la replica alla camera
Draghi: "Semplificare è cruciale per il Recovery. Primo Dl a maggio"
Il presidente del Consiglio risponde ai deputati dopo l'intervento di ieri. Nel pomeriggio sarà in Senato per illustrare anche ai senatori il Piano italiano di ripresa e resilienza
Buongiorno a tutti,
Vi ringrazio prima di tutto per le sollecitazioni.
Cerco di rispondere a tutte le vostre osservazioni procedendo per punti.
Alcuni di voi hanno sottolineato la ristrettezza dei tempi per discutere del Piano e il limitato coinvolgimento del Parlamento.
Ho profondo rispetto per il ruolo del Parlamento. Nella riscrittura del Piano sono stati fondamentali i rilievi da voi effettuati durante gli approfondimenti e le discussioni tenute nei mesi di febbraio e marzo e sintetizzate nelle risoluzioni.
Anche grazie al vostro contributo, il Piano è significativamente diverso da quello che era stato approvato dal Consiglio dei ministri a gennaio – e qui rispondo all’On. Ferro di Fratelli d’Italia. Circa un terzo delle misure (60 su 180) sono o del tutto nuove o profondamente modificate. La parte sulle riforme – pubblica amministrazione, giustizia, concorrenza, semplificazione - è completamente nuova.
È vero che i tempi per la discussione parlamentare sono stati contingentati, ma abbiamo avuto modo di confrontarci con il Parlamento e i suoi rappresentanti costantemente durante la stesura del Piano, ad esempio durante gli incontri con le forze politiche avvenuti nelle scorse settimane. Abbiamo inoltre incontrato le forze economiche e sociali, le Regioni, le Provincie e i Comuni.
Come sapete il dialogo con la Commissione è stato approfondito, in particolare sul tema delle riforme, che abbiamo voluto dettagliare non solo per soddisfare i requisiti del Dispositivo europeo, ma anche per permetterci di offrire agli italiani cronoprogrammi chiari e credibili.
Abbiamo ritenuto fosse molto importante approvare il Piano entro il 30 aprile, perché questo ci permette di avere accesso ai fondi europei il prima possibile.
Le riforme saranno adottate con strumenti legislativi (disegni di legge, leggi delega e decreti legge), nei cui procedimenti di adozione il Parlamento avrà, com’è ovvio, un ruolo determinante nella discussione e nella determinazione del contenuto. Una fruttuosa collaborazione tra il potere legislativo e l’esecutivo è cruciale in questa prospettiva.
Per quanto riguarda le modifiche inserite nella versione del 26 aprile, come comunicato dal Ministro D’Incà alle Camere, sono state di carattere formale, di coordinamento tra le diverse parti del Piano e di riallineamento di alcuni tempi di attuazione.
Passo poi alla richiesta di chiarimenti relativi all’attuazione del Piano arrivati da più parti e in particolare al ruolo degli enti locali e delle autonomie, sottolineato dall’On. Conte di Liberi e Uguali e dai rappresentanti delle minoranze linguistiche, come l’On. Schullian.
La vera sfida indubbiamente inizia non appena avremo consegnato il Piano alla Commissione europea. Noi tutti, Governo centrale e amministrazioni territoriali, siamo chiamati ad attuare una mole di interventi, soprattutto investimenti pubblici, decisamente eccezionale. È per questo che il Governo ha in programma un’ambiziosa riforma della pubblica amministrazione e un decreto volto a semplificare e accelerare le procedure. Agli enti territoriali compete la realizzazione di 87,4 miliardi di investimenti fra PNRR e Fondo complementare, il 40% del totale. Abbiamo ritenuto dare un ruolo centrale a Regioni, Provincie e Comuni nel Piano, anche perché sono loro ad avere massima contezza delle esigenze dei loro territori, in particolare in ambiti quali la coesione sociale e la sanità. Non c’è lo Stato contro gli enti locali. Questa sfida si vince insieme. Inoltre, il governo del Piano prevede anche la creazione di squadre di lavoro che possano aiutare le amministrazioni locali e recepire le loro osservazioni e critiche. Per quanto riguarda il governo del Piano, questa sarà definita in un provvedimento normativo che sarà adottato a breve.
Passo ora alle critiche che sono arrivate circa le poche risorse ai giovani, le donne lavoratrici, il Sud e le infrastrutture digitali
La mia premessa generale è che questo Piano prevede stanziamenti molto corposi, che permettono investimenti che sarebbero stati impensabili fino a poco fa.
L’intero piano è un investimento sul futuro e sulle giovani generazioni Come ho già detto ieri, dobbiamo garantire ai nostri giovani welfare, sicurezza abitativa e un mercato del lavoro adeguato. Ieri in quest’Aula, ho parlato delle misure del Piano per le famiglie giovani, quelle per le infrastrutture sociali e le case popolari, e gli incentivi fiscali per i mutui.
Inoltre, il piano interviene per garantire in maniera equa e adeguata il diritto allo studio, e stanzia quasi un miliardo per gli alloggi studenteschi, 500 milioni per le borse di studio per accedere all’università. Prevede poi l’ampliamento dei dottorati, attraverso un finanziamento cumulativo di circa un miliardo.
Ribadisco inoltre l’introduzione di una previsione per condizionare l’esecuzione dei progetti finanziati non solo dal PNRR, ma anche da REACT-EU e dal Piano complementare, alla nuova occupazione giovanile e femminile.
Il Piano prevede importanti misure a sostegno delle donne lavoratrici. Vi sono interventi a favore dell’imprenditoria femminile, ma soprattutto un corposo pacchetto per aiutare ad alleggerire il carico familiare che spesso grava sulle spalle delle donne. Il Piano asili nido, di cui ha parlato anche l’On. Tripodi del Movimento 5 Stelle, stanzia ben 4,6 miliardi per gli asili nido e le scuole d’infanzia. Questo investimento porta a creare circa 230.000 nuovi posti destinati ai bambini più piccoli, e si tratta di una stima prudenziale. L’ambizione del Governo è raggiungere e superare gli obiettivi europei a riguardo. Si prevede inoltre il rafforzamento dei servizi di prossimità e di supporto all’assistenza domiciliare.
Sul Mezzogiorno ci sono stati molti interventi durante il dibattito, che testimoniano l’estrema rilevanza di tale tema. Cito l’On. Prestigiacomo di Forza Italia, l’On. Basso de Caro del Partito Democratico. Il Piano esplicita in maniera chiara come verranno spese le risorse inserite nei piani del Dispositivo europeo e nei fondi aggiuntivi.
Al Sud andrà circa il 40% delle risorse che possono essere ripartite con il criterio del territorio, ovvero circa 82 miliardi di euro. È una cifra più alta della quota della popolazione residente al Sud (34%), e molto più alta della quota di prodotto interno lordo (22%).
Alcune Missioni del Piano prevedono poi investimenti in quote ancora maggiori: Penso ad esempio alla Missione 3, Infrastrutture per la Mobilità Sostenibile, dove arriva al 53%, o alla Missione 4, Istruzione e Ricerca, dove tocca il 46%. Inoltre, oltre il 45% degli investimenti nella connettività a banda ultralarga si svilupperà nelle regioni del Sud.
Rispondo poi ai commenti che sono arrivati da Forza Italia, e sottolineo che questi interventi per il Sud convergono su quattro priorità: il miglioramento dei servizi, la sostenibilità, le connessioni e i collegamenti e l’attrazione di nuovi investimenti. Sono tutte misure che si inseriscono nella nostra visione complessiva: far ripartire e poi accelerare la convergenza del Mezzogiorno, ferma ormai da mezzo secolo.
Per quanto riguarda l’osservazione dell’On. Fassina di Liberi e Uguali relativa ai livelli essenziali delle prestazioni, la loro definizione è molto importante per il Governo e infatti è contenuta nel Piano. Un esempio è quello del programma per la garanzia e occupabilità dei lavoratori, nella riforma sulle politiche attive del lavoro e della riforma della non autosufficienza, che si basano proprio sulla definizione dei livelli essenziali delle prestazioni. Il Governo sta lavorando inoltre in particolare sul tema degli asilo nido, in modo da aumentare l’offerta delle prestazioni di educazione e cura della prima infanzia nei territori più lontani dall’obiettivo europeo del 33% di bambini che possono accedere al servizio.
Per quanto riguarda la banda larga, e qui rispondo all’osservazione dell’On. Butti Fratelli d’Italia, il governo intende stanziare 6,31 miliardi per le reti ultraveloci, la banda larga e il 5G. L’obiettivo del Governo è portare entro il 2026 reti a banda ultralarga ovunque senza distinzioni territoriali ed economiche. A maggio avviamo la mappatura dei piani d’investimento previsti dai privati per identificare le aree del Paese che senza interventi del governo resterebbero sfavorite. Per queste aree è previsto un contributo statale per assicurarci che non si creino nuovi divari digitali da qui al 2026. Vogliamo che si evitino duplicazioni di investimento, che gli operatori di mercato scelgano le tecnologie più adatte ad ogni zona e che comunque la scelta dei cittadini e la concorrenza vengano tutelate. Grazie a questa nuova e completa infrastruttura intendiamo investire per ammodernare la nostra amministrazione, connettere tutte le scuole e gli ospedali, incentivare le imprese a investire e digitalizzarsi.
Per quanto riguarda le osservazioni di Fratelli d’Italia e della Lega sul turismo, sottolineo come a questi settori siano destinati circa 8 miliardi di euro. Sono previsti interventi per la valorizzazione di siti storici e culturali, volti a migliorare la sicurezza, l’accessibilità e la loro attrattività. Ci sono inoltre investimenti nel digitale, per consentire il collegamento dell’interno ecosistema turistico e per migliorare la competitività delle imprese.
Per quanto riguarda Roma, tema sollevato dall’On. Trancassini di Fratelli d’Italia, il PNRR prevede un’iniziativa specifica “Caput Mundi” da 500 milioni di euro per finanziare progetti che valorizzano il patrimonio storico e culturale della città di Roma; permettono la messa in sicurezza di luoghi pubblici ed edifici storici; digitalizzano i servizi culturali e rinnovano parchi e giardini storici. Nel complesso, intendiamo avviare un progetto che muovendo dalla Capitale porti il turismo lungo i percorsi nazionali spesso meno noti ma non meno unici.
Sul tema del Made in Italy, citato dall’On. Bianchi della Lega, uno degli obiettivi principali della Missione 1 è favorire l’internazionalizzazione e la crescita dimensionale delle imprese, soprattutto nei settori più innovative e strategici. In questo senso vanno gli interventi nell’ambito del Fondo per l’internazionalizzazione la cui dotazione è di circa 1,2 miliardi di euro, e quelli specifici sui settori ad alta tecnologia come l’aerospazio. In generale, gli investimenti su ricerca e sviluppo contribuiranno a un Made in Italy improntato sempre di più alla capacità innovativa.
Molti di voi hanno chiesto garanzie relativamente al superbonus. Ribadisco che per questa misura, tra PNRR e Fondo complementare, sono previsti oltre 18 miliardi, le stesse risorse stanziate dal precedente governo. La misura è finanziata fino alla fine del 2022, con estensione al giugno 2023 per le case popolari (Iacp). Per il futuro, il Governo si impegna a inserire nel Disegno di Legge di bilancio per il 2022 una proroga dell'ecobonus per il 2023, tenendo conto dei dati relativi alla sua applicazione nel 2021. Inoltre, già con un decreto legge a maggio, interveniamo con delle importanti semplificazioni per agevolare la sua effettiva fruizione.
Rispondo ora ai rilievi sull’agricoltura presentati da Fratelli d’Italia. Diversi progetti riguardano la sua digitalizzazione: stanziamo 500 milioni per l’innovazione e meccanizzazione nel settore agricolo ed alimentare. Il progetto sostiene l’ammodernamento dei macchinari agricoli che permettano l’introduzione di tecniche di agricoltura di precisione e l’utilizzo di tecnologie di agricoltura 4.0, nonché l’ammodernamento del parco automezzi al fine di ridurre le emissioni.
Sono arrivate poi sollecitazioni sul tema dell’idrogeno, in particolare dall’On. Chiazzese del Movimento 5 Stelle.
Prima di tutto voglio sottolineare come il PNRR italiano stanzi complessivamente 3,6 miliardi sullo sviluppo dell’idrogeno, dato significativamente superiore ai 2 miliardi della Francia e all’1,6 miliardi della Spagna.
È evidente che la transizione debba tendere all’utilizzo di idrogeno verde. Questo richiederà una efficacia senza precedenti nel raggiungimento dei target di generazione di elettricità da sorgenti rinnovabili, in assenza delle quali si dovranno considerare tecniche alternative per la generazione del vettore idrogeno.
Il target previsto è il 72% dell’elettricità globale da fonte rinnovabile nel 2030. Vuol dire installare circa 70 GigaWatt di potenza rinnovabile nei prossimi 10 anni. Il ritmo attuale è 0,8. Dunque tutto dipenderà da quanto saremo in grado di rispettare la tabella di marcia del piano, riducendo al minimo i ritardi nell’implementazione delle infrastrutture energetiche. O attuiamo le riforme o la transizione energetica richiederà 88 anni.
In tema di punti di ricarica dei veicoli elettrici – un altro tema sollevato dal Movimento 5 Stelle – nel piano abbiamo obiettivi puntuali ed ambiziosi. Intendiamo sviluppare 7.500 punti di ricarica nelle superstrade e circa 13.755 punti di ricarica in centri urbani.
Più in generale, noto che sono arrivate osservazioni apparentemente opposte circa la transizione ambientale. Alcuni temono che possa far danno al nostro sistema industriale esistente. Altri chiedono che essa permei ogni ambito di intervento. Personalmente, credo sia una contraddizione facile da sciogliere.
Il Governo è convinto che la transizione ecologica debba riguardare tutti i settori produttivi. Infatti essa è una priorità trasversale del nostro Piano. Il PNRR alloca circa il 40% delle risorse ad obiettivi climatici. Oltre agli interventi previsti nella Missione 2, ci sono quelli sui trasporti, e sull’efficienza energetica. Siamo quindi ben oltre l’obiettivo europeo del 37%.
Allo stesso tempo, siamo convinti che la transizione ambientale sia un motore di sviluppo e di occupazione, soprattutto per i giovani. Un esempio è la filiera dell’automotive, e i cambiamenti che vengono ad essa apportati dalla mobilità elettrica. Per questo sono presenti specifici investimenti sulle batterie.
Per quanto riguarda il tema della commissione sulla Valutazione d’Impatto Ambientale, la durata media della conclusione dei procedimenti è di oltre due anni. Non sono tempi compatibili con le infrastrutture di cui abbiamo bisogno, e che, ricordo, mettiamo in campo anche per andare incontro agli obiettivi ambientali. Le riforme che proponiamo portano a una riduzione dei tempi, anche con il rafforzamento della capacità del nuovo Ministero della transizione ecologica.
L’On. Cenni del Partito Democratico ha sollevato il tema del consumo di suolo, che ha particolare rilievo nel Piano e su cui il Governo si impegna a presentare una legge. Come esempio di questa attenzione, voglio citare l’investimento “parco agrisolare”, che sarà realizzato senza consumo di suolo.
Passo ora al tema dell’alta velocità. Il Piano e il Fondo Complementare prevedono investimenti per oltre 15 miliardi. Un esempio, è la linea ad Alta Velocità Salerno-Reggio Calabria, dove i treni potranno viaggiare a 300 Km all’ora. Con questi investimenti, ci si metterà lo stesso tempo da Roma a Torino e da Roma a Reggio Calabria.
Tutte le linee ad alta velocità non sono progetti vecchi, ma estremamente innovativi. La Roma-Pescara è una novità assoluta. Il raddoppio del binario sulla linea esistente della Palermo-Catania-Messina va incontro ad un’esigenza avanzata dalla regione Sicilia.
Per gli interventi ferroviari al Nord sono destinati 8,6 miliardi. Gli interventi consentono di potenziare i servizi di trasporto su ferro, e stabiliscono per le merci connessioni efficaci con il sistema dei porti esistenti. In particolare grazie ai lavori sul tratto Liguria-Alpi i tempi di percorrenza sono dimezzati sia sulla tratta Genova-Milano che sulla quella Genova-Torino. La capacità sarà aumentata da 10 a 24 treni/ora.
Diverse questioni, da Liberi e Uguali, Fratelli d’Italia e Forza Italia, sono state poste sull’housing sociale. I 500 milioni dell’housing sociale sono inseriti nel programma innovativo della qualità dell’abitare. Attraverso questo progetto, investiamo 2,8 miliardi nella realizzazione di nuove strutture di edilizia residenziale pubblica, per ridurre le difficoltà abitative, con particolare riferimento al patrimonio pubblico esistente, e alla riqualificazione delle aree degradate e puntiamo sull'innovazione verde e sulla sostenibilità.
Relativamente agli interventi specifici a favore delle aree colpite da eventi sismici, in particolare dell’On. Trancassini di Fratelli d’Italia, sono previsti 1,78 miliardi di euro nel Fondo Complementare. Il PNRR, poi, prevede diversi interventi di riqualificazione di edilizia pubblica, nell’ambito dei quali sono previsti anche interventi di prevenzione antisismica.
L’On. Fioramonti di Facciamo Eco – Federazione dei Verdi ha posto la questione dei fondi stanziati per la ricerca. Ha sottolineato loro stessi nella domanda che le risorse sono aumentate rispetto alla precedente versione nel Piano. Non basta: oltre al PNRR, la ricerca di base deve ricevere un maggiore supporto con le politiche ordinarie, ed essere sottoposta a valutazione in modo da verificare l’efficacia degli investimenti.
Vi sono state numerose sollecitazioni sulla tassazione, in particolare dall’On. Bitonci della Lega. La riforma del fisco fa parte di quell’insieme di riforme che, sebbene non ricomprese nel perimetro delle azioni previste dal Piano, devono accompagnarne l’attuazione. La riforma fiscale è tra le azioni chiave per dare risposta alle debolezze strutturali del Paese e in tal senso è parte integrante della ripresa che si intende innescare anche grazie alle risorse europee.
Per riformare il sistema fiscale è auspicabile una ampia condivisione politica. Il Governo si è impegnato a presentare una legge delega entro il 31 luglio 2021. Il Parlamento sarà pienamente coinvolto e svolgerà un ruolo di primo piano attraverso l’“indagine conoscitiva sulla riforma dell’IRPEF e altri aspetti del sistema tributario” avviata dalla Commissioni parlamentari e tuttora in corso di svolgimento. Le indicazioni che proverranno dal lavoro delle Commissioni saranno adeguatamente riflesse nel testo del disegno di legge delega.
È presto, pertanto, per dare risposte su quale sarà la riforma del fisco. È essenziale che il lavoro del Parlamento giunga a compimento e che vengano fornite indicazioni politiche quanto più condivise e puntuali possibili. Per realizzare in tempi certi la riforma definendone i decreti attuativi il Governo, dopo l’approvazione della legge di delega, istituirà una Commissione di esperti.
Sui tempi di pagamento della PA, il Governo si impegna a implementare l’attività di monitoraggio già in corso con la Piattaforma per i crediti commerciali gestita dal Ministero dell’economia. Contestualmente, si provvede a rafforzare l’attività di sensibilizzazione nei confronti delle pubbliche amministrazioni per il miglioramento dei processi necessari ad accelerare le procedure di pagamento. Infine, le azioni di rafforzamento della PA previsto nel PNRR contribuiranno a migliorare la situazione dei pagamenti.
Quanto al debito, riteniamo che sia essenziale in questo momento concentrarci sulla crescita economica. Il governo vuole rilanciare gli investimenti e la produttività, per permetterci di raggiungere tassi di crescita molto più alti che nel recente passato. Se siamo in grado di rilanciare il potenziale di crescita della nostra economia, riusciremo anche a ridurre rapidamente il rapporto tra debito pubblico e PIL.
Dall’Onorevole Gadda di Italia Viva è giunto uno stimolo sulla considerazione del Terzo settore. Ci tengo a sottolineare che il valore del Terzo settore è parte integrante del piano, in particolare nella componente, dedicata a Infrastrutture Sociali, Famiglie, Comunità e Terzo Settore.
Ciascuno dei tre ambiti di intervento prevede proprio che ci sia co-progettazione e siano sfruttate le sinergie tra impresa sociale, volontariato e amministrazione. Siamo convinti che questo consenta di comprendere al meglio i disagi e i bisogni e quindi di venire incontro alle nuove marginalità nel modo migliore. Nel Piano è anche presente l’impegno di completare la riforma del Terzo settore.
La semplificazione delle norme in materia di appalti pubblici e concessioni sottolineata dall’Onorevole Bitonci della Lega è obiettivo essenziale per la riuscita del Piano e, più in genere, per il rilancio del settore delle costruzioni. In merito agli appalti, intendiamo riformare la disciplina nazionale, sulla base delle tre direttive UE (2014/23, 24 e 25), per renderla più snella rispetto a quella vigente, anche sulla base di una comparazione con la normativa adottata in altri Stati membri dell’Unione europea. A tal fine, si interverrà con una legge delega, da presentare entro il 2021. Inoltre, intendiamo prorogare le semplificazioni adottate con il DL 76/2020 fino al 2023.
A prescindere dal PNRR, la semplificazione normativa e amministrativa, un tema posto dall’On. Silli del Gruppo Misto – Cambiamo, è un obiettivo cruciale per il Governo. Il PNRR contiene numerose misure per accelerare l’attuazione degli interventi. Le riforme previste nel Piano sono accompagnate da indicazioni sulle tempistiche. Sarà approvato un DL già a maggio 2021, con gli interventi urgenti di semplificazione. Questo lavoro proseguirà in modo progressivo e costante fino al 2026.
Concludo infine con un riferimento allo sport, sottolineato dall’Onorevole Bella del Movimento 5 Stelle. L’Italia da anni reclamava un piano sulle politiche sportive. Con un miliardo di investimenti nel PNRR da oggi lo sport ha piena dignità nelle politiche pubbliche del nostro Paese, anche per lo stretto legame che c’è tra l’attività sportiva, il benessere e la coesione sociale. Intendiamo potenziare le infrastrutture per lo sport e favorire le attività sportive a cominciare dalle prime classi delle scuole primarie. Delle infrastrutture sportive scolastiche beneficerà inoltre l’intera comunità territoriale, al di fuori dell’orario scolastico attraverso convenzioni e accordi con le stesse scuole, gli enti locali e le associazioni sportive e dilettantistiche locali.