Un'interrogazione al ministro della Giustizia

Pd chiama Cartabia sul caso Davigo-Amara, parla Anna Rossomando

Intanto si va verso la settimana cruciale per le riforme

Marianna Rizzini

Salvini raccoglie firme per un referendum, Rossomando spiega la road map pd per la riforma del Csm, "ma il Parlamento è il luogo deputato"

Il caso Amara (e prima ancora Palamara), e la magistratura dilaniata da scontri di potere. C’è soluzione? In attesa di una settimana cruciale per le riforme sulla giustizia, la senatrice Anna Rossomando, responsabile giustizia del Pd e vicepresidente del Senato, ha presentato, prima firmataria con Luigi Zanda, un’interrogazione al Guardasigilli Marta Cartabia.

 

 

“Secondo quanto riportato da diversi organi di stampa un pubblico ministero del Tribunale di Milano, Paolo Storari, avrebbe provveduto a consegnare verbali coperti dal segreto istruttorio di cinque interrogatori all’allora consigliere del Consiglio Superiore della Magistratura, Piercamillo Davigo”, si legge nel testo dell’interrogazione, “i verbali sarebbero inerenti agli interrogatori resi dall’avvocato Pietro Amara, nell’ambito di un’indagine giudiziaria svolta dalla Procura della Repubblica di Milano; si aggiunga che gli stessi verbali sarebbero stati altresì inviati in forma anonima ai quotidiani La Repubblica e Il Fatto Quotidiano, tuttavia le testate destinatarie anziché procedere con la pubblicazione hanno consegnato la documentazione ricevuta alle procure competenti. Inoltre, sempre secondo quanto riportato da diversi organi di stampa, a seguito degli accertamenti della Guardia di Finanza l’invio dei predetti verbali sarebbe partito proprio dagli uffici di una funzionaria del Csm”.

 

 

Si sa che sono stati aperti procedimenti penali dalle Procure di Roma e di Brescia. I firmatari dell’interrogazione sottolineano le “anomalie evidenti nella trasmissione di atti coperti dal segreto istruttorio” e chiedono al ministro Cartabia “quali iniziative intenda assumere affinché venga fatta chiarezza sulla vicenda”. Intanto, fuori dall’Aula, Matteo Salvini ha annunciato una raccolta di firme con il Partito Radicale per un referendum: “Questo Parlamento con Pd e 5Stelle non farà mai una riforma”, ha detto il leader della Lega, “la politica non può aspettare per iniziare una radicale riforma della Giustizia che riguardi in primis il Csm, l’accesso e la carriera dei magistrati”.

 

Dice Rossomando: “E’ il Parlamento il luogo deputato per una riforma che possa contrastare anche gli accordi di potere e l’autoreferenzialità. Ci si sta lavorando da tempo. E in particolare, come sosteniamo in alcune proposte del Pd, nella direzione di un rafforzamento della cultura delle garanzie. Non si può rispondere all’inquietudine che suscitano nei cittadini i recenti fatti con la conservazione dell’esistente”.

 

 

Ma come e dove intervenire? “Non è solo la questione della legge elettorale per il Csm a essere in cima alla lista degli interventi urgenti”, dice Rossomando. “Bisogna intanto agire sulle modalità di nomina dei dirigenti degli uffici, seguendo un rigoroso criterio cronologico e basta con le nomine a pacchetto. Per quanto riguarda il disciplinare, invece, proponiamo che i magistrati non siano giudici di sé stessi, almeno per il secondo grado di giudizio. L’idea è istituire un’Alta Corte, con composizione mista e competente per tutte le magistrature”.

 

Con gli occhi alla Costituzione, dice poi Rossomando, si dovrebbe sperimentare “una certa modularità nella composizione del plenum, perché i giudici non siano eletti tutti insieme”. Quanto ai segretari e all'ufficio studi del Csm, “concorso aperto al posto dell’interpello a una quota di non magistrati. Ma di tutto questo deve occuparsi il Parlamento, chi propone strade alternative non vuole cambiare niente. Ricordiamoci che i fondi del Recovery sono vincolati a interventi sulla giustizia. Abbiamo una grande responsabilità, e ora possiamo intervenire in modo efficace”.

Di più su questi argomenti:
  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.