passeggiate romane
Attenti a Letta che parla poco con Draghi e pure con i ministri Pd
Tra i dem il pericolo che il premier si affidi più al volto umano della Lega (Giorgetti) che a loro viene avvertito con un certo imbarazzo. Intanto sulla legge elettorale il segretario apre il forno a Forza Italia
L’apparente calma piatta del Partito democratico, che stupisce per primi gli addetti ai lavori, non deve trarre in inganno. Difficile che le lacerazioni, i travagli e le difficoltà di anni e anni cessino come d’incanto. Infatti comincia a registrarsi qualche problemino tra la dirigenza pd e gli esponenti di quel partito che ricoprono incarichi di governo. Le malelingue, ad esempio, raccontano che il neo segretario Enrico Letta non abbia grande dimestichezza con i suoi ministri. Per farla breve parla con loro il meno possibile. Neanche lo stretto indispensabile per dirla tutta. E questo naturalmente provoca qualche difficoltà nella gestione dei rapporti partito-governo. Anche perché, sempre a sentire le malelingue (ma bene informate dicono nei palazzi della politica), non è che questa mancanza di uno stretto collegamento sia stata sostituita da un rapporto diretto e continuativo con Mario Draghi.
Se queste indiscrezioni che circolano ormai da qualche giorno sono vere non deve stupire il fatto che il presidente del Consiglio faccia meno affidamento sul Partito democratico di quanto ne facesse il suo predecessore Giuseppe Conte. Ma questo per il Pd comporta un pericolo: cioè che Draghi si affidi più al volto umano della Lega, cioè a Giancarlo Giorgetti, che ai dem. Tra i parlamentari del Pd questo rischio è avvertito con un certo imbarazzo.
Ma cadrebbe in errore anche chi pensasse che Enrico Letta non stia lavorando con grande impiego di energie per dare una linea e un volto al suo Pd. E a giudizio del segretario dem questo è possibile non solo tramite il passaggio delle elezioni amministrative ma anche grazie a quello dell’elezione del successore di Sergio Mattarella. Raccontano che l’obiettivo del leader del Partito democratico sia quello di eleggere un presidente della Repubblica senza fare un’ammucchiata con tutti i partiti. Per questa ragione, e non in vista delle elezioni politiche, come pure sostiene qualcuno, Letta ha aperto il forno a Forza Italia. Infatti se passasse veramente la riforma elettorale di stampo maggioritario tanto caldeggiata da Letta, per gli azzurri sarebbe alquanto complicato staccarsi da Matteo Salvini e Giorgia Meloni. Mentre Forza Italia, secondo la nuova dirigenza dem, potrebbe staccarsi all’atto dell’elezione del nuovo capo dello stato. Con il centrosinistra e gli azzurri, infatti, ci sarebbe la maggioranza necessaria per mandare in porto l’operazione Quirinale. Un’operazione che, secondo alcuni, non prevedrebbe l’andata di Mario Draghi al Colle.
Intanto, sempre al Pd, fervono le riunioni in vista delle elezioni amministrative. Le incognite sono tante. La preoccupazione è quella di veder dimostrato ancora una volta il fatto che è più facile vincere dove non ci si allea con il Movimento 5 stelle. Sarebbe la conferma che la linea tenuta dal Partito democratico sin dal secondo governo Conte ha parecchie falle.