Verso le riaperture

Draghi, inzia la fase crescita. L'altro successo: "Abbiamo moderato Salvini"

"Il Pnrr sia una bandiera di tutti i partiti"

Carmelo Caruso

Incontra i partiti dopo l'approvazione dello scostamento e del Def. Stime positive sulla crescita. L'asse fra ministri di centrodestra. Letta fa da sè e parla con il premier. In difficoltà il M5s che si presenta con Crimi. Draghi: "Accelerazione e condivisione"

Roma. Uno scostamento da 40 miliardi approvato in un consiglio dei ministri durato un’ora. Una “maratona d’ascolto” con i leader di partito che è iniziata e continuerà. E poi il Def. Mario Draghi la chiama la fase “dell’accelerazione e della condivisione. E’ la fase della crescita”. Ha un’idea precisa: vuole valorizzare il Pnrr che presenterà a fine mese all’Europa. Vuole che si dica che “l’Italia è solida, unita e affidabile”.


Questo è il suo desiderio: “Mi piacerebbe che questo piano non sia la bandiera o la medaglia di qualcuno ma che tutti i partiti possano rivendicare i meriti e qualcosa”. Oggi terrà una conferenza stampa. Non la farà per celebrare il conseguimento di un obiettivo che si era prefissato, ma per preparare il paese alla grande corsa: riaperture e Recovery. Scostamento, Def, Pnrr si inseriscono in una cornice che è la cornice. Sono fatiche che si sono sovrapposte e che hanno tenuto impegnato il governo, l’agenda del premier. Ma c’è dell’altro. Draghi è convinto che questa esperienza di governo abbia già prodotto qualcosa di importante: la mitezza degli smoderati. Pensa a quei leader che in passato hanno mostrato una certa aggressività e che oggi siedono nell’esecutivo in maniera ordinata. Si fa riferimento a Salvini.

 

Per la prima volta, il segretario della Lega, ha lasciato che i due capigruppo di Camera e Senato venissero accompagnati di fronte a Draghi da Giancarlo Giorgetti e dal sottosegretario Claudio Durigon. Ha rinunciato senza parlare di rinuncia. Ieri, si è infatti verificato qualcosa di impensabile. Di fronte a Draghi c’era il responsabile economico Alberto Bagnai, l’euroscettico sempre meno scettico (per ragion di stato) e sempre più composto. E va detto che i ministri leghisti hanno trovato un loro modo di partecipare e incidere. Fanno asse con i loro colleghi di Forza Italia e tutti e sei sperimentano per la prima volta la sensazione di essere complici. Si può dire altrettanto fra Pd e M5s? Sono due partiti, Fi e Lega, che si stanno rigenerando al contrario del M5s che, ieri, si è caricato sulle spalle il ministro Stefano Patuanelli.

 

Chi lo rappresenta adesso? Giuseppe Conte non è ancora il leader ma il quasi leader. Fino a poche ore prima dell’incontro con il premier non si sapeva quali esponenti del movimento si sarebbero presentati. Alla fine è riapparso Vito Crimi che è il reggente ma di cosa precisamente? Il Pd, per merito di Enrico Letta, è riuscito invece a costruire un rapporto speciale con il premier. Ha schierato il partito su Draghi e non ha bisogno dell’intermediazione dei ministri per raggiungerlo. Si è parlato di “scarsa collegialità”, di una contrapposizione fra ministri tecnici e politici. Ma poi c’è davvero qualche ministro che ha avuto il coraggio di farlo notare al presidente? I ministri hanno ieri giocato a smentire e dare colpa alla stampa: “Abbiamo trovato la porta sempre aperta” assicuravano.

 

Draghi li ha difesi ancora e non solo Roberto Speranza ma tutti. Ha ripetuto: “Li ho scelti uno per uno”. Rifiuta l’idea che ci sia una divisione perché se c’è non riguarda certo lui. La competizione è fra i singoli ministri ed è anche una bella competizione. Ieri dal Mise facevano notare che molti dossier, come quello Embraco, rimane sul tavolo. Voleva essere un invito ad Andrea Orlando ad accelerare e a collaborare meglio. Dario Franceschini si sta smarcando dalle posizioni più rigoriste di Speranza così come si sta smarcando dal contismo.

 

Si va verso le riaperture confortati dai dati ma senza l’ossessione delle date. Sul tavolo ci sono protocolli che possono fare tornare “il gusto del futuro” che è la frase che Draghi ripete. E c’è soprattutto un documento di economia e finanza che prevede una crescita del Pil, per il 2021, pari al 4.5 per cento. Nel 2022 del 4.8 per cento. Si sta spendendo e molto per sostenere l’economia con ristori, sostegni, e però nel 2022 il rapporto deficit/pil dovrebbe scendere del 5.9 per cento. C’è, è questa è vera, un’angoscia che riguarda i vaccini, le vicissitudini. Ma da Palazzo Chigi si precisa che la fiducia non “è crollata come si racconta”. Il governo vuole attendere ancora la pronuncia di Ema si interverrà con una campagna di sensibilizzazione importante. In ogni caso l’urgenza è vaccinare gli over sessanta entro fine estate. Ieri, il Nyt elogiava Draghi “che sta rendendo l’Italia un importante attore in Europa”. I partiti, da domani, cercheranno di prendere un pezzo di quel successo. E per Draghi sarebbe questo il vero successo.

 

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  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio