la strategia del Nazareno
Ecco le richieste che Letta presenterà a Draghi sul Recovery plan
Più tutele a donne e giovani, il riguardo per il sud. E poi più risorse per scuola e non autosufficienti. La Hydrogen valley del Mezzogiorno e l'Erasmus dei lavoratori, il superbonus digitale e una proposta di governance chiara. Ecco il dossier che il Pd porterà al premier venerdì
Più attenzione a giovani e donne, con requisiti stringenti sulle assunzioni delle aziende che intendono partecipare ai bandi di gara. Una “Hydrogen valley” nel Mezzogiorno. Un cambio di prospettiva nel piano di assunzioni nella Pubblica amministrazione e una svolta nella strategia di sviluppo della banda ultralarga. Un “Erasmus dei lavoratori” su scala nazionale e un deciso aumento dei finanziamenti su tutto il settore scolastico. E, infine, un’indicazione sulla fisionomia della governance: composta da sette esperti e sganciata il più possibile da logiche di spartizione politica. Sono queste, in sintesi, le principali proposte che compongono il documento che Mario Draghi si vedrà consegnare venerdì pomeriggio dalle mani di Enrico Letta, che insieme al capo delegazione Andrea Orlando e alle due capigruppo Debora Serracchiani e Simona Malpezzi presenterà al premier le richieste del Pd per migliorare il Piano nazionale di riforma che entro il 30 aprile andrà inviato a Bruxelles.
Il dossier è di fatto già pronto, al netto del labor limae della vigilia. A redigerlo ci ha pensato per lo più Antonio Nicita, ordinario di Economia alla Lumsa, che al Nazareno ha la delega sul Pnrr e che ha coordinato i lavori della segreteria del Pd e s’è confrontato anche coi ministri dem. Ed è a partire dalla governance del piano, che andrà definita con un decreto ad hoc, che Letta offrirà un modello di riferimento ben preciso: quello del “Regolatory scrutiny board”, il Comitato per il controllo normativo che vaglia l’impatto dei progetti approvati dalla Commissione europea e ne verifica l’aderenza agli obiettivi comunitari. Come quel board, anche l’organismo che il Pd immagina al vertice della cabina di regia del Recovery plan è composto da sette persone (quattro alti dirigenti della Pa e tre tecnici reclutati con concorso, assunti a tempo pieno e retribuiti coi fondi del Pnrr), e come quello anche questo è pensato per durare (fino al 2026) a prescindere dai cambi di governo, così da creare una governance immune alle logiche dello spoils system. Avrebbe potere consultivo e non decisionale, ma verificherebbe il corretto avanzamento dei lavori nel rispetto delle tabelle di marcia fissate da Bruxelles, da cui dipende anche l’erogazione progressiva dei fondi.
Quanto alle incognite sull’esecuzione dei progetti, al Nazareno propendono per un piano di concorsi di largo respiro in seno alla Pa, che dunque non richieda d’indire dei bandi per ogni singola opera ma che invece, sul modello dell’Assessment center di Bruxelles, miri a creare un database di professionisti che possano essere poi selezionati, di volta in volta e secondo delle prove specifiche, per i vari progetti. Un modo, tra l’altro, per evitare che si attribuisca eccessivo valore alle esperienze già maturate nella Pa penalizzando così i neolaureati.
E alla tutela dell’occupazione giovanile, oltreché a quella femminile, mira anche un’altra norma: quella che vuole introdurre, tra le condizioni di eleggibilità delle imprese ammesse al finanziamento dei progetti, precisi requisiti in termini di quote di assunzioni, anche con contratti di formazione, di donne e di under 35.
Viene poi indicata l’esigenza di stabilire una ripartizione appropriata dei fondi per lo sviluppo delle tecnologie innovative a favore del sud, anche per conseguire l’obiettivo della coesione territoriale indicato dalla Commissione: ed è in questo solco che s’inserisce l’idea ambiziosa di una “Hydrogen valley del Mezzogiorno”. Sempre in questo senso, al Nazareno stanno ragionando anche su un fondo per la mobilità dei lavoratori: una sorta di “apprendistato in prestito”, che ricalca l’idea in gestazione a Bruxelles del “Job Erasmus” e che preveda un trasferimento momentaneo dei dipendenti delle aziende del sud in quelle del nord (e, in alcuni casi, anche il contrario). C’è poi la proposta di un Superbonus digitale, che estenda gli sgravi al 100 per cento anche per i progetti di cablatura degli edifici e delle case. Quanto allo sviluppo della banda ultralarga, si indica nel cofinanziamento pubblico privato la soluzione migliore per evitare la duplicazione delle infrastrutture, con contributi mirati alle imprese che decidono di investire nelle aree grigie. E sempre alla valorizzazione della cooperazione pubblico-privato è tesa anche la richiesta di un maggiore finanziamento del “fondo dei fondi”, per aumentare la portata degli investimenti nei settori della transizione digitale, valorizzando in ogni caso i princìpi di Impresa 4.0.
Al capitolo sanitario, la proposta di modifica più rilevante è quella avanzata dall’ex ct dell’Italvolley Mauro Berruto, membro della segreteria di Letta, che chiede di includere nei progetti di telemedicina quelli sull’incentivo all’attività motoria, confidando nella possibilità di avere un ritorno positivo sul bilancio del Sistema sanitario: con un miliardo investito su questo fronte, se ne risparmierebbero tre nel giro di cinque anni sotto forma di minori ricoveri per patologie legate all’obesità.
Ma è sul fronte educativo che si concentrano le critiche più severe al Pnrr, che destina al piano contro l’abbandono scolastico, al piano di ristrutturazione edilizia e al welfare studentesco risorse che vengono ritenute “largamente insufficienti”. Anche sul piano Asili nido, il Pd chiede di aumentare dai 3,6 attuali ad almeno 5 i miliardi di investimento. E altrettanti andrebbero destinati al piano di prossimità per le persone non autosufficienti, su cui nel Pnrr c’è ben poco.