Il caso

Conte nel pantano del M5s e Casalino placa i deputati: "Giuseppe unica salvezza"

Il progetto del nuovo Movimento non decolla, la svolta per superare lo stallo con Casaleggio e Rousseau potrebbe arrivare dal tribunale di Cagliari

Simone Canettieri

Oggi l'ex premier va prima all'iniziativa di Bettini con Letta, poi riunisce i presidenti grillini delle commissioni parlamentari che lo attendono agguerriti

Accarezzato da chi pensa che “fu complotto, tremendo complotto” e poi punzecchiato da chi gli dice “bello, però datti una mossa”.  Il passato che non si dimentica e il futuro che tarda ad arrivare. Ecco il giovedì da leoni di Giuseppe Conte.  C’è scritto nell’agenda dell’ex premier: ore 17.30 intervento su Facebook alle Agorà, la corrente di Goffredo Bettini,  con Enrico Letta. A seguire: ore 20.30, riunione con i presidenti grillini  delle commissioni di Camera e Senato. Sono tutti molto nervosetti, nel M5s. Al punto di evocare anche Luigi Di Maio, l’ex capo politico che c’è, ma non si vede. 


Meglio iniziare con ordine. In attesa di diventare capo del M5s, incastrato nei lacci e lacciuoli del divorzio con Davide Casaleggio, oggi Conte parla all’iniziativa di Bettini, che  lo ritiene vittima di “interessi nazionali e internazionali” che  lo hanno spinto fuori da Palazzo Chigi. Argomento su cui anche la trasmissione Report avrebbe drizzato le antenne. Per la prima volta Conte duetterà in pubblico con Enrico Letta. Il segretario del Pd sogna la riedizione dell’Ulivo, con il Nazareno nel ruolo di “pivot” di questa nuova alleanza organica. Una formula che va avanti, seppur diluita da altre forze in Parlamento, ma che arranca in viste delle prossime amministrative. E dunque Giuseppe ed Enrico, Enrico e Giuseppe, due ex premier alla ricerca del riscatto,  anche da Matteo Renzi, con in testa il sogno di ritornare a Palazzo Chigi. Ma il personaggio è Conte, il quasi leader. Costretto a rimandare di settimana in settimana il suo lancio nel mondo M5s. Adesso, per esempio,  aspetta il tribunale di Cagliari che   domani  potrebbe obbligare Casaleggio, su input di Beppe Grillo, a indire la votazione per scegliere i componenti del nuovo direttorio, come stabilito su Rousseau al termine degli Stati generali, il congresso meno incisivo della storia  dei partiti italiani. 

Con “gli amici del Pd” si parlerà delle magnifiche sorti e progressive di questo nuovo campo largo di un nuovo centrosinistra, pronto a sfidare l’altra coppia Salvini&Meloni. Ma sarà una passeggiata, per l’Avvocato del Popolo. In attesa dell’incontro, questo sì tosto, con i senatori e deputati grillini a capo delle commissioni parlamentari. Gente che con garbo inizia a fargli capire che “serve una svolta e subito”, come dice Sergio Battelli. Saranno tutti pronti a mettere in fila le molte questioni rimaste in sospeso: le amministrative, le regionali in Calabria, cosa fare  con Rousseau, il nuovo statuto, il ruolo di Grillo, la cassa del partito e poi certo il terzo mandato. 

L’attendismo e la mediazione di Conte sembrano non funzionare e tutti i grillini, dall’ultimo peone al primo big, iniziano a scalciare, irrequieti. Stefano Buffagni e Lucia Azzolina nell’augurarsi che non si faccia a Conte quanto è stato fatto a Di Maio, chiedono la “riabilitazione” per il ministro degli Esteri a cui, dice la coppia, “in molti dovrebbero chiedere scusa”. Di Maio aleggia nei discorsi degli irrequieti e fa trapelare anche lui, alla sua maniera, ansia e preoccupazione per lo stallo. 
Tenere a bada le anime del Movimento è anche il lavoro di Rocco Casalino che in questi giorni fa “il buttadentro”. Invita cioè i parlamentari, come Giulia Grillo,  a non abbandonare la nave. “Ma davvero volete uscire? Ma davvero pensate di rompere? Ma dove andate? Guardate che Conte è l’unica salvezza”, è il refrain di Rocco, il portavoce silente, perché poco c’è da comunicare per ora. 

E proprio per bloccare la marea di ingrugnati – e nostalgici di Di Maio – Conte ha convocatola riunione di questa sera.  Troncare e sopire. Ma il tempo passa. Nel Pd iniziano a essere impazienti, figurarsi nel M5s.
 

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  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non  pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d'autore.