(Lapresse)

Idee e futuro. De Micheli lancia il suo manifesto per il Pd

Paola De Micheli*

“Un nuovo umanesimo  guidi le nostre scelte”. Anteprima dell’appello dell’ex ministro (con una raccolta firme)
 

La funzione dei progressisti è oggi più che mai quella di mettere al centro di ogni scelta l’uomo, le sue fragilità e le sue ambizioni. Ancora di più dopo l’avvento pandemico che in Italia e nel Mondo ha modificato l’assetto economico e sociale delle nostre vite. Il disagio creato in questi due anni ha acuito le disuguaglianze, oggi ben più forti rispetto alla situazione pre-pandemica. La politica è stata a lungo condotta nel dopoguerra attraverso organizzazioni stabili – i partiti – che poi sono stati travolti dalle trasformazioni economiche, sociali e culturali della fine del secolo scorso. In seguito si è quindi imposta la centralità di figure di leadership personali, capaci di far fronte alla fluidità della comunicazione e delle aspettative degli elettori. Questo recente assetto è entrato in crisi.

 

 

La narrazione di una presunta eccellenza personale, ad elevato narcisismo, ha aperto la strada ai populismi, poiché queste leadership sono costruite su debolezze di fondo nella capacità di agire e realizzare, elementi che la pandemia ha messo in piena evidenza. E’ sempre attuale la frase di Alcide De Gasperi: “Politica vuol dire realizzare”; la fatica delle scelte ha invece rallentato i processi decisionali in molte democrazie occidentali che sono state spesso portate sul banco degli imputati per gli errori nelle reazioni. Il rischio che si corre è la messa in discussione del potere di delega insito nella nostra democrazia e, infine, della democrazia stessa.

 

A ciò si aggiunge che la pandemia in Italia ha posto in evidenza l’enorme contraddizione dell’architettura federalista (o meglio, regionalista). Il nostro modello nasce da una devoluzione che pare spesso priva di criteri di logicità, con livelli di responsabilità sovrapposti e spesso confusi, andati a detrimento di efficacia e diritti. Siamo ormai consapevoli di aver infarcito le Regioni di funzioni amministrative ponendole in costante competizione con i Comuni. Si è determinato un cortocircuito tra scelte nazionali e regionali. L’assenza di una catena di comando chiara (ancor più grave a pandemia in corso) e una dissimile reazione al contagio hanno causato, in alcune zone dell’Italia, spaesamento e rassegnazione.

 

 

Occorre ripensare questo modello, come pure rivedere il rapporto tra l’Italia e l’Europa e il contributo di questa allo sviluppo del Paese. Un contributo che deve essere strutturale e non più episodico. L’Europa ha potuto fare un salto di qualità grazie all’affermazione delle forze socialiste e liberali, nonostante le più fosche previsioni di un’affermazione dei nazionalisti. La pandemia ha chiarito la netta distinzione tra le culture ispiratrici delle forze politiche: la scelta di anteporre la protezione della vita umana è stata la nostra stella polare, l’affermazione di un nuovo umanesimo è necessaria per misurare le nostre azioni nel post pandemia. I nuovi bisogni delle persone come faro e misura di ogni scelta politica.

 

Non solo gli astratti dati economici o i modelli finanziari, ma la concretezza della centralità della dignità umana. “Nuovo umanesimo” significa affrontare le due grandi sfide economiche e sociali del nostro tempo, la transizione ecologica e digitale, facendo prevalere gli effetti positivi dell’innovazione. Ormai è chiaro che ogni cambiamento provoca impatti da governare. Pensiamo alla rivoluzione in atto nel mondo del lavoro, e alla necessità che di più (e non di meno) il lavoro sia lo strumento di realizzazione personale e sociale. Pensiamo alla trasformazione radicale del sistema sanitario e sociosanitario, soprattutto di fronte all’aumento della domanda di benessere e salute utilizzando innovazione e capillarità del servizio.

 

La pandemia ha costretto i più giovani a una povertà educativa e relazionale. Ma gli adolescenti di oggi saranno la risorsa intellettuale e professionale trainante del Paese. Non siamo dotati di una macchina del tempo ma abbiamo la possibilità di consentire il riscatto di quanto gli è stato tolto con un incisivo intervento sulla formazione degli individui, una radicale riforma redistributiva per le giovani generazioni. La parità di genere non può essere solo uno slogan, ma si deve confrontare con le nuove paure e fragilità con le quali le donne convivono da sempre e ancora di più in questo anno di pandemia.

 

L’esigenza di un nuovo umanesimo culturale incrocia la riflessione rivoluzionaria di Papa Francesco (“In un momento di estrema frammentazione, di estrema contrapposizione c’è bisogno di unire gli sforzi, di far nascere un’alleanza educativa per formare persone mature, capaci di vivere nella società e per la società”) e consenta di definire il benessere e la realizzazione della persona come nuova misura dell’organizzazione sociale e della sua capacità di produrre ricchezza.

 

 

Il premio Nobel Amartya Sen chiarisce che il fine dello sviluppo è “creare una situazione, un ambiente in cui le persone, individualmente e collettivamente, siano in grado di sviluppare pienamente le proprie potenzialità e abbiano ragionevoli probabilità di condurre una vita produttiva e creativa a misura delle proprie necessità e dei propri interessi”. Parole che ci obbligano all’uscita dalla zona di comfort ormai consolidata nelle istituzioni, con la presunzione di avere già tutte le risposte e gli obbiettivi. Per cambiare il paradigma delle nostre politiche non bastano le grandi competenze, ma è necessario un profondo rinnovamento morale e politico. I progressisti che hanno difeso la dignità della vita, i “patrioti europei” che vogliono svolgere un ruolo globale, la cultura della sostenibilità e la tensione verso lo sviluppo tecnologico sono gli ingredienti e gli attori di una svolta culturale necessaria, ripartendo dalla difesa della dignità della persona dopo la pandemia, che ci ha spinti e deve spingerci oltre le nostre più recenti convinzioni. 

 

*Paola De Micheli, ex ministro delle Infrastrutture, parlamentare del Pd

(La versione integrale del documento è consultabile su www.rigenerazionedemocratica.it, dove si può aderire al manifesto)

Di più su questi argomenti: