Il mezzo papeete
Diritti e riaperture: Salvini sabota il Cdm e incendia il Senato
Il capo della Lega manda in tilt la maggioranza. "Ci provocano, ma non riusciranno a cacciarci dal governo", dice. Letta insiste su ddl Zan: "Draghi sa che di noi può fidarsi, anche queste sono battaglie europeiste". I dubbi di Forza Italia sulla linea del Truce. Il caos al Senato
L’equiparazione che forse Matteo Salvini vorrebbe affermare, Enrico Letta la ripudia. “Al presidente Draghi ho ribadito - spiega il segretario del Pd ai suoi parlamentari - che le nostre proposte, ancorché divisive, riguardano solo l’attività parlamentare e non interferiscono con l’agenda del governo sulle questioni più delicate, come il Pnrr o l’emergenza sanitaria”. Distinzione forse un po’ capziosa, e che però s’è rivelata nella sua concretezza quando ieri, in Consiglio dei ministri, i tre esponenti della Lega si sono astenuti per testimoniare la loro contrarietà sul mantenimento del coprifuoco alle 22.
E allora, col senno del poi, ai senatori del Pd la trama appare fin troppo scontata: “Il gioco di Salvini è evidente”, sbuffa Andrea Marcucci. “Tenta di addossare al Pd la responsabilità di una tensione politica che in effetti è sempre e solo la Lega, a generare, con continui distinguo strumentali”. Chissà se la premeditazione è stata davvero così studiata. Di certo c’è che quando Massimiliano Romeo, ieri mattina, ha preso la parola nell’Aula di Palazzo Madama, lo ha fatto dopo aver concordato la strategia col suo segretario. “Se la sinistra insiste con le sue bandiere, sarà chiaro sia a Mattarella sia a Draghi chi ha appiccato l’incendio”.
Era l’inizio della fine della tregua, che si consumava intorno al ddl Zan: quello che martedì il presidente della commissione Giustizia, il leghista Andrea Ostellari, s’è rifiutato di calendarizzare. Ne è seguita la solita baruffa, col Pd e Leu che convincevano il M5s a tenere il punto, e FI che tentennava. E forse un po’ per la paura di restare isolato, o forse proprio nel tentativo di marcare la distanza dall’andazzo generale sui temi etici, Salvini dava mandato a Romeo di sollevare il caso politico. Che certo non sarà destinato a risolversi, dacché Letta, nel giorno in cui fa visita al presidente di Confcommercio Carlo Sangalli, insiste nel dire che “occuparsi di diritti non confligge con l’occuparsi di ripresa economica”.
E quando, a partire dalla prossima settimana, il testo base del disegno di legge sul fine vita verrà depositato a Montecitorio sotto la spinta del Pd, la tensione si rinnoverà. “Vogliono spingerci fuori dalla maggioranza a suon di provocazioni”, sbuffa Salvini predicando la calma ai suoi. “Ma noi in questi tranelli non ci cadiamo”, insiste: come a lasciare intendere che se proprio deve smarcarsi dall’ombra di Draghi, il leader del Carroccio vuole farlo sulle riaperture. “Ma l’europeismo non è un atto di fede davanti a un caffè”, gli replica a distanza Letta. “Europeismo è anche diritti: e quella contro l’omotransfobia è a pieno titolo una battaglia europea”. E forse è su questo filone che il segretario del Pd spera di riuscire a coinvolgere pure FI sul ddl Zan, ridefinendo quel perimetro di una maggioranza Ursula che, dicono i suoi confidenti, resta il suo obiettivo.
E anche per questo nella pattuglia dei senatori dem c’è chi, come Valeria Valente, propone di modificare alcune parti più scivolose del testo: “Va calendarizzato subito proprio per migliorarlo e allargare il consenso intorno ad esso”, spiega, sapendo che al momento gli azzurri disposti a votare il provvedimento sarebbero una manciata, guidati da Barbara Masini. “Solo così togliamo alibi alla destra”, conferma pure il renziano Davide Faraone. Solo che quando ieri ha avanzato questa ipotesi, che comporterebbe la necessità di rimandare poi il disegno di legge alla Camera, il capogruppo di Iv s’è visto rincorrere dagli improperi della sua omologa di Leu, Loredana De Petris, che gli inveiva contro: “Allora andiamo tutti a casa”.