L'intervista

Il samurai Nobili: "Non sono il Sandro Bondi di Renzi. Ma noi di Italia viva diamo fastidio"

Strenuo difensore dell'ex premier, pronto a gettarsi in tutte le polemiche: "La storia dell'Autogrill? Era pedinato"

Simone Canettieri

Parla il deputato  diventato capo dell'organizzazione di Iv: "Siamo le sentinelle dell'agenda Draghi, non è colpa nostra se abbiamo sempre ragione"

Premessa: Luciano Nobili è famoso perché non risponde mai al cellulare, pur vivendo in simbiosi con il suo iPhone. E’ fatto così. Nel 2016 fece impazzire tutto il Pd di Roma perché da coordinatore della campagna del candidato sindaco Roberto Giachetti era sempre introvabile. Personaggio assoluto. Ormai è il guardiano dell’ortodossia di Italia viva, il guardaspalle di Matteo Renzi. Il primo a immolarsi in tutte le polemiche. 

Onorevole Nobili, la difesa di Renzi le è valsa la promozione a capo dell’organizzazione di Iv: contento?

“Matteo è attaccato da tutti, trecentosessantacinque giorni all’anno e si sa difendere da solo”. Però la requisitoria di Nobili arriva sempre: ha la toga nello scooter? “Matteo si sa difendere da solo, e non ha bisogno di un avvocato scarso come me. Certo, è mio amico è condivido le sue idee. Questo si sa”. 

Dice che è attaccato da tutti, Renzi. Ma ammetterà che ha un’attitudine niente male a ficcarsi nella lotta nel fango.

“Ma di cosa parliamo? Ieri gli ho detto: Matteo, sei passato dagli apparati dello stato che fabbricavano prove contro di te quando eri premier all’essere pedinato. Insomma, è fortunato. La verità è che noi di Italia viva diamo fastidio”. 


Sta facendo la vittima? Crede che il suo partito sia al centro di un complotto?

“Siamo una presenza scomoda perché la politica va poco di moda e chi la sa fare sembra giocare in un altro campionato. Ma vuoi o non vuoi nella storia di questa legislatura siamo stati decisivi. Vorrei solo ricordare che nel 2018 avevamo sovranisti e populisti al governo e Bannon che prendeva l’Italia come laboratorio. Adesso Lega e M5s hanno votato la fiducia a Mario Draghi. Ripeto: Mario Draghi”. 


Sarete scomodi, ma anche per nulla attraenti: Swg vi dà all’1,7 per cento.

“Se è per questo Masia al 4. Abbiamo fatto scelte popolari per il paese e poco per noi. Se avessimo dato il via libera al Conte ter adesso avremmo sicuramente più peso e più ministeri. E saremmo determinanti”.

Molti parlamentari sono pronti ad andarsene da Italia viva perché la considerano un’esperienza fallimentare e senza futuro. Lei ovviamente non concorda, vero?

“Siamo un accampamento di uomini e donne liberi che parlano intorno al fuoco”.

Sarà, ma intanto la fiamma di Italia viva è sempre più fioca.

“Abbiamo sondaggi bassi perché con il governo Draghi la nostra ragione sociale può sembrare compiuta. Siamo riusciti a imporre per la prima volta un Pnrr che guarda al futuro: investimenti che non si vedevano da 40 anni. Nel 2023 questa agenda potrebbe però essere rimessa in discussione”.

E voi la difenderete!

Certo, saremo le sentinelle dell’agenda Draghi”.

Diversi parlamentari di Iv vorrebbero ritornare con il Pd o con Calenda: vede tradimenti sotto la vostra tenda.

“In politica non esistono i tradimenti, ma rapporti di coppia. In questi anni tanti si sono avvicinati a Matteo e hanno fatto grandi carriere, salvo contraddirsi e rinnegarlo. Io vedo tanti colleghi che vogliono andare avanti”.

Lei è l’ultimo dei giapponesi.

“Non nego le difficoltà”.

Rimpiange il Pd?

“Mai: lì passavo metà del mio tempo a pensare al dibattito interno. Non vorrei sembrare elegiaco, ma con Matteo...”. Ecco, lei è il Sandro Bondi di Renzi. “Se vuole le faccio leggere i nostri messaggi specie quando parliamo di calcio”.

Perché voi di Iv siete antipatici?

“Io non lo sono. E non sono categorie politiche. O forse lo siamo perché abbiamo spesso ragione”.

Consiglierebbe un altro viaggio a Renzi in Arabia Saudita? 

“Provoca? Democrazia e diritti si promuovono con le idee e con la diplomazia politica e culturale anche in luoghi del mondo che devono fare molti passi avanti come l’Arabia Saudita. Se Renzi e altri leader europei e internazionali sono utili a questo ben venga il loro lavoro”. 


C’è l’opportunità politica, lo sa bene. E forse anche per questa storia Calenda non vuole aggregarsi a voi fino a quando ci sarà Renzi.

“Iv senza Matteo non esiste. Con Carlo stiamo lavorando bene a partire da Roma: lo sosteniamo. E speriamo che la Capitale sia un laboratorio per un progetto futuro”.
 
 

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  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non  pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d'autore.