la diretta su twitch
Calenda ha trovato il suo mediatore con le periferie: Er Faina
La campagna elettorale del leader di Azione per il Campidoglio passa anche da Twitch. Cosa farà da sindaco, cosa sono la politica e il socialismo liberale di Gobetti: chiacchierata in romanesco con Damiano Coccia e i suoi follower
“Ora qualche cosa dalla chat… ragazzi mi raccomando: educati e con domande importanti, non forza Roma, forza Lazio”. “Damiá io mi so’ fatto 150 tavoli di crisi, cioè di bestemmie ne ho sentite finché vuoi, non mi stravolgo mica”. Ma quale La 7, altro che Chicco Mentana. Per la scalata alla periferia romana Carlo Calenda ha trovato l’uomo giusto. Per trenta minuti ieri sera si è sottoposto alle domande del Tg Faina. Niente digitale terreste. Webcam e informale simpatia sulla piattaforma dei gamer (e di Amazon) Twitch. Conduce Er Faina, al secolo Damiano Coccia.
Sboccato, spesso volgare, lo youtuber di Ponte di Nona (periferia extra Gra della Capitale) è recentemente assurto all’onore delle cronache per lo scontro social con Aurora Ramazzotti. Tema improcranistabile: il catcalling. L’argomentazione del Faina (che si è poi scusato per improvviso crollo di follower) era circa questa “Ma che c’è un manuale di rimorchio, aho, se uno vede du belle gambe, almeno quando ero piccolo io, se faceva così (fischio) ah fantasticaaaa”. Sulla polemica si gettò come un pesce proprio Calenda. Ne nacque un dissing, direbbero i rapper, in cui il leader d’Azione spiegava all’influencer la differenza tra veracità e volgarità, tra scherzo e maleducazione utilizzando un romanesco troppo, davvero troppo, visibilmente artefatto.
Tutte le grandi amicizie d’altronde nascono così, da una sfida, da un confronto. E così qualche settimana dopo Calenda è proprio ospite di quel Faina che voleva civilizzare e che invece pare aver scelto oggi come panno per ripulirsi dalla patina mediatica che lo descrive un po’ troppo come il candidato della Ztl. Er Faina può essere il grilamaldello per le periferie, l’ideale mediatore culturale tra Calenda e Tor Bella Monaca. D’altronde Er Faina citando una nostra intervista lo ha detto: “Se te carichi Onorato (Alessandro consigliere comunale della Lista Marchini ndr) ti voto”. La conversazione, aiutata anche da Enrico Camelio di Radio Radio, procede informale e con generosi e reciproci tentativi di avvicinamento. Carlo ha migliorato il suo romanesco, meno marcato ma più credibile, mentre Damiano s’impegna a sfoggiare un italiano se non da centro storico almeno da borgata interna al Gra.
Ogni affermazione del leader d’Azione è preceduta da un’esplicazione o da una definizione didascalica per spiegare cos’è la politica, il consiglio dei ministri, il socialismo liberale di Gobetti e il cursus honorum. Come si fa ad amministrare bene la città? “Sai i romani c’avevano ‘sta cosa che si chiamava cursus honorum, con quello ci hanno conquistato er monno, ma non possiamo fa’ così anche noi?”. E ancora. La politica. “Sai che significa? Viene dal greco, è arte di governo, questo serve alla città” . E la campagna elettorale? “Gli americani hanno questa espressione boots on the ground, per conquistare un posto bisogna andarci, io faccio così, certo i miei mi fanno vedere solo posti brutti…”.
Calenda cerca in tutti modi di sbarazzarsi dei panni del colono in cui qualche giorno fa Maurizio Crozza lo ha puntualmente inchiodato. Cappello da esploratore e stivali nel tentativo di interagire con gli esotici periferonti. Adesso il leader di Azione ha trovato il suo etologo di fiducia, che, ironia della lingua, è tutti gli effetti un periferonte, un Faina. Calenda comunque sta volta non esagera e nonostante il contesto rimane se stesso offrendo al popolo di Twitch anche qualche gustoso aneddoto. “Di che squadra sei? Non te lo volevo chiedere ma la chat non si tiene”, spiega Er Faina. “Sono in campagna elettorale posso rispondere a questa domanda”, scherza Calenda. Poi lo dice: “Sono della Roma solo che non la seguo più molto, l’ultima volta è stata quando lavoravo in Ferrari e vicino a me c’era Lapo, Elkan, che è tifosissimo della Juventus e mi rompeva le palle, e così a me s’è ritirata fuori la cosa romanista. È stato l’anno che abbiamo vinto, lui se l’è presa in saccoccia”. Anche la grande industria ha un cuore. Ma Calenda ha anche le scarpe sporche di fango. Prima di andare via fa sfoggio della sua conoscenza della periferia e chiede al Faina: “Ma tu do stai a ponte di Nona esattamente?”. “Sto do sta la posta”, risponde lo YouTuber. A Carlo si drizzano le antenne. “Sullo stradone principale, giusto?”. “Giusto”.
Er Faina saluta Calenda proponendo un nuovo, ma più impegnativo confronto: “Magari ci sfideremo tra cinque anni perché non nego che potrei candidarmi anch’io”. Vista la difficoltà a trovare aspiranti sindaci per la Capitale nulla è da escludere.