Le quirinarie

A ciascuno il suo Draghi. Salvini lo vuole al Colle, ma per il Pd serve a Chigi

La corsa per fare il presidente della Repubblica. A destra: Casellati, Nordio, Pera

Carmelo Caruso

La corsa per il dopo Mattarella. Salvini spinge Draghi al Quirinale per andare a elezioni. Il Pd ha bisogno di tempo e prepara la sua permanenza a Chigi. Giorgia Meloni aspetta. La soluzione sarebbe chiedere al presidente in carica il bis pieno

Roma. Nessuno ci ha mai preso, qualsiasi candidatura è irrispettosa, raccontarlo è necessario. A un mese dall’inizio del semestre bianco è cominciata una partita che non comincia. E’ una competizione dove tutti giocano a non competere e che potrebbe concludersi con una richiesta di sacrificio. Quando a gennaio si concluderà il mandato di Sergio Mattarella più di uno potrebbe chiedergli di restare. Sarà un modo per permettere a Draghi di fare quanto serve.

 

Perché Matteo Salvini ha voluto dire a tutti: “Non mi permetto di porre date di scadenze, ma se Draghi volesse fare il presidente della Repubblica avrebbe il nostro convinto sostegno”? Perché è interessato a tornare in gara e non lasciare spazio a Giorgia Meloni. Perché vuole sapere chi sarà il prossimo presidente che dovrà sciogliere le camere nel o prima del 2023. E ovviamente perché vuole creare imbarazzo al Pd che, pensa lui, “ha una raffica di candidati”. Quando si dice che è presto e che l’evento di fine gennaio è ancora lontanissimo è vero ma non verissimo. A destra raccontano, e si sa, “che nessuno sta lavorando più di Dario Franceschini”. Ma a sinistra sanno invece che Salvini alla fine vuole Draghi come prima scelta perché è un altro modo per mettere in difficolta la leader di Fdi: “E tu ora che fai?”.

 

E infatti lei dice che su Draghi ci deve pensare. La sola cosa che condivide con Salvini è che il nome di Gianni Letta è un nome da esibire, ma non è quello da mandare avanti. Verosimile è invece il nome di Pier Ferdinando Casini che è un’intuizione di Matteo Renzi, uno che, ripetono i suoi vecchi compagni, ha sempre il solito problema: “Di intuizioni ne ha troppe”. Casini, perché? Frantuma e unisce gli schieramenti, è l’esperienza della simpatia ed è la simpatia con esperienza. Chi sarebbero invece i quirinabili di destra? A sinistra è sempre disagio dell’abbondanza. Ogni volta che qualcuno domanda, a chi a destra conta, la risposta è invece una: Elisabetta Casellati, Marcello Pera, Carlo Nordio.

 

E sono nomi outsider così come è sempre accaduto per una carica così difficile da assegnare. L’agitarsi, il proporre con tanto anticipo è solo legato alla figura di Draghi che è una figura-agenda, un corpo idea. Il Quirinale? Lui svolge “il mestiere che gli è proprio”. Il futuro? “Impegnato a realizzare il programma di governo perché è da questo programma che dipende il superamento o di un’emergenza o il fallimento di una speranza”. E’ qualcosa che lo riguarda senza riguardarlo e non incide sulle cose che vanno fatte. Il significato è che arriverà il momento ma che non è questo il momento e che le candidature a tavolino sono un gioco da lasciare ai giornali. Ma in questo gioco c’è un attore che ha cambiato strategia. Si tratta del Pd. Quanto tempo serve a Enrico Letta per rilanciare un partito? Serve almeno un anno. I motivi: La non-alleanza con il M5s, il bisogno di una legge elettorale di tipo proporzionale. Sono buoni argomenti perché questo governo vada avanti e bene.

 

E’ il Pd a desiderare per Draghi il percorso lungo, la fine della legislatura. Ed è un bene non solo perché emancipa il Pd dal passato ma perché è la prova che anche il lutto, la caduta del governo Conte II, si può e si deve superare. Se la linea è questa, e non può che esserla, è logico ragionare di Marta Cartabia, e non per quelle fesserie che si riducono sempre a “ottima, è donna”. E’ ottima perché ottima. Ma nessuno, e la prima a pensarlo è sicuramente la ministra della Giustizia, potrebbe meglio ricoprire il ruolo di chi già lo ricopre. Mattarella non si è nascosto. Non ha l’ambizione del bis che se bis deve essere non può  che essere pieno, altri sette anni. E’ una richiesta faticosa che gli potrebbe essere rivolta dal Pd e da una certa destra di governo. Non solo Forza Italia. E’ quella destra che lavora affinché Draghi continui a lavorare. Eccezionale sarebbe l’eccezionalità che continua.

 

  • Carmelo Caruso
  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio