Ignazio La Russa (foto LaPresse)

l'intervista

“Caro Salvini, ma che ti esulti? In questo governo ti sbeffeggiano”. Parla La Russa

Colloquio col colonnello della Meloni. "Salvini dovrebbe accettare la nostra proposta dell'integruppo, per far valere le ragioni del centrodestra. E sul Copasir dovrà darci ragione"

Valerio Valentini

"Il capo della Lega tratta Draghi come Conte. Ma non ha ottenuto neppure un'ora d'aria in più sul coprifuoco. Speranza? Fossi in Matteo lavorerei per farlo dimettere". Intervista al senatore di FdI

Sulle prime ci prova, a negare la tensione. “E’ tutto un teorema montato dalla sinistra”, sbuffa. Poi però basta parlarci due minuti, insistere un po’, e subito Ignazio La Russa dismette ogni dissimulazione. “Mi chiedo solo di cosa si vanti mai, Matteo Salvini”, dice il senatore di Fratelli d’Italia. “L’ho sentito esultare, rivendicare la bontà della sua scelta di entrare in questo governo”. Ripete che chiamarsene fuori, come ha fatto Giorgia Meloni, avrebbe significato rinunciare a incidere. “Ma il problema è proprio questo: parla con la baldanza di chi ha ottenuto qualcosa. E invece sul coprifuoco non è riuscito a strappare neppure un’ora d’aria in più. E il massimo che ha fatto, per segnalare la sua contrarietà, è stato astenersi. Neppure un voto contrario, che del resto forse nel suo partito c’è chi, come  Giorgetti, non gli avrebbe concesso una mossa così decisa”.

E per fortuna, insomma, che non voleva polemizzare col capo della Lega, La Russa. “Ma no, nessuna polemica. Segnalo solo una sua caduta di stile. Evidentemente la lingua batte dove il dente duole”. Crede che Salvini si sia già pentito, del suo sostegno a Mario Draghi? “Non lo so. Non sto nella testa di Matteo, che è una persona che stimo molto. Mi limito però a constatare che, in questa fase, in quel governo lui viene sbeffeggiato. Lo mettono in mezzo. Lo richiamano ai doveri di fedeltà al programma dell’esecutivo, e poi però, a sinistra, fanno prove di forza per calendarizzare dei provvedimenti, come il ddl Zan, che con l’emergenza non c’entrano nulla. Salvini prova a distinguersi: recita lo stesso copione interpretato nel Conte I, un po’ come quei serial killer che seguono lo stesso modus operandi anche quando il contesto consiglierebbe  di adottare altre strategie. Anche perché Draghi non è Conte”. 

 

Altre strategie? “Se potessi dargli un consiglio, suggerirei a Salvini di accettare quella proposta che la Meloni avanzò agli esordi di questo governo: un intergruppo di centrodestra in cui poter coordinare le mosse in Aula e nelle commissioni. Da leader indiscusso della coalizione qual è, il capo della Lega dovrebbe far valere di più le posizioni del centrodestra”. Come sulla mozione di sfiducia a Roberto Speranza? “Non pretendiamo che la Lega voti in Aula contro un ministro del suo governo. Però le responsabilità di Speranza per quel che riguarda la pessima gestione della pandemia, nel passato esecutivo e in questo, sono evidenti. E quindi, se fossi Salvini, lavorerei  dietro le quinte per far sì che Speranza si dimetta, a prescindere dall’esito della mozione”. 

 

E poi avete sempre da risolvere la grana del Copasir. “Anche in questo caso, avremmo potuto prendere di petto la Lega e costringerla a cedere la presidenza del Comitato, cosa che del resto presto o tardi accadrà. E invece, per il bene della coalizione, abbiamo diluito lo scontro coinvolgendo anche i presidenti di Camera e Senato. Ora, di fronte all’appello di 40 costituzionalisti di ogni orientamento politico che riconoscono la necessità di assegnare quella presidenza a un esponente dell’opposizione, torneremo da Fico e dalla Casellati affinché intimino il rispetto della legge a chi non la sta rispettando”.

  • Valerio Valentini
  • Nato a L'Aquila, nel 1991. Cresciuto a Collemare, lassù sull'Appennino. Maturità classica, laurea in Lettere moderne all'Università di Trento. Al Foglio dal 2017. Ho scritto un libro, "Gli 80 di Camporammaglia", edito da Laterza, con cui ho vinto il premio Campiello Opera Prima nel 2018. Mi piacciono i bei libri e il bel cinema. E il ciclismo, tutto, anche quello brutto.