Nicola Zingaretti, presidente della regione Lazio (Ansa)

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Nel Pd tornano di moda gli Andreatta. Carta per Zinga a Roma

Un nuovo ideologo per il segretario Letta, mentre Bettini annuncia la creazione di una nuova componente all'interno del partito. Per il Campidoglio molto dipenderà dalla scelta di Virginia Raggi

Nonostante gli ottimi sondaggi Nicola Zingaretti non ha cambiato affatto idea: non ha nessuna intenzione di candidarsi al Campidoglio. E ha pronunciato il suo no prima ancora di incontrare Enrico Letta che è in pressing nei suoi confronti perché non è affatto convinto della candidatura di Roberto Gualtieri, soprattutto perché vorrebbe rinnovare quella parte del gruppo dirigente del Pd romano che sostiene l’ex ministro dell’Economia.


Tra i tanti motivi che spingono Nicola Zingaretti a rifiutare l’insistenza del segretario del Partito democratico c’è ne è uno di carattere squisitamente politico. La presenza di Virginia Raggi, sostenuta dai grillini, creerebbe un problema all’ex leader dem, che ha fatto dell’alleanza con i 5 stelle la cifra della sua segreteria. Spiegano i suoi in regione: “Come fa Nicola a candidarsi contro la Raggi e i grillini a Roma dopo che ha portato addirittura i 5 stelle in giunta alla regione?”. Dunque solo una cosa potrebbe costringere Zingaretti a cedere alle continue pressioni di Letta: il ritiro della sindaca di Roma dalla corsa al Campidoglio. Un ritiro però che la Raggi esclude nella maniera più assoluta e i grillini che non la vorrebbero sembrano propensi a credere che nemmeno Giuseppe Conte sia in grado di rimuovere questo ostacolo. Ma chissà.


È invece sempre più pronto alla partita capitolina Roberto Gualtieri. L’ex ministro dell’Economia freme, anche se al Nazareno continuano ad avere dubbi. Per sbloccare la situazione che rischia di incancrenirsi nei prossimi giorni il Pd potrebbe dare il via libera alle primarie, lasciando la possibilità a Gualtieri di fare un altro passo verso l’agognato Campidoglio. Al Partito democratico nel frattempo, nonostante le sue reiterate smentite continuano a pensare che sarà Guido Bertolaso il candidato del centrodestra per Roma. Anche perché gli ultimi sondaggi riservati che lo riguardano lo danno in grado di battere sia Virginia Raggi che Roberto Gualtieri.


Se Goffredo Bettini è stato l’ideologo della segreteria Zingaretti, ora per Enrico Letta sembra svolgere questa funzione Filippo Andreatta, figlio di Beniamino, nonché “maestro” del nuovo leader dem. Nel Pd non sono sfuggite le ultime interviste prodighe di consigli ulivisti di Filippo Andreatta che pareva dare la linea a Letta. Tra l’altro, dell’altra figlia di Beniamino Andreatta, Eleonora detta Titti, oggi a Netflix, si parla con sempre più insistenza come prossima amministratrice delegata della Rai al posto dell’uscente Fabrizio Salini, anche se la Andreatta non sembra avere intenzione di farsi tentare dalla politica.
 

Ma tornando a Goffredo Bettini, una delle correnti del Pd, ossia quella degli ex renziani di Base riformista è entrata in allarme per la sua decisione di dare vita a una propria componente dentro il partito, che farà il suo debutto domani. A mettere in allarme gli ex renziani del Pd non è soltanto la caratterizzazione smaccatamente di sinistra di questa componente o la sua propensione a fondersi con il partito di Conte. No, a preoccuparli è il rapporto che questo pezzo del Pd sembra avere con il governo Draghi. A destare l’allarme in Base riformista è stata questa affermazione di Bettini fatta al Riformista: il Pd sostiene Draghi “sapendo che il suo esecutivo è transitorio, preparatorio a una futura inevitabile e salutare sfida tra destra e sinistra”. Questo atteggiamento nei confronti di Draghi per gli ex renziani è indice di una voglia di indebolire il presidente del Consiglio e di confinare il Pd, pur guidato da un ex popolare come Letta, in un perimetro di sinistra.

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