hanno aperto le aule per il minor numero di giornate tra tutte le regioni. "Se siamo qui a parlarne è ovvio che qualcosa non ha funzionato. Se lo stato dovesse impugnare l'ordinanza di Emiliano con cui si garantisce la didattica integrata fino alla fine del mese, secondo me farebbe bene. A maggior ragione perché se hai vaccinato gli insegnanti non puoi tenere le aule chiuse", dice ancora Amati. Cosa valuta in generale la gestione dell'emergenza sanitaria? "Nelle promesse sul futuro vedo grande autoreferenzialità. Più che promettere bisognerebbe fare i conti con quello che si è fatto". Come giudica il lavoro dell'assessore Lopalco? "Crede che fare l'epidemiologo coincida con il sapere tecnico, ma per guidare un'amministrazione pubblica serve altro". In ultimo la smentita più importante. Emiliano continua a ripetere che i ritardi sarebbero imputabili anche al fatto che il 40 per cento dei pugliesi rifiuta il vaccino di AstraZeneca. Ma sulla validità di queste affermazioni non c'è nulla di scientifico. E infatti Amati le liquida a mo di "aneddotica. Chiunque si presenta alla vaccinazione e rifiuta ha l’obbligo di sottoscrivere un atto di rifiuto. Forse questa procedura è ignota. Negli elenchi delle Asl risulta una percentuale molto minima di sottoscrizioni di rifiuti, statisticamente non rilevante. E i numeri sono numeri e non si possono massaggiare per fargli dire ciò che non dicono”.

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