In Puglia Lopalco è il capro espiatorio perfetto. Ma gli errori sui vaccini continuano
Michele Emiliano cerca un cambio d'immagine destituendo l'assessore scienziato dalla gestione della campagna vaccinale. Ma tra ritardi, categorie raccomandate e pericolose dichiarazioni su AstraZeneca la situazione nella regione rimane molto critica
La Puglia è costantemente la prima regione per nuovi ingressi in terapia intensiva e per posti letto occupati, è l’unica in zona rossa da 6 settimane compreso la rossa rafforzata. L'attesa in ambulanza è arrivata in alcuni casi a 28 ore, Taranto e Bari sono le prime due città d’Italia per incidenza e i bambini sono a casa da ottobre, con meno giorni di scuola in presenza rispetto a tutte le altre regioni d'Italia. Un disastro devastante, con i pugliesi che da settimane urlano aiuto a Speranza, anche attraverso un sondaggio Adnkronos che mette la Puglia come ultimo posto nell'indice di gradimento per la gestione del Covid. Davanti a tutto questo l’unico progresso è stato il ridimensionamento di Pierluigi Lopalco. Dopo un anno alla guida della task forse Covid della regione Puglia, prima come consulente, poi come assessore eletto, il presidente Emiliano ha destituito Lopalco dalla gestione della campagna vaccinale.
Un paradosso, considerando che il professore deve la sua fama nonché il core business di tutta la sua carriera proprio ai vaccini, e che mai invece si è occupato di sanità. Da quando è tornato in Puglia non ha mai visitato un ospedale, un ambulatorio, una Asl. Il suo spazio è sempre stato chiuso in un ufficio in collegamento Skype. Persino durante i consigli regionali, lui come del resto anche Emiliano, dopo il loro intervento staccavano per collegarsi con le dirette televisive. Come avevamo annunciato sul Foglio un mese fa, il ridimensionamento era nell’aria, più che per divergenze, perché Emiliano aveva da tempo bisogno di mostrare un’immagine nuova, e Lopalco era il capro espiatorio perfetto.
Il professore ha certamente fatto tantissimi errori, anche irreparabili. Tra tutti l’aver adottato dall’inizio la strategia di contrasto alla “tamponite” tenendo i test bassissimi (positivi su tamponi fatti in Puglia al 13%, in Italia al 5%) e affidando il tracciamento ai medici di base (volontari) cosa che ha moltiplicato esponenzialmente i contagi non tracciati; ha dato la colpa alle scuole (anche stravolgendo radicalmente studi e credibilità scientifica) convincendo le famiglie a tenere i bambini a casa da ottobre; ha usato l’arroganza del suo essere scienziato come leva per mettere a tacere tutti i possibili critici. Del resto è il motivo per cui Emiliano lo aveva scelto: avere l’esperto da mandare in tv a difendere la Puglia, cosicché nessuno avesse potuto mettere in discussione la gestione regionale della pandemia.
Per fare tutto questo, e reggere il gioco a Emiliano, Lopalco ha dovuto rinnegare anche molte tesi scientifiche appurate dai suoi colleghi, come quando ha detto che il vaccino non difende affatto dalla trasmissione, quindi farlo “ai giovanotti che fanno aperitivo ai navigli significa sprecare una dose”. Guadagnando poi ospitate tv per una legge regionale sull'obbligo vaccinale ai sanitari, mai attuata. Nonostante tutto questo, per onestà, bisogna però dire che il professore ha certamente sbagliato nell’avallare e mettere firma e faccia sulle scelte di Emiliano, ma che sostanzialmente è stato solo una pedina. La gestione della campagna vaccinale in Puglia ha un nome: clientelismo. E Lopalco con questo sistema non c’entra nulla: non è stato lui a voler inserire diocesi, Confcommercio, dipendenti regionali o comunali tra le priorità.
Il responsabile scientifico della campagna vaccinale, invece, è ancora al suo posto, finché a Emiliano non converrà disfarsi anche di lui. Del resto il presidente vince su tutti perché quanto a immagine e comunicazione è imbattibile. E poi resta un pm, quindi al minimo attacco mediatico reagisce con un “li prendo e li faccio fuori io”. Con questo piglio, ad esempio, ha dato in pasto ai media l’ispettore Antonio La Scala, un personaggio conosciuto ai “chilavisters” perché guida un’associazione di scomparsi, consulente di fiducia dell’ex sottosegretario di Forza Italia Massimo Cassano (ora Commissario dell’agenzia per il lavoro regionale), nominato da Emiliano a capo della Procura interna regionale. Una sorta di super procura, inventata dal presidente della regione quando voleva difendersi dalle inchieste di Massimo Giletti sulle plafoniere d’oro, e che a nulla ha mai portato se non a far credere ai media che era lui il primo ad indagare sui furbetti interni.
Così sta accadendo ora sui vaccini, con l’ispettore La Scala collegato con tutte le tv dal suo studio pieno di gagliardetti per dire che lui sta scovando i furbetti del vaccino. Che ovviamente secondo l’ispettore di Emiliano sono tutti cani sciolti, mogli di dentisti, figli di veterinari, e cugini di primari imbucati. Ma in realtà in Puglia non ci sono i furbetti. Ci sono i raccomandati: intere categorie che sono state autorizzate dal piano regionale a fare il vaccino. Chiariamo subito una cosa: non vanno cercati nella categoria “altro”. Questo è un segmento che troviamo nella dashboard del governo, che aveva senso di esistere a gennaio, quando in teoria vaccinando sanitari e over 80 bisognava tenere a zero gli altri. Oggi invece non ha più senso, perché nella categoria “altro” finiscono tutte le persone nella fascia d'età 60-80 e quindi più cresce meglio è. In Puglia questa categoria è bassissima proprio perché è la regione con meno 70-80 vaccinati d’Italia.
Il fatto di non aver accettato di utilizzare il sistema di registrazione di Poste Italiane poi non permette al governo di tenere sotto controllo le registrazioni. Alla fine è la stessa regione a registrare i vaccinati come le pare e il governo non fa nessun controllo, come è stato dimostrato dal caso Sicilia dove solo la procura si è accorta che c’erano centinaia di decessi nascosti. Ad esempio, il giorno che a Taranto è stata vaccinata tutta la diocesi, nel bollettino la Asl ha comunicato che gli unici vaccinati erano 590 sanitari con AstraZeneca. Nessuno ha mai rilevato questa incongruenza e ne ha chiesto conto. Così come non sappiamo chi sono tutti i sanitari registrati come tali, e nei quali, per bocca dello stesso Lopalco, sono stati inseriti persino proprietari di ditte edili di ospedali ancora alle battute di cemento. E’ il caso per esempio della ditta che sta costruendo l’ospedale di Taranto, appalto di Invitalia per cui è sotto indagine come membro della commissione giudicatrice il capo di gabinetto di Emiliano. La stessa procura indaga anche sull’appalto dell’ospedale Covid della Fiera del Levante, costruito a novembre con un bando segreto lievitato da 10 a 20 milioni di euro (senza neanche un posto di terapia intensiva in più), sempre con firma di Arcuri, ma gestito dal capo della protezione civile regionale, ora capo della task force vaccini al posto di Lopalco.
Davanti ai dati allarmanti, anche la campagna vaccinale è un disastro. Già a gennaio avevamo raccontato come erano state allargate a dismisura le maglie dei sanitari. La risposta classica era che lo prevede il piano nazionale. Al quale si può derogare per chiudere le scuole, ma non per cose di buon senso come salvare vite umane. Perché mentre si vaccinavano tutti meno gli anziani e i fragili, i posti letto si riempivano e la Puglia era sempre più rossa. E così allettati e fragili ancora aspettano perché la Regione ha fatto la scellerata scelta di delegare proprio quelle che per Speranza sono le priorità vaccinali ai medici di base che hanno più difficoltà, mentre se avessero assegnato i fragili ai medici della Asl sicuramente avrebbero rallentato le categorie, ma salvato tanti anziani.
Il disastro più grande è stato fatto con AstraZeneca, di cui Emiliano già disse “saremo costretti ad usarlo”. Secondo quanto dichiarato dalla regione, in Puglia sin dal 14 marzo erano concluse vaccinazioni a personale scolastico e forze dell’ ordine. Eppure gli appuntamenti per gli under 80 erano fissati solo dal 12 aprile. Un mese di programmazione della campagna vaccinale ferma. Se chiedevi il motivo, la risposta era “non ci sono le dosi". Ma non era vero. Il primo a svelarlo e a mettere per la prima volta in discussione la figura di Lopalco è stato Alessandro Marenzi nella trasmissione quotidiana su Skytg24 "I numeri della pandemia" (la cui visione andrebbe resa obbligatoria a tutti quelli che parlano di Covid). Quando di fronte ai numeri reali sulla Puglia mostrati da Marenzi, Lopalco ha iniziato a balbettare, il castello di sabbia è crollato. Perché mai nessuno prima di allora si era permesso di mettere in dubbio l’operato dell’assessore scienziato.
La programmazione è iniziata il 12 aprile per un altro motivo. Piano piano iniziavano a venire a galla le voci, e lo abbiamo scoperto. Secondo un piano regionale mai reso pubblico, neppure tramite richiesta di accesso agli atti, la regione aveva in programma varie categorie che però ha tenuto nascoste. E così abbiamo scoperto che erano stati vaccinati i dipendenti di Confcommercio, quelli delle agenzie regionali e di vari Comuni, oltre alla diocesi di Taranto. La notizia ha fatto il giro d'Italia, grazie ad Enrico Mentana che ne ha parlato per primo durante il tg. Il vescovo dirà che è stato autorizzato dal prefetto, il quale dirà di non saperne nulla, ma che era autorizzato dalla Asl; Confcommercio dirà che non aveva alcuna necessità, ma erano stati chiamati dalla Regione. I dipendenti del Comune diranno che sono servizi essenziali autorizzati come tali. Queste cose non sono avvenute solo prima, quando per decreto si poteva, anche se il buon senso le vietava. Queste cose in Puglia avvengono ancora oggi. Proprio giovedì è stata vaccinata la diocesi di Molfetta. Queste cose ovviamente si scoprono per caso, proprio perché il cronoprogramma con queste categorie non è mai stato pubblicato. E nessuno, neanche dall'opposizione, ne chiede conto. Tranne, in parlamento, dove i senatori di Italia Viva hanno presentato una interrogazione.
Solo con un accesso agli atti ad esempio ho scoperto che nella settimana dal 23 marzo al 12 aprile sono stati vaccinati dalla Asl di Taranto 2.372 caregiver a fronte di 21 vulnerabili, 205 volontari e 340 lavoratori di servizi essenziali in violazione del piano nazionale. Quando questo sistema è stato smascherato grazie a un servizio della trasmissione di Rai tre Agorà, che ha svelato le 80 mila dosi ferme con i preti vaccinati e i pazienti oncologici in attesa, si è subito avuto il cambio di passo. Il giorno dopo la messa in onda del servizio, la signora malata in video, dopo mesi di attesa, è stata subito vaccinata, insieme agli altri in terapia. A quel punto hanno dovuto trovare un escamotage per smaltire tutte le altre dosi. Hanno pensato quindi il venerdì Santo di organizzare un open day senza prenotazione per i giorni di Pasqua e Pasquetta, solo per i caregiver dei disabili sotto i 16 anni. Nei fatti l'open day si è trasformato in una sagra del vaccino, con sindaci e consiglieri regionali che inviavano sms ai loro contatti invitando famiglie intere al centro. Le priorità vaccinali decise sulla rubrica Whatsapp dei consiglieri regionali.
La cosa è andata avanti per due weekend, finché se ne è accorto il Financial Times che ha dedicato un paginone alla Puglia come peggior esempio della campagna vaccinale in Italia, all'ultimo posto fisso di tutte le classifiche di vaccinazione. Mentre continuava ad essere prima per incidenza, mortalità, letalità, posti letto occupati, ingressi in terapie intensive e zona rossa. Con i bambini a casa. Ed ecco l'ultima trovata per risalire la classifica: con una circolare Lopalco autorizza l'apertura dei centri a sportello per tutti dai 60 agli 80 anni, senza prenotazione. Una platea di 870 mila persone che si accalcano a chi arriva prima per contendersi 130 mila dosi disponibili. Si crea il panico, "i saldi" li battezza Enrico Mentana. Emiliano dirà che è stato costretto ad aprire a tutti perché erano poche le prenotazioni, dato che il 40 per cento dei pugliesi aveva rifiutato AstraZeneca. Una fake news, senza dati reali, sparata nel mucchio per scaricare la colpa e rilanciata da agenzie e tv, pericolosissima: in tanti infatti dopo queste parole hanno iniziato davvero a dubitare di AstraZeneca. Nei giorni successivi si verrà a scoprire, grazie a un comunicato di Federfarma, che in quei giorni per un errore tecnico del sistema informatico erano saltate tutte le prenotazioni. Non erano i pugliesi che non si prenotavano: ma il sistema che non funzionava. Come il sistema Aria in Lombardia, solo che se succede in Puglia non dice nulla nessuno.
Vani sono stati i tentativi successivi, compreso l'attacco alla stampa che aveva diffuso la circolare, di ridimensionare le corti d’età. Di fatto oggi le vaccinazioni in Puglia sono aperte a chiunque dai 60 anni in su, basta mettersi in fila, anche se l'ordinanza Figliuolo scandisce un'ordine di priorità differente. E mentre i pazienti allettati e i fragili attendono a casa, i centri vaccinali pugliesi si sono trasformati in sezioni elettorali con i consiglieri regionali, sindaci e politici locali che presidiano le primule come i seggi il giorno delle elezioni. Mentre di nascosto si continuano ad inserire categorie. L'opposizione di queste non dice nulla, anzi chiede ne vengano inserite altre. Martedì però sono arrivati i sindacati dei medici: Cgil, Cisl e Uil insieme ad Anaao e altre sigle, hanno inviato una lettera molto dettagliata al ministro Roberto Speranza chiedendogli di inviare gli ispettori in Puglia. A quel punto Michele Emiliano ha trovato il suo capro espiatorio, e come avevamo annunciato un mese fa, ha esautorato Lopalco dalla campagna vaccinale. Emiliano, come Speranza, e il dalemiano consulente nominato apposta per i rapporti tra i due, restano.