l'intervista
Migliore: “Dai centri sociali a Iv. Torno a Napoli da liberale”
Il deputato di Italia viva, ex comunista, si candida a sindaco (e vuole le primarie di centrosinistra). "Non mi pento del mio passato. Bassolino? Ha amministrato bene, ma un suo ritorno sarebbe un'operazione di retroguardia"
A qualcuno potrà sembrare almeno un po’ distonico, che Gennaro Migliore voglia candidarsi a fare il sindaco di Napoli tra le file del partito più liberale che c’è. Cos’è, vuole dimenticarsi del suo passato da comunista? “Ma no, guardi. Me lo tengo stretto, non lo rinnego e non lo nascondo”, chiarisce lui subito al Foglio. Deputato di Italia viva, Migliore è stato militante dei movimenti studenteschi. Nel 1985, quando ancora resisteva il Muro di Berlino, scendeva in piazza per contestare la riforma dell’allora ministra democristiana Falcucci. Fu capace di organizzare un controvertice del G7, l’apoteosi del movimentismo. Nei centri sociali cittadini come l’Officina 99 era un habituè, forse non disdegnava neppure la kefiah. Scalava posizioni in Rifondazione, a partire dal consiglio comunale di Napoli. Al tempo di oggi, era quel tipo di sinistra alla Potere al Popolo. “Non farei mai una campagna elettorale sputando sul mio passato”, dice adesso che si è incravattato, al posto delle sneakers calza scarpe di pelle, e lo si vede guizzare sui sampietrini di Montecitorio sopra a un pratico ed ecologico Segway. Lui che da vendoliano è stato fulminato anzitempo sulla via della Leopolda.
“La storia di una vita si può svolgere secondo varie direttrici. Penso di aver imparato molto da quella fase. Le mie sensibilità di fondo però sono rimaste intatte: l’attenzione alle garanzie e ai diritti delle persone, la postura nei confronti delle disuguaglianze. Solo che a un certo punto ho scelto di sposare un’idea di cambiamento riformista”. Adesso, si è messo in testa di voler partecipare alle primarie del centrosinistra. Ostruendo la strada al dialogo tra Pd e M5s. “Le ultime elezioni regionali ci dicono che si può fare decisamente a meno di un’alleanza strategica con i cinque stelle”. E del resto anche il giudizio sugli anni di De Magistris non lascia particolari spiragli di convergenza. “Credo che sia stato deludente e dannoso per la città. Ha vissuto di entusiasmo mal riposto, la rappresentazione di una tragica involuzione per la politica, che ha anticipato l’ascesa dei grillini. Non ha fatto altro che abbassare le aspirazioni e la volontà di cambiamento di Napoli. Chiunque abbia a cuore questa città se ne deve rendere conto”.
E però lui che in quegli anni c’era, potrebbe convincersi che Bassolino possa essere un buon candidato di coalizione. “Lui e la Iervolino sono stati degli ottimi amministratori, diversi dalla narrazione e dal disastro populista a cui abbiamo assistito dopo. Ma la riedizione di quell’esperienza di quasi trent’anni fa mi sembra più un’operazione di retroguardia. Alla fine Bassolino fu eletto la prima volta quando ancora quasi non esistevano i cellulari...Il mondo è cambiato e penso che si debba dare a Napoli una nuova prospettiva. Oggi c’è bisogno di innovazione nel campo dell’amministrazione, delle relazioni con il sistema delle imprese e dei vari livelli istituzionali, compreso quello europeo. Insomma, di guardare al futuro e non al passato”. Da dove ripartire? “Da un grande piano di riqualificazione della zona est della città, di social housing”. La Napoli di questi anni sta meglio o peggio di quando faceva politica da giovane? “E’ una città indomita, che non si è mai addormentata neanche nei momenti più bui. Quando ero al liceo c’era la scena teatrale di Annibale Ruccello, Enzo Moscato, Mario Martone. Oggi c’è il fermento culturale prodotto dall’esperienza del Nest”. Da scravattato avrebbe fatto campagna elettorale sulle note di Curre Curre Guagliò. “Sono amico dei 99 Posse, ma mi fa più giovane di quel che sono. Ho iniziato a fare politica sulle note di Pino Daniele. ‘Yes I Know My Way’ era la mia canzone preferita”. Dovesse scegliere la colonna sonora di questa sua nuova stagione politica, del ritorno a casa? “Abbracciame di Sannino. Una canzone popolare. Mai come durante il lockdown ci siamo accorti di quanto ne avessimo bisogno”.