Il centrosinistra verso le amministrative

Primarie a Roma il 20 giugno (con baruffa e senza Calenda e renziani)

Il tavolo "Insieme per Roma" si è riunito, ma ancora non c'è un nome Pd

Marianna Rizzini

Calenda "non ci sta", i renziani stanno con Calenda, Raggi gioca per sé e i dem attendono Gualtieri (ma c'è chi spera che il tempo convinca Zingaretti, che di nuovo si chiama fuori)

Le primarie del centrosinistra a Roma il 20 giugno, in presenza ai gazebo ma con possibile voto on-line per i più fragili, e magari in contemporanea con le primarie in altre città. Questo l’argomento del tavolo di coalizione “Insieme per Roma” che ieri sera – alla vigilia del Natale di Roma, “simbolo di riscatto per la città”, dice il segretario del Pd locale Andrea Casu – si è riunito per ufficializzare la data della competizione interna per la corsa d’ottobre al Campidoglio, in attesa che l’ex ministro dell’Economia e storico esponente del Pd romano Roberto Gualtieri sciolga la riserva sulla candidatura. E però, per così dire, non c’è soltanto un però. Intanto c’è la mancata partecipazione (al tavolo e alle primarie) di Carlo Calenda, leader di Azione e candidato da sei mesi alla poltrona di sindaco.

 

Con il Pd di Enrico Letta ci parla, Calenda, e un tempo parlava anche con gli altri componenti di “Insieme per Roma”, solo che tre giorni fa l’ex ministro dello Sviluppo ha detto il suo “io non ci sto, ci vediamo al primo turno. Le primarie a Roma diventano scontro tra correnti. In passato hanno fatto fuori Gentiloni/Sassoli per Marino, salvo poi azzopparlo ogni giorno. Per me questa storia è finita. Resto convinto che si tratti di una finta per far ritirare Raggi”. Ed ecco che nella partita arriva, come protagonista occulto, il pensiero del pensiero: ogni partecipante crede infatti che l’altro stia tramando nell’ombra. E se per Calenda il tutto è “una finta”, per il Pd l’atteggiamento di Calenda è quello di chi, dice un esponente dem, “sta guardando ben oltre la successione a Virginia Raggi”. E se per Virginia Raggi il punto è procedere “con le proprie regole”, come ha detto per rispondere a chi, dal Pd e dal M5s, punta a farla ritirare; Italia Viva, che a Roma appoggia Calenda e non disdegna le primarie in sé (anzi: a Napoli il candidato Gennaro Migliore le vorrebbe, e a Bologna la candidata Isabella Conti si è detta pronta a partecipare), ieri non è andata, come Calenda, al tavolo comune, mandando a dire al Pd, con le parole del deputato romano Luciano Nobili: “Caro Pd, chi vuoi prendere in giro?”.

 

“Le primarie”, dice Nobili al Foglio, “non sono una cosa che si agita quando bisogna prendere tempo, come hai già fatto, e poi invece quando si hanno possibili candidati con supernomi - come Sassoli o Zingaretti - allora non vanno più bene perché ‘non possiamo perdere tempo con le primarie durante la pandemia’. Lo stato dell’arte a Roma è il seguente: il Pd non ha un’idea, non ha un candidato, non ha un programma. Ha tentato e sta continuando a tentare fino all’ultimo un accordo con il M5S, per togliere la Raggi dal campo. E in quel caso le primarie il Pd non le farebbe, ovviamente”. Calenda, che un mese fa assicurava di aver “ripreso a parlare con il Pd”, sempre un mese fa diceva “gli unici candidati in campo siamo io e Raggi. Dobbiamo cercare di dare vita a un fronte largo, io partecipo a tutti i tavoli e vado avanti”. Un mese dopo la situazione è appunto quella di un tavolo senza Calenda e senza renziani.

 

Intanto ha ribadito di essere pronto a competere Giovanni Caudo, ex assessore all’Urbanistica con Marino, oggi alla guida del Municipio III (“ottima notizia, le primarie”, ha detto Caudo, definendole “importante evento di rilancio cittadino”). E assicurano la presenza Tobia Zevi (per un “contributo civico e popolare”) e Paolo Ciani (per “una città all’altezza della sua storia”). Il caso dei rapporti con Italia viva resta punto sospeso: se Claudia Daconto, membro della direzione nazionale del Pd, si domanda su Twitter se per Iv non sia meglio “primarie ovunque, tranne che a Roma”,  Marco Cappa, coordinatore romano dei renziani, dice: “Non siamo contro le primarie, ma pensiamo che l’incontro servirà a certificare quello che il Pd ha già deciso altrove”. Intanto Zingaretti smentisce ancora di voler partecipare (“basta gossip”), ma mancano ancora due mesi alle primarie e sei al voto, “e il tempo è galantuomo”, sussurra sibillino un esponente pd.
 


 

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  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.