Verso le amministrative
Roma, Letta è pronto a scongelare Gualtieri come candidato sindaco del Pd
La settimana scorsa l'incontro tra i due al Nazareno che "è andato bene". Dopo un lungo stallo si attende l'annuncio in settimana
L'ex ministro dell'Economia starebbe per ufficializzare la sua corsa alle primarie. Sullo sfondo i no di Zingaretti e Sassoli. Nel Pd c'è solo un'incognita: come trasformare un esponente politico autorevole in una figura pop pronto a non cedere voti a Calenda al primo turno?
E' un potenziale sindaco che oscilla tra il freezer e il frigorifero. Quando lo metteranno a scongelare, lì sì che sarà il momento dell'ufficialità per Roberto Gualtieri. Ci si aspettava che l'annuncio sarebbe arrivato nella settimana molto simbolica tra il 25 aprile e l'1 maggio. Tra Liberazione e Festa del lavoro, un modo per calcare iconograficamente la mano sui simboli identitari della sinistra, compattare l'ambiente.
E invece l'ex ministro dell'Economia dovrà aspettare ancora. Al massimo fino alla fine di questa settimana, però. E poi sarà pronto a essere buttato nella mischia: come candidato di bandiera del Nazareno alle primarie del 20 giugno.
Sarà lui o non sarà lui il prescelto per sfidare Virginia Raggi a primo cittadino della Capitale? Sarà lui, dicono a mezza bocca dal Nazareno
Del resto, la scorsa settimana l'incontro con il segretario Letta doveva servire proprio a questo fine: sciogliere gli ultimi nodi e riserve, ufficializzare il lancio della campagna elettorale, che secondo alcuni avrebbe dovuto anticipare la corsa di Carlo Calenda – principale spauracchio interno al centro sinistra – che parte il 15 maggio prossimo.
Nonostante l'incontro sia andato molto bene – riferiscono fonti dem - l'investitura ancora non c'è stata. E il motivo parrebbe risiedere nel fatto che se è vero che il neo segretario del Pd ha sì piena contezza del prestigio di Gualtieri, allo stesso tempo continua ad esserci qualche "incognita" sulla sua spendibilità da un punto di vista comunicativo.
D'altronde Gualtieri è abituato a interloquire con i più alti livelli della diplomazia comunitaria, a mediare con e dirigere le strutture iperburocratiche come quelle Ministero dell'Economia, e ora dovrà cambiare registro in fretta. Dovrà essere pop, ma autorevole.
Insomma, dovrà riuscire a tenere insieme serietà, competenza, di cui Gualtieri ha già dato prova, con quell'empatia di cui i leader hanno bisogno per il consenso di massa. Questo è il problema.
In realtà, com'è stato raccontato in tutte le salse e con tutti i diversi condimenti del caso, l'ulteriore apprensione di Gualtieri nasce dalla consapevolezza che il no di Nicola Zingaretti a candidarsi sindaco potrebbe avere una scadenza, con un'inaspettata disponibilità rivelata dopo che per mesi si è tirato fuori perché, come ha detto in svariate occasioni, "non abbandono la nave" Regione Lazio. Un'ipotesi remota, data per impossibile, che non c'è. E dunque si parte.
Certo Il pressing sull'ex segretario nel tempo s'è fatto crescente: sarebbe l'unico, dicono nel Pd, che vincerebbe a mani basse contro qualsiasi avversario, Raggi o Bertolaso non importa. L'altro nome molto spendibile per la competizione romana, David Sassoli, è del tutto improbabile che rinunci all'incarico di presidente del Parlamento europeo a 7 mesi dalla scadenza naturale del suo mandato. "Anche se pure lui è un nome di altissimo qualità", dicono i dem. E però dall'altro lato, come potrebbe Zingaretti giustificare una giravolta che avrebbe anche l'effetto di spalancare la Regione all'avanzata della destra?
In questa attesa protratta, cosa fa Gualtieri? Non lo si vede moltissimo in giro. Al massimo alla Camera, dove spesso parlotta e s'intrattiene amichevolmente con i suoi ex compagni di governo. Il giorno della Liberazione ha ripubblicato una sua interpretazione di "Bella Ciao" suonata con tocco lieve di chitarra (forse con l'intento, per l'appunto, di farsi più empatico, popolare?). La sua ultima intervista risale al 3 aprile, da Lilli Gruber. Si candiderà a sindaco?, gli chiesero già allora. “Lo vedremo a breve. Dopo Pasqua apriremo il dossier Roma e troveremo la soluzione più efficace", rispose lui con leggera affettazione delle maniere. "Sono onorato e lusingato che in tanti mi abbiano sollecitato a candidarmi. Sto seriamente valutando questa ipotesi, e stiamo lavorando molto seriamente anche studiando il dossier per presentare una proposta politica all'altezza di Roma. Non temiamo né Calenda né la Raggi".
Sarà anche forse per dare continuità a questa uscita che una decina di giorni fa, al Natale di Roma, ha fatto gli auguri alla città corredandoli con la "speranza e la volontà che i prossimi anni portino quella riscossa civile, culturale ed economica che restituisca alla città più bella del mondo il ruolo e lo splendore che le spettano e le competono". Una dichiarazione di passione e di impegno. Che per adesso è stato costretto a relegare a messaggi dal doppio significato. In attesa che Letta gli dia la maglia da titolare e gli dica di scendere in campo il 20 giugno, giorno in cui si terranno le primarie di coalizione. Per scongelarsi definitivamente, col favore della bella stagione.