Meloni ha un libro in uscita e mostra il suo lato umano. Aneddoti veri o pura promozione?

È abituata a sentirsi dire di tutto. Chi meglio di lei per porsi in una prospettiva anti-vittimista?

Manuel Peruzzo

La leader di FdI dice che non vuole essere trattata come un panda da proteggere ma poi piange a Verissimo. E però potrebbe essere l''unica che riesce a sconfiggere l'ultimo luogo comune: quello del femminismo che è per tutti, tranne che per le donne di destra

Giorgia Meloni ha un libro in uscita. Titolo: “Io sono Giorgia”, che richiama alla mente il famoso discorso ma soprattutto il più famoso remix della canzone in cui Meloni faceva la vocalist del Mucca Assassina (“Sono una donna, sono una madre, sono italiana”, tunz tunz tunz). Canzone che lei ha più volte cantato con leggerezza e furbizia, disinnescando l'effetto satirico. Il ribaltamento segnico è quella cosa che oggi non sanno più fare i comici, ma sanno fare ancora bene i politici.

 

 

Una libraia ha scelto di non venderlo perché: “La mia libreria serve a far riflettere” (è il tempo in cui la resistenza si fa rifiutandosi di vendere biografie di politici che nessuno comprerebbe), che è anche la migliore pubblicità, sia per la sua libreria a Roma frequentata da benpensanti, sia per un libro che non è esattamente il nuovo Harry Potter. E infatti non si è atteso il prevedibile contraccolpo di chi difende il pluralismo (è anche il tempo in cui ogni legittima seppur puerile scelta commerciale diventa fascismo). 

 

 

La promozione consiste nel rilasciare interviste in cui Giorgia, la Lady de fero, mostra il lato umano: padre in fuga, adolescenza  sovrappeso, sorella maggiore affezionata. Perché, dice, "ha deciso di aprirmi, di raccontare in prima persona chi sono, in cosa credo, e come sono arrivata fin qui”. Un esempio ne è l’intervista concessa a Aldo Cazzullo per il Corriere della Sera dove rivela che la madre è una specie di Liala che ha scritto 140 romanzi sotto pseudonimo (chissà se almeno uno di questi si trova nella libreria della signora dalle “scelte etiche”), e che stava per abortire ma poi ha cambiato idea e ha fatto colazione. Racconta anche un aneddoto d'infanzia. A tre anni stava annegando, il padre aveva lasciato lei e la sorella con una tata che non sapeva nuotare, da allora una delle sue più grandi paure è morire affogata. Per questo, dice, ha imparato il nuoto agonistico e le immersioni.

 

I detrattori hanno subito pensato e commentato sui social: immergiti tra i migranti che affogano nel Mediterraneo.

 

 

Anche vincere le paure è diventato offensivo: come osi insinuare io possa farcela? Ma Meloni è abituata a sentirsi dire di tutto. Chi meglio di lei per porsi in una prospettiva anti-vittimista? Dice che non vuole essere trattata come un panda da proteggere, e lo fa così: “Tu non devi andare al potere perché l’ha stabilito un uomo, ma perché sei la migliore”. Suona bene, no? 
 

C’è un passaggio nell’intervista a Verissimo di sabato scorso, quella in cui piange leggendo la lettera alla figlia che pare scritta dagli autori di Maria De Filippi, in cui spiega a Silvia Toffanin che a 12 anni s’è avvicinata a dei bambini chiedendo di poter giocare e loro le hanno detto “sparisci cicciona”. Da quel momento perde 10 chili e diventa “cintura nera di diete”. Ne conclude che: “I nemici hanno sempre un'utilità. Ti aiutano se tu sai reagire, se non scappi”. Frasi che fino a poco tempo fa poteva dire un personaggio di un cartone animato, oggi sono un luogo comune a cui abbiamo smesso di credere. 

 

 

Aneddoto vero o pura promozione? Concentriamoci sul modo in cui vuole essere percepita. I detrattori qui vedono il vittimismo di destra, che faccia tosta, vuol farci pena, ora difende i bulli che servono a metterti a dieta. Meloni come il perfido Dottor Nowzaradan di Vite al limite. E se stesse cercando di fare l’opposto? Se stesse cercando di dirci che alcune volte le critiche o le cattiverie, anche le più spietate, possono spingerci a raggiungere degli obiettivi? Possiamo passare il tempo a farci compatire su Twitter rimuginando si quella volta che ci hanno dato dei ciccioni, o dei pelati, o dei nasoni oppure reagire e tirare fuori il meglio di noi, superando il male che ci hanno fatto. Anche i traumi delle medie dovrebbero cadere in prescrizione.

 

C’è in effetti un momento in cui Amazing Giorgia confessa che anche lei ha sofferto e non ha retto il colpo: quando gli hater le hanno augurato di abortire. Sostiene d’avere perso lì la sua prima sfida come madre, cioè proteggere la figlia. Non si sa da cosa, dal pensiero magico di gente con le bandiere nel nome su Twitter? Ma qui forse ci sta dicendo qualcosa su di noi. Puoi essere una donna, puoi diventare la leader di un partito, puoi essere persino brava in quello che fai, ma se sei di destra non aspettarti da chi è "dalla parte dei giusti" rispetto o compassione. Il femminismo è per tutti, tranne per le donne di destra. Forse anche questo è un luogo comune a cui, mi auguro presto, smetteremo di credere.