Recuperare l'identità sbiadita
"Ma quale sovranismo. Forza Italia partecipi al nuovo campo riformista, anche con il Pd". Parla Elio Vito
Il deputato forzista rivendica le origini del partito: "Siamo innovatori, non conservatori. È tempo di aprire un dibattito, anche sulla cannabis". E invoca una svolta liberal-democratica e una soluzione su Ddl Zan e Copasir
Prima ancora che le alleanze, il problema riguarda l'identità, ormai “sbiadita”, da ritrovare e riaffermare, nel vasto campo di un nuovo riformismo, che abbracci i valori europei ed occidentali. Il solco è quello tracciato dal segretario Pd Enrico Letta, che qualche giorno fa non ha escluso nessun accordo,”nemmeno con Berlusconi”, in nome delle riforme. E infatti “sarebbe sbagliato non cogliere questa apertura. Dopo anni di screzi e accuse, il fatto che i dem riconoscano nuovamente il ruolo di Forza Italia come forza riformatrice, è un tema che va valorizzato”, spiega al Foglio Elio Vito, deputato forzista tra i più attivi nel sondare gli umori all'interno, e all'esterno, del perimetro di centrodestra. Una sorta di modello Ursula, o un'alleanza di centro, magari senza il M5s? “No, non penso al modello europeo, né ad altri modelli in particolare. Penso all'appello ad unire i riformisti lanciato da Marco Bentivogli, partendo da valori e contenuti. Poi parleremo di coalizioni anche perché per prospettarle, oggi, servirebbe una sfera di cristallo”.
Per Forza Italia sarebbe un bel cambio di rotta rispetto allo schema sovranista, l'occasione per rivedere i rapporti con Lega e Fratelli d'Italia. “Non è una questione di alleanze, ripeto, quelle vengono dopo. Ma è vero che in questi anni abbiamo lasciato che i nostri valori fondanti si sbiadissero, relegandoli nella dimensione della libertà di coscienza”, ragiona ancora il deputato, rivendicando la natura e il ruolo di FI: “Un partito innovatore, non conservatore. E in questo senso, penso sia arrivato il momento di aprire anche un dibattito sulla cannabis. Dobbiamo costruire questo nuovo campo liberal-democratico”. Facile a dirsi, ma come si realizza? “Il governo Draghi offre questa occasione. Già durante il Conte 1 abbiamo perso una possibilità, quando tutte le forze riformiste erano all'opposizione”.
Cosa non ha funzionato allora? “In questi anni – riflette Vito – abbiamo sacrificato la nostra immagine per il bene del centrodestra, ma è stato un errore, per noi e per la coalizione”. Un atto di generosità, insomma, che alla fine non ha dato i frutti sperati. Non sarebbe allora il caso di guardare altrove? “È prematuro parlare di sbocchi politici. Per ora occorre ricostruire il terreno, i nostri valori”. Qualcuno ha visto nelle sue parole molto più che la semplice volontà di costruire un nuovo campo riformatore. “Ma anche il Pd è un partito molto vario e non sarebbe comunque scontata un'alleanza”, chiarisce il forzista, per cui il criterio è molto semplice: “Ascoltiamo tutti, ma a priori non stiamo con nessuno”. Da qualche parte però questa nuovo campo dovrà pur partire, e la cronaca politica degli ultimi giorni ha offerto nuovi terreni su cui convergere, o scontrarsi. Come il caso della presidenza Copasir, di cui Vito faceva parte fino a pochi giorni, e la cui presidenza spetterebbe alle opposizioni anziché ad un esponente leghista. Ma “le mie dimissioni non hanno nessun senso politico, sono state un atto di rispetto per la legge e per le minoranze”.
Oppure il Ddl Zan e l'ostruzionismo della Lega in commissione Giustizia al Senato: “È un provvedimento urgente, su cui non dovrebbero esserci vincoli di governo né di coalizione. Credo che, per la nostra storia, dovremmo essere favorevoli. Chiaramente, lasciando libertà di coscienza”. Invece al momento è esattamente il contrario, una situazione che tradisce il liberalismo tipico di F.I. e che desta in Vito, e non solo, qualche perplessità: “Ci sono colleghi che la pensano come me e altri no”. Insomma il dibattito interno è iniziato? “Non proprio. Per questo voglio stimolare una discussione su contenuti e identità. Il timore è che si parli troppo di candidature e incarichi e poco di prospettive”. A proposito, il nuove fronte riformista potrebbe presentarsi già alle prossime amministrative? “Perché no”, conclude Vito, che però preferisce non sbilanciarsi troppo. Ha già in mente dove questo schema potrebbe essere attuato? “Ripeto, prima parliamo di contenuti e poi di alleanze. Certo, una figura come Calenda potrebbe rappresentare un'occasione. Ma non le posso dire di più...”