Quanto è diverso l'aplomb di Draghi sugli arresti in Francia rispetto alla propaganda di Lega e M5s
All'epoca della cattura di Battisti, gli allora ministri Bonafede e Salvini spettacolarizzarono l'arrivo in Italia, con tanto di dirette video. Il premier si limita a un comunicato sobrio, "nel ricordo commosso del sacrificio delle vittime"
Sembrano così lontani, qualcuno arriverebbe a mettere in discussione il fatto che abbiano realmente avuto luogo, i tempi in cui l'arresto e l'estradizione di un ex terrorista venivano celebrati con spettacolarità cinematografica. Eppure era solo un paio di anni fa, in questa stessa legislatura, non bisogna certo procedere troppo a ritroso. Così che fa quasi strano oggi, alla notizia che sei ex terroristi rossi (insieme a Giorgio Pietrostefani di Lotta continua, a cui non è mai stata contestata l'aggravante di terrorismo) sono stati arrestati in un'operazione della Polizia francese di comune accordo con l'omologa italiana, leggere il commento del premier Mario Draghi che esprime con il massimo dell'aplomb "soddisfazione per la decisione della Francia di avviare le procedure giudiziarie, richieste da parte italiana, nei confronti dei responsabili di gravissimi crimini di terrorismo, che hanno lasciato una ferita ancora aperta. La memoria di quegli atti barbarici è viva nella coscienza degli italiani - ha aggiunto il presidente del Consiglio -. A nome mio e del governo, rinnovo la partecipazione al dolore dei familiari nel ricordo commosso del sacrificio delle vittime".
All'epoca del governo gialloverde, invece, quando si seppe della cattura in Bolivia dell'ex terrorista dei Proletari armati per il comunismo Cesare Battisti, latitante da oltre 30 anni, coloro che rappresentavano le istituzioni reagirono nella maniera che gli era parsa più consona: e cioè in spregio di qualsiasi ragion di stato o garanzia giurisdizionale a tutela di quello che era a tutti gli effetti un detenuto. Il 15 gennaio, all'arrivo sul suolo italiano, aeroporto di Ciampino, Battisti fu accolto dagli allora ministri della Giustizia Alfonso Bonafede e dell'Interno e vicepremier Matteo Salvini. Il primo ne trasse un video con tanto di sottofondo musicale con il montaggio delle prime immagine di Battisti in Italia, le foto segnaletiche raccolte dalla Polizia, la sua traduzione nel carcere di Oristano. Disse che finalmente l'ex terrorista era pronto a "marcire" in galera. Salvini tenne una diretta Facebook documentando il tutto con indosso una giacca della Polizia, "e se a Saviano e a Renzi non va bene, me ne farò una ragione", disse. Entrambi tennero una conferenza stampa improvvisata sulla pista dell'aeroporto, facendo a gara per intestarsi il merito politico. Una vicenda per cui l'Unione delle Camere penali espresse tutto il suo "sdegno e la propria riprovazione per questa imbarazzante manifestazione di cinismo politico in una occasione in cui lo Stato aveva già dimostrato la sua superiorità senza gratuiti clamori".
Sarà per pura reminiscenza che oggi il segretario della Lega, che nel frattempo ha fatto in tempo a passare all'opposizione causa Papeete e ritransitare in maggioranza dopo la caduta di Conte, ha commentato la notizia scrivendo su Twitter che "dopo l’intervento della Lega nel 2019 al governo - tanto da aver dato la caccia a Cesare #Battisti fino in Bolivia - ora la ritrovata autorevolezza del nostro Paese ci consente di festeggiare un altro successo". Cosìcché l'automatismo ha fatto dire ai cinque stelle in una nota che quella di oggi è "un'operazione alla quale hanno collaborato congiuntamente le autorità italiane e francesi, resa possibile anche grazie al lavoro del ministero della Giustizia con la ratifica della direttiva europea del 1996 sull'estrazione del Parlamento italiano e su impulso dell'ex ministro, Alfonso Bonafede e avvenuta a luglio del 2019". Non è forse un sollievo poterle relegare a pratiche propagandistiche archiviate dall'attuale governo, che invece di spettacolarizzare si stringe attorno al "dolore dei famigliari" e non ha alcun bisogno di photo opportunity?