Covid, Donzelli: "I miei 21 giorni chiuso in soffitta"
Il parlamentare di Fratelli d’Italia per isolarsi dalla famiglia si è trasferito nel sottotetto di casa sua dove ha approntato una postazione con lo sfondo del partito per i collegamenti televisivi. Raffaele Fitto, invece, si è chiuso in stanza, facendo i turni per i pasti.
Ventuno giorni chiuso in isolamento nella soffitta della propria casa, senza rinunciare a fare politica. Giovanni Donzelli è uno degli ex ragazzi della Generazione Atreju, uno di quelli che ha seguito tutto il percorso della destra giovanile al fianco di Giorgia Meloni, fin da quando nel 2004 la combattente della Garbatella ebbe la meglio al congresso nazionale di Azione Giovani di Viterbo. Un cammino proseguito nel 2012 quando l’ex ministro per la Gioventù fece saltare il banco e decise di tentare l’azzardo e la navigazione in solitaria con la fondazione di Fratelli d’Italia. Oggi Giovanni Donzelli è il responsabile organizzazione del partito, un partito in cui gli ex ragazzi della Generazione Atreju siedono ormai tutti nel Parlamento italiano o in quello europeo, come Carlo Fidanza, Augusta Montaruli, Nicola Procaccini, Giovanbattista Fazzolari, Carolina Varchi, Francesco Lollobrigida, Andrea Del Mastro Delle Vedove, Marcello Gemmato, Mauro Rotelli, Salvo Pogliese e Galeazzo Bignami, gli ultimi due rientrati nella casa della destra italiana dopo l’esperienza in Forza Italia.
Donzelli, 45 anni, di Firenze ma vive a Prato, di carattere è un iperattivo, un moto perpetuo, un entusiasta con la passione per la politica vissuta con il sorriso e la battuta pronta, senza rinunciare allo scontro (per informazioni chiedere a Matteo Renzi a cui da consigliere regionale non ha mai risparmiato le sue attenzioni). Come altre migliaia di persone il Covid lo ha colpito di sorpresa. Un tampone di routine fatto il mercoledì risultato negativo, un po’ di malessere il giovedì, brividi e febbre la notte tra venerdì e sabato, lunedì il tampone molecolare positivo con bassa carica, confermato positivo due giorni dopo. I sintomi della malattia, fortunatamente sono stati leggeri e sono durati poco, ma la positività ha continuato a manifestarsi. Come per migliaia di persone il primo problema è stato quello dell’organizzazione familiare.
“Non ho una casa grande, due stanze, soggiorno e cucina e ho due figli. Quindi l’unica scelta possibile è stata quella di 'civilizzare' la soffitta per isolarmi senza contagiare nessuno. Fortunatamente lì c’è un letto e c’è un abbaino che fa entrare la luce che ho lasciato peraltro sempre aperto per far circolare l’aria. In 21 giorni sono sempre rimasto sotto il tetto, uscendo solo per andare a fare i tamponi. Con i figli ci siamo sempre parlati attraverso le scale, hanno 9 e 11 anni, hanno capito che non si poteva scherzare e dovevano mantenere le distanze. Da un certo punto di vista erano anche contenti perché mi avevano lì, magari non mi vedevano, ma alzando la voce potevano parlarmi, mentre solitamente sono in giro per l’Italia o a Roma. Certo non mi hanno potuto abbracciare, ma hanno sperimentato una mia presenza continuata, anche se anomala”.
Donzelli non ha rinunciato all’attività lavorativa e non si è tirato indietro neppure rispetto alle partecipazioni televisive, ricorrendo a uno stratagemma. “Non essendo abituato a fermarmi mi sono attrezzato per fare le videoriunioni e ho potuto lavorare come se fossi nel mio ufficio di Via della Scrofa. Ho continuato a partecipare alle trasmissioni grazie a uno sfondo brandizzato del partito che avevo qui a casa. In tanti mi hanno chiamato per dirmi: ‘Ma allora sei tornato al partito, ma non dovevi restare isolato’. I compagni di partito, invece, mi hanno preso in giro, scherzando sulla mia presunta somiglianza con i topi dei cartoni animati (qualcuno azzarda Ratatouille, mentre Giorgia Meloni e Guido Crosetto vengono accostati ai protagonisti di Cattivissimo me ndr). Mi hanno scritto che anche se confinato in soffitta mi sarebbe bastato un pezzo di formaggio per stare bene”. Giovedì scorso, ospite in diretta ad Agorà, Luisella Costamagna ha scoperto lo stratagemma dello sfondo e Dario Vergassola ammirato, scherzando ha subito commentato: “Quasi, quasi lo voto, dopo ti telefono".
Donzelli non si lamenta per la strana esperienza di “confinato in soffitta” che ha vissuto. “Sarebbe ingiusto e ingeneroso anche solo lamentarsene in un momento in cui c’è chi sperimenta ben altre sofferenze. Mi sento una persona fortunata per avere avuto il Covid in forma leggera. Certo è chiaro che non è stata una esperienza divertente”. Venerdì poi è arrivata la comunicazione della Usl che ha attestato “il termine dell’isolamento sanitario”, una lettera che ha messo la parola fine a una esperienza comunque difficile da dimenticare e il parlamentare ha potuto finalmente scendere le scale e tornare ad abbracciare la famiglia.
Magari non in soffitta, ma esperienze di isolamento da Covid sono state vissute anche da tanti altri politici, da Nicola Zingaretti a Francesco Boccia e Nunzia De Girolamo, da Francesco Lollobrigida a Beatrice Lorenzin e Mariastella solo per citarne alcuni. Un periodo di isolamento casalingo ancora più lungo di quello di Donzelli lo ha vissuto Raffaele Fitto. “Io e mia moglie siamo stati in isolamento per quasi un mese a settembre, 29 giorni, ci sono voluti quattro tamponi per la negativizzazione” racconta l’europarlamentare. “Ci siamo chiusi in stanze diverse, abbiamo fatto i turni per andare a mangiare. I miei tre figli non hanno contratto il virus, ma per sicurezza hanno saltato la scuola. La mia attività politica è continuata a distanza, ho predisposto uno sfondo del Parlamento o del partito a seconda degli appuntamenti”. “La sensazione che ti accompagna è uno stato di incertezza, attesa e paura, non sai mai che tipo di evoluzione può avere la malattia e a questo si unisce l’apprensione per la famiglia, vicina ma lontana allo stesso tempo. I miei figli hanno 5, 14 e 15 anni, soprattutto per la più piccola eravamo preoccupati. Ma insomma, è andata bene, alla fine hanno più capacità di adattamento di quanta non ne abbiamo noi e se la sono cavata bene. Alla fine è stata un’esperienza che ci ha rafforzato”.